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Bernal regala spettacolo Lo scatto finale vale la rosa

Egan Arley Bernal Gomez dell’Ineos Grenadiers team sul traguardo
Egan Arley Bernal Gomez dell’Ineos Grenadiers team sul traguardo
Egan Arley Bernal Gomez dell’Ineos Grenadiers team sul traguardo
Egan Arley Bernal Gomez dell’Ineos Grenadiers team sul traguardo

Accade tutto in millecinquecento metri ed è grande spettacolo: sono quelli del tratto sterrato che finisce sul traguardo di Campo Felice dove Egan Bernal si prende tutto, tappa e maglia rosa. Vince il primo confronto diretto con Remco Evenepoel che su pendenze intorno all’11 per cento cede 10”. Bravissimo è Giulio Ciccone, il solo a agganciarsi a Bernal al primo scatto del colombiano, costretto però a lasciarlo subito, conquistando, comunque, la piazza d’onore a soli 7”, che vale il 4° posto in classifica a 36” dal leader, unico italiano che pare in grado di poter competere al podio finale. Nibali perde ancora 35”, si battono bene Caruso e Formolo, si conferma ad alti livelli Vlasov. Il finale è tutto da gustare. L’azione di Bouchard, uno dei 17 fuggitivi di giornata, si esaurisce quando è raggiunto da Bowman, ma non c’è duello per la vittoria perché il gruppo, che era staccato di un minuto ai meno 2 km, sta salendo a doppia velocità con un Moscon strepitoso nel dettare la rincorsa del suo capitano. Evenepoel scivola indietro, Nibali perde contatto, i due davanti hanno ancora 13” di vantaggio ai 600 metri, ma Bernal accende il gas, con Ciccone fa la differenza, poi lascia l’abruzzese e non ce n’è per nessuno. Egan è visibilmente commosso all’arrivo. Ciclisticamente è cresciuto in Italia. Ha vissuto un 2020 difficile. Il male alla schiena (ha una gamba più corta dell’altra) l’ha condizionato lasciandogli tanti dubbi anche in questo Giro. Aveva già detto, nelle prime tappe, che «ogni tanto si fa sentire. Prova una grandissima emozione per questa mia prima vittoria al Giro e per la maglia rosa. Ho fatto tanti sacrifici per arrivare qui dopo quanto mi era successo al Tour dell’anno scorso. Da un paio di giorni, la conquista della maglia rosa era diventato un obiettivo, ma non ero così sicuro. I ragazzi della squadra, però, continuavano a dirmi che ce l’avrei fatta ed hanno lavorato con me in modo eccezionale. Questa vittoria è più di loro che mia». A Bernal brillano gli occhi. «Ho già pianto», confessa. Garzelli dice che «solo Pantani scattava come Bernal». Ma Egan rifiuta il paragone: «Lui era un grandissimo. Di Marco ho una foto in casa». E spiega perché non ha alzato le braccia sul traguardo: «Non sapevo di aver vinto la tappa perché non mi ero accorto di aver superato quelli che erano davanti». La ribalta è anche per Ciccone. Dice: «Contro Egan di più non potevo fare. Era una tappa importante per me, che sentivo molto, correvo sulle strade di casa, ho provato a vincere, ci sono arrivato vicino, sono soddisfatto così, ho corso bene». In settimana si è rimproverato a Ciccone di aver sprecato energie in azioni inefficaci. Giulio si giustifica: «Il fatto è che io non sono partito per fare classifica. È vero che a me piace vivere la tappa e muovermi, così ho fatto anche per trovare morale e capire quale fosse la mia condizione, visto che da tanto non correvo. Quando ho capito che vado forte, ho cominciato a risparmiarmi. Prima avevo altre intenzioni per la testa, ma dopo San Giacomo il mio Giro è cambiato. Voglio viverlo, però, senza pressione. So di non dover sprecare energie, ma nessuno sa dove possa arrivare». Oggi, da L’Aquila a Foligno, altra chance per le ruote veloci, anche se sino agli ultimi 40 km di pianura ce n’è poca.•.

Renzo Puliero

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