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l'intervista per il compleanno

Sara Simeoni vola oltre quota... 70: «Mio figlio la vittoria più bella»

Da Fosbury ai Giochi, dal matrimonio con Erminio Azzaro ad Alberto Tomba fino alla ribalta tv. L’oro di Mosca ’80 nel giorno del compleanno: «Ho potuto curare le mie aspettative ottenendo i risultati che volevo»
Sara Simeoni, oro olimpico dell’alto a Mosca 1980 e padrona di tanti primati, spegne oggi 70 candeline
Sara Simeoni, oro olimpico dell’alto a Mosca 1980 e padrona di tanti primati, spegne oggi 70 candeline
Sara Simeoni compie 70 anni

I suoi primi settant’anni. E quanti ancora ce ne saranno... Perché Sara Simeoni è una stupenda eterna atleta. E ha certamente ancora tanto fiato, stasera, per spegnere tutte quelle candeline: «Chissà perché», sorride, «i giornalisti mi ricordano sempre per quanti anni compio invece di farsi gli affari loro... Si dice che alle donne non si chiede l’età e invece tràcchete! Una telefonata dopo l’altra a domandarmi come sto e ricordarmi soprattutto questa ricorrenza». Un altro traguardo comunque, perché Sara Simeoni si trasforma col passare del tempo. Atleta del centenario del Coni nel 2014 insieme ad Alberto Tomba che sa ancora volteggiare sulla schiena come ha esibito al Circolo degli Anelli, la trasmissione della Rai sui Giochi di Tokyo. «È stato un azzardo», replica lei. «Con il mal di schiena che mi ritrovo potevo rimanere bloccata sul tappetino».

Il merito di tanto longevità è di quel Fosbury, il salto in dorsale, tecnica adottata da Dick Fosbury a Città del Messico 1968.

È stato fondamentale, ha dato una svolta al movimento dell’atletica e dello sport in generale.

Fissiamo un momento di questi primi settant’anni.

Importante è stata la partecipazione a Monaco, la mia prima Olimpiade. In quel momento nacque il desiderio di provare a fare lo sport per bene e dare un’accelerazione agli allenamenti che, non specifici per il salto in alto, non mi facevano salire sul podio. Mi ero migliorata di cinque centimetri, il bronzo ne chiedeva altre tre. A Monaco è maturata la decisione di diventare una saltatrice e di spostarmi a Formia (al Centro di preparazione olimpica). Presi armi e bagagli e partii con Erminio.

Che sarebbe Azzaro, l’allenatore-fidanzato e poi marito. Torniamo alla carriera: l’emozione più bella?

Faccio fatica, ne ho avute tante. C’è il ricordo di come mi sentii con la medaglia d’oro di Mosca al collo ma sono convinta che non conti il contesto: qualsiasi risultato ottenuto con impegno, quando arriva, fosse anche ai campionati, dà una emozione immensa. Io ho avuto l’opportunità di far crescere le mie aspettative ottenendo i risultati che volevo.

L’emozione di diventare madre?

Una medaglia olimpica che è l’apice di una carriera sportiva o un figlio... Dura rispondere. Però il figlio resta, lo sport quando finisce chiude una parentesi della tua vita. E Roberto, che ora ha 32 anni, è sempre qui con noi.

Una delusione?

Ce ne sono state, mica può andare sempre tutto liscio; la cosa più fastidiosa in una delusione è non raggiungere l’obiettivo solo perché qualcuno ti ha messo i bastoni fra le ruote, quella è la vera delusione: deludono le persone che ci tradiscono per come si comportano, succede a tutti.

Lei e Tomba, atleti del Centenario dal carattere dissimile.

Alberto riesce a esternare i suoi stati d’animo con parole e gesti che invece io trattengo: sono una che si tiene tutto dentro fino a quando non scoppia. È stata una delle sorprese delle mia vita, la cosa bella è che fu determinante il voto degli atleti campioni olimpici del nostro sport.

Al Circolo degli Anelli si è vista tutta la sua esuberanza.

In realtà io e il cambiamento della comunicazione siamo andati di pari passo. Nell’intervista che anticipava l’evento dovevo rimanere concentrata sulla gara sapendo di avere delle responsabilità, in quella che seguiva mi limitavo a commentare la prestazione e massimo alcuni sorrisi; oggi c’è sempre una storia dietro a ogni risultato raccontata con filmati o con le connessioni costanti dei social. Al Circolo non dovevo dar conto di niente e di nessuno e quella che avete visto nella trasmissione è la vera Sara.

Sbarazzina, solare, ironica. Cosa avrebbe voluto trasmettere ai ragazzi negli anni dell’insegnamento?

Sono partita con l’entusiasmo a mille. Volevo strafare, mi sentivo una missionaria dello sport scolastico, poi mi sono accorta che il mondo delle aule marciava con un passo diverso dal mio. Potevamo fare qualcosa di diverso e divertente, o forse era solo una mia illusione.

Che regalo si aspetta da Erminio?

Sono anni che i regali non ce li facciamo più, viviamo in un’epoca in cui se abbiamo bisogno di qualcosa ce la prendiamo. Non gli ho chiesto nulla di particolare, mi basta la sua compagnia.

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Sara Simeoni ospite a «Un giorno da pecora»

«Candidarmi in politica? Mi è stato chiesto da tutti. Da Berlusconi a Prodi me lo ha chiesto un po' tutto l’arco costituzionale». Lo svela Sara Simeoni ospite di «Un Giorno da Pecora», su Rai Radio1. «I primi a chiedere di candidarmi furono i repubblicani - ha proseguito l’ex atleta - che vennero a chiedermelo quando ero in pedana ad allenarmi. Mentre per il partito di Berlusconi venne un ragazzo a chiedermelo ma dissi di no anche a lui».

Chi vedrebbe meglio a fare il salto in alto tra le due donne al vertice della politica italiana, Giorgia Meloni ed Elly Schlein?, le chiede Giorgio Lauro. «Nessuna delle due a dire il vero - ha spiegato a Radio1 - per fare questo sport oggi bisogna essere molto alti, anche io non lo sarei abbastanza». È vero che il giorno in cui raggiunse il record del mondo lei aveva il ciclo mestruale? «Si, non mi è mai piaciuto intervenire sul ciclo biologico della vita e non mi è mai piaciuto farlo. Non ho voluto cambiare nulla e non è stata l’unica volta che col ciclo ho fatto buoni risultati».

Anna Perlini

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