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L'intervista

Il ritorno di Manassero: «Voglio le Olimpiadi. Cinque anni fa il momento più buio: il golf era diventato troppo pesante»

L'intervista al golfista veronese definito «simbolo di resilienza» dal presidente del Coni Malagò
Matteo Manassero

Un ritorno in grande stile. Anni di silenzio, qualche squillo, troppo poco per il suo straordinario talento che in questo 2024 risplende nuovamente. Matteo Manassero è nuovamente uno dei grandi giocatori del golf mondiale. Il successo lo scorso 10 marzo allo Jonsson Workwear Open in Sudafrica lo certifica.


Matteo, vincere un torneo dell'European Tour 11 anni e subito dopo essere definito simbolo di resilienza dal presidente del Coni Malagò, cosa ne pensa?

Resilienza è una parola che mi piace, in uno sport individuale come il golf è un valore importante, sono contento che mi venga accostato ma non potrei parlare di resilienza se non avessi avuto un team che mi ha sempre fatto credere in un percorso vincente, io ho sempre creduto più in quello e nell’entusiasmo di cercare il miglioramento piuttosto che inseguire i risultati.


In questo momento quale pensa sia il suo colpo migliore e cosa pensa invece di dover migliorare in prospettiva futura?

Il mio colpo migliore restano ferri al green e approcci intorno al green, sono storicamente il punto di forza del mio gioco e continuano ad esserlo, credo però che il miglioramento di tutte le parti più deboli abbia fatto sì che potessi competere e vincere ad alti livelli, su tutti il putt. Da migliorare è sempre tutto ovvio, il drive penso possa performare meglio, più costante, a volte ho degli alti e bassi che mi penalizzano.

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Se chiude gli occhi e pensa alla sua giornata più bella su un campo da golf, quale è stata? E quella in cui avrebbe voluto essere da qualche altra parte?

Mi ricordo il giorno in cui mi ritirai dalla gara del tour in Danimarca nel 2019 e decisi che era tempo di prendersi una pausa, mettere un punto e ricominciare in maniera diversa, non ho mai pensato di smettere ma quel giorno il golf era diventato troppo pesante e ho dovuto fermarmi per poi ripartire con idee nuove.

Il golf italiano è cresciuto di livello. Per fare quel salto definitivo di qualità cosa manca?

Vero, il golf italiano continua a sfornare giocatori di alto livello e questo è motivo di orgoglio, se penso ai ragazzi giovani, tanti hanno le possibilità di arrivare a giocare con noi sul DP World Tour, penso, però, che rispetto ad altri Paesi manchino i numeri di giovani che iniziano a giocare, campi pubblici, una mentalità diversa verso il golf dovrebbero essere le soluzioni.


A livello giovanile Verona è tra le città che esprime più talenti. Da un Manassero ad un altro perché anche suo fratello Giovanni pare stia crescendo bene.

Il Golf Verona è un circolo che tiene molto ai suoi giovani e questo sicuramente aiuta a far sì che i ragazzi inizino e poi continuino perché si sentono parte di un gruppo. Giovanni è molto appassionato, gioca bene e sta facendo il suo percorso come ragazzo e golfista, vedremo dove lo porterà, in ogni caso sta facendo esperienze che non capitano a tutti i ragazzi della sua età.


E che consiglio darebbe a un giovane che inizia a giocare?

I risultati sono un insieme di cose fuori dal nostro controllo, ognuno ha il suo percorso e i suoi tempi ma i ragazzi devono essere concentrati e vogliosi di migliorarsi, allenarsi con qualità per diventare golfisti migliori, i risultati poi saranno la conseguenza


Quali sono i suoi obiettivi di stagione? Rientrano tra questi anche le Olimpiadi? 

Il mio obiettivo principale, da qualche anno, era tornare a vincere una gara sul tour, adesso completato questo ci sono tanti obiettivi possibili, non punto a nulla di specifico, voglio rigiocare le Olimpiadi perché era stata un esperienza magnifica poi vedremo strada facendo che porte si apriranno, continuo a restare concentrato sul lavoro e cosciente della difficoltà di questo sport, non faccio previsioni.

È stato in Sudafrica, Singapore e India. Di fatto è sempre in giro per il mondo. Che rapporto ha con Verona? E cosa le manca di più della sua città?
Verona mi piace sempre, ci abbiamo vissuto un anno con mia moglie ma per questioni lavorative e di famiglia ci siamo rispostati sul lago, comunque li ci sono i miei genitori e il legame con la città è stretto, veniamo più da “turisti” adesso, qualche giro in centro e qualche buona cena non ce la facciamo mancare.

 

Sandro Benedetti

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