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il festival del centenario

«Bolle & friends», ballando sotto la pioggia. Ma in Arena vince la danza. L'étoile: «Lo ricorderò per il resto della vita»

di Elisa Pasetto
Pubblico in delirio nonostante lo spettacolo interrotto due volte a causa dei forti temporali. Finisce dopo la mezzanotte con l'étoile dei due mondi che, sotto la pioggia, lancia un messaggio per il Pianeta
Roberto Bolle nel quadro «Sphere» (foto Andrej Uspenski)
Roberto Bolle nel quadro «Sphere» (foto Andrej Uspenski)
Bolle & Friends 2023 in Arena

Alla fine ha vinto lui, «The King», il re della danza, come lo chiamano anche i colleghi. I forti temporali previsti ieri, 19 luglio, in serata su Verona e provincia hanno spiazzato (almeno nei tempi) e non hanno risparmiato il popolo di Bolle, accolto già all’ingresso della tappa veronese di «Roberto Bolle & friends» in Arena da nuvoloni minacciosi.

Poco male: con lo spegnersi delle luci, la “corona” di lampi sopra il catino dell’anfiteatro non ha fatto che aumentare la suggestione di luci e scenografia. Intorno alle 22.15, però, Giove Pluvio ha avuto la meglio e costretto Bolle e i suoi amici a rifugiarsi nel dietro le quinte e il pubblico ad assieparsi tra gli arcovoli. Una prima, poi ancora una seconda volta.

Festa rovinata? Macché: l’arte strizza l’occhio alla natura, il mestiere e la passione dei ballerini-gladiatori (dieci star internazionali della danza) fanno il resto. Si finisce danzando sotto la pioggia, col pubblico in delirio, tutti fradici ma felici. In un’apoteosi da sindrome di Stendhal in cui fulmini e gocce d’acqua, mischiati alle luci e alla musica, regalano, se possibile, ancor più suggestione alla perfezione di corpi e movimenti.

Il cast a fine spettacolo, fradicio ma felice
Il cast a fine spettacolo, fradicio ma felice

 

Il programma

QUI IL PROGRAMMA COMPLETO DELLA SERATA

Ma andiamo con ordine. Un boato di applausi accoglie l’étoile della Scala alla prima comparsa sul palco, insieme alla raffinata sensualità di una Nicoletta Manni (prima ballerina del teatro meneghino) in rosso. C’è anche il violino di Alessandro Quarta. Il loro «Alma porteña», sulle note di Astor Piazzolla, è un tango che travolge.

Neanche il tempo di riprendersi e tocca al vibrante passo a due da «Le fiamme di Parigi»: potenza e tecnica da vendere per Madoka Sugai (prima ballerina del Balletto di Amburgo) e Antonio Casalinho (primo solista del Bayerisches Staatsballett di Monaco). Lei ha persino la prontezza di spostare un sacchetto che il forte vento ha trascinato sul palco, subito prima di affrontare, come nulla fosse, 32 fouettés. Chapeau.

Tocca a Melissa Hamilton (Royal Ballett di Londra), che in «Infra» fa coppia con Bolle. Lei flessuosa come non mai, lui magnifico e avvolgente compagno. Due corpi, una dinamica senza soluzione di continuità, tanto che la coreografia sembra un movimento unico che dura diversi minuti.

Poi ancora repertorio classico: grandi doti anche interpretative per Yasmine Naghdi e William Bracewell (primi ballerini del Royal Ballet), Giulietta e Romeo talmente leggiadri sulle ali dell’amore, che ci si chiede perché la scena del balcone non sia stata ambientata da Shakespeare proprio qui.

Les Indomptés

In «Les Indomptés», standing ovation per Bolle con il giovane e bravissimo artista internazionale Toon Lobach. Nel «Corsaro» Nicoletta Manni torna sul palco con il promesso sposo Timofej Andrijashenko e trasmette tutta l’emozione del caso (ricordate quando lui le chiese la mano proprio qui, sullo stesso palco, esattamente un anno fa? Ebbene, il prossimo 20 agosto pronunceranno a Lecce il loro sì). Poi, ancora, «Carmen»: è qui che il maltempo non perdona, ma Bolle e la Hamilton portano a termine la coreografia di Amodio, incuranti della pioggia. Ed è davvero magia.

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Il palco è tutto una pozzanghera, non si può proseguire senza rischiare infortuni. Prima sospensione: passa oltre un’ora prima che il temporale cessi e gli addetti riescano ad asciugare il palco. Intanto l’étoile tiene aggiornati i fan dal camerino su Instagram: «Quindici minuti e si riprende».

Gran finale sotto la pioggia

Finalmente si riparte. Ma Casia Vengoechea e Toon Lobach riescono a malapena a portare a termine l’elettronico «I», di Philippe Kratz ispirato dai Soundwalk Collective, che arriva il nuovo stop. Impossibile proseguire sulle punte con il Don Chisciotte. Ma in platea del sold out iniziale restano alcune centinaia di irriducibili, immobili sotto ombrelli e cappucci. E Bolle non li delude: torna sul palco per l’assolo finale di «Sphere», una grande sfera che evoca il nostro (sofferente) Pianeta.

 

 

Il ballerino, novello Atlante, si carica sulle spalle il destino della Terra. Le gira intorno con grazia, la tratta con attenzione. Di fatto, come ognuno di noi dovrebbe fare. Il messaggio è chiaro, non c’è bisogno di parole.

Quelle arrivano da fan e spettatori durante e soprattutto alla fine dello spettacolo, sui social e appena fuori dai cancelli dell’Arena: «Un diluvio, ma un’energia pazzesca». «Che emozione, il primo uomo che mi ha fatto piangere». «Leggendario». «Il cielo era illuminato a giorno dai lampi. È stata una delle esperienze più incredibili e indimenticabili della mia vita». 

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