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Dal Saval a Bovolino

«Ama», ritratto contadino dell’ex alunno dell’Agrario: «I trattori a Sanremo? Li so condurre, ho zappato davvero»

Il curriculum scolastico, l’ex compagno e quei messaggi sulla protesta. La prof: «Aveva personalità»
Amadeus oggi e in un’immagine degli anni Settanta (a destra, nel cerchietto) con i compagni di classe
Amadeus oggi e in un’immagine degli anni Settanta (a destra, nel cerchietto) con i compagni di classe
Amadeus oggi e in un’immagine degli anni Settanta (a destra, nel cerchietto) con i compagni di classe
Amadeus oggi e in un’immagine degli anni Settanta (a destra, nel cerchietto) con i compagni di classe

Nato a Ravenna, approdato a Verona. Al quartiere Saval, mica Borgo Trento. Studi all’istituto agrario «Stefani Bentegodi» a Bovolino di Buttapietra, incluse bocciature e successiva migrazione per la maturità verso l’indirizzo geometri, nella seconda metà degli anni Settanta.

C’era una volta un ragazzo. E non è Gianni Morandi. Amedeo Umberto Rita Sebastiani, detto Amadeus, «Ama» per gli intimi, durante l’anno si affaccia dallo schermo a cristalli liquidi di casa in mille guise. Poi per cinque sere diventa l’essere umano più nominato in Italia. Frega letteralmente la scena alla politica. La rimaneggia come plastilina (è del 1962, i «boomers» pre-smartphone, sanno di che si tratta) e la porta sulla scena del Festival che, temporaneamente, manda a cuccia il resto delle reti non Rai.

«Sulla questione (la protesta degli agricoltori che occupa le cronache europee, ndr) non torno indietro. Se qualcuno avrà piacere di esserci lo accolgo», ribadisce. È un ritorno alle radici.

«Nella mia vita ho zappato davvero, so anche guidare un trattore», chiarisce il superconduttore. «La terra è estremamente importante, interessa molti lavoratori, i quali ora sono in difficoltà. Non voglio farne una questione politica e non sono contro qualcuno».

Protesta

Sarà difficile che un’imponente carovana di bestioni da diverse tonnellate si presenti a ridosso e men che meno sul palco infiorato dell’Ariston. Ma il messaggio è lanciato e, come si usa dire, «spacca». Una delegazione, stando alle ultime notizie, a Sanremo ci sarà comunque: l’invito è stato accolto.

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Guerre (fin troppo) a parte la protesta del settore primario è l’ennesima emergenza in corso. Qualcuno, voce ripescata ed anonima dai tempi dell’Agrario a Bovolino, bolla l’«operazione trattori» di Ama come «mossa di propaganda» da parte di un ex ragazzo oggi divenuto celebrità nazionale. Malignità gratuita? Amadeus-Sebastiano, comunque, i legami con la terra li può vantare a buon titolo.

I legami di «Ama» con la terra e i ricordi della prof

Padre maestro di equitazione, idem lo zio, per non parlare del fratello Gilberto, direttore della Società ippica al Pestrino. Lui stesso, nell’ormai raro tempo libero, è un buon cavaliere. Sarà pure vero che Sanremo è Sanremo e che sull’altare dell’«audience» ogni sacrificio vale. Ma l’ex ragazzo del Saval «pieno di energia», come lo descrive Anna Maria Leone, per qualche tempo sua docente, prima di una lunga carriera politica (Dc, Ppi e Cdu), da Venezia al Senato di Roma, non passava, già a quei tempi, inosservato.

«Di lui ricordo bene soprattutto la personalità. Uno che si distingueva dagli altri». Normalmente i «prof» hanno occhi buoni per inquadrare: lei, tutto sommato, su «Ama» aveva visto bene. «Giusta, sacrosanta, per il diritto e la tutela del proprio lavoro», definisce la protesta il re dei conduttori tv. Il quale si proclama, senza remore, antifascista, «comunque uno che ha preso botte (metaforiche, per fortuna) da destra e da sinistra».

Impegno

Per l’anno, finora, di (dis)grazia 2024 la rivolta italo-europea degli agricoltori è tema più che caldo. Ottimo traino mediatico per un evento che incolla mezzo Paese alla tv e muove poco meno di 60 milioni di euro in pubblicità. Ma a spingere l’Amadeus nazionale ad una posizione così netta, potenziale fonte di problemi di gestione in un Festival delicato come un orologio svizzero, potrebbe avere un peso anche il «fattore radici». Perché no?

«Ho zappato, davvero», proclama davanti ai microfoni. Magari pensa agli anni da studente allo « Stefani Bentegodi» di Bovolino. O forse alle zolle rivoltate per diventare «Ama», la sua lunga stagione di semina prima di raccogliere il successo. Non è agricoltura in senso stretto ma comunque di fatica si tratta. E se proprio di agricoltura si deve parlare, se non altro l’ex ragazzo del Saval, ora superconduttore nazionale, per qualche anno la schiena sulla terra l’ha piegata davvero. Quanti altri hanno le zolle nel curriculum?

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Paolo Mozzo

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