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Circolo del Cinema e Pindemonte

«Io resto»: al cinema il documentario girato negli ospedali nella primavera 2020

Finalmente arriva nelle sale di Verona, oggi al Circolo del Cinema e domani sera al Pindemonte, il documentario del regista veronese Michele Aiello intitolato «Io resto», che sarà presente per discutere con il pubblico al termine della proiezione. Dopo l’anteprima a Vision du Réel, il primo premio al Biografilm di Bologna e quello come miglior documentario all’Ortigia Film Festival, «Io resto» esce nelle sale italiane e in quelle veronesi, acclamato dalla critica per la delicatezza con cui è stato trattato un argomento così prossimo (contemporaneo ai tempi delle riprese) come il Covid.

Michele Aiello, con l’aiuto di un fonico e con il sostegno del negozio RCE che ha fornito l’attrezzatura, è entrato per tre settimane fra marzo e aprile 2020 negli Spedali Civili di Brescia per filmare il primo momento della pandemia di Covid-19. Evitando facili patetismi o sensazionalismi, il regista veronese classe 1987 riprende vari personaggi fra dottori, infermieri e pazienti. Coglie il lato umano della situazione, il tentativo di questi personaggi di instaurare una relazione nonostante i dispositivi di sicurezza, nonostante proprio la relazione e la prossimità siano all’origine del terribile contagio che ha causato ad oggi più di 130mila morti.

«Sono molto contento del giro che sta facendo il film perché in ogni proiezione c’è un dibattito molto intenso» racconta Aiello. «Quello che sto scoprendo è che le persone hanno avuto un’esperienza molto diversa di quel primissimo lockdown e il film viene interpretato in modo diverso rispetto all’esperienza che uno ha avuto, che sia stato in ospedale, che abbia preso il covid, che sia stato a casa e non sapesse nulla. Il fatto che io stia ricevendo dei premi da più festival mi riempie di orgoglio, perché mi conferma che c’è del valore artistico». In effetti, non c’è solo il valore artistico. Da un lato «Io resto» si erge come un documento storico unico e dall’altro può funzionare come uno strumento di catarsi, oggi che il pericolo maggiore è scampato. «Una delle ultime cose che mi hanno detto» conclude Aiello, «è che il film può essere uno strumento di cura, terapeutico soprattutto per chi ha lavorato in ospedale, e che quindi vederlo può essere un modo per rielaborare la propria esperienza di lavoro o di vita». Da vedere, allora, oggi più che mai. Il primo appuntamento è rivolto ai soci del Circolo del Cinema, il secondo inizia alle 21.15. 

Giovanna Girardi

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