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Ludwig trent'anni dopo, la confessione

TRENT'ANNI DOPO. Sul piccolo schermo ammessi per la prima volta i delitti per i quali sono stati condannati Furlan e Abel. Le domande rivolte da Enrico Lucci delle Iene. L'intervistato non ha voluto che si ricordasse il suo nome. «Con il ferro e il fuoco volevamo ripulire il mondo»
Verona 10 gennaio 1987: Marco Furlan e Wolfgang Abel durante il processo
Verona 10 gennaio 1987: Marco Furlan e Wolfgang Abel durante il processo
Verona 10 gennaio 1987: Marco Furlan e Wolfgang Abel durante il processo
Verona 10 gennaio 1987: Marco Furlan e Wolfgang Abel durante il processo

Marco Furlan, 51 anni, libero da un anno, ha scontato quasi 30 anni perché colpevole di dieci omicidi compiuti tra il 1977 e il 1984 dal gruppo neonazista Ludwig che si riprometteva di ripulire il mondo. Furlan e Abel all'epoca avevano circa vent'anni. Enrico Lucci delle Iene su Italia Uno l'altra sera ha intervistato «uno di loro», ripreso di spalle e senza nome, che ha raccontato e ha ammesso le proprie responsabilità e quelle del gruppo Ludwig. E non era Abel, che intervistiamo in un altro articolo. Ecco la trascrizione integrale.
Perché non vuoi che si ricordi il tuo nome?
Sto tentando a fatica un inserimento sociale.
Perché Ludwig?
Noi avevamo uno stemma con un'aquila e stava molto bene "lud" a sinistra e "wig" a destra.
Cosa vi ispirava?
L'ispirazione nostra era di origine nazista.
Per quanti omicidi siete stati condannati?
Dieci.
Perché avete compiuto questi omicidi?
Pensavamo stupidamente che esistono categorie di persone che sono da condannare, cioè depravati, tossicodipendenti, prostitute, religiosi...
Quali colpe avevano?
Quelle di non rispondere ai nostri rigidi criteri morali.
E questi criteri che cosa presupponevano?
Onestà, pulizia, devozione, rettitudine, integrità morale.
Che motivazione avevi?
Pensavamo che con la violenza e col sangue si potesse migliorare la società.
A chi ti ispiravi?
Il mio principale ispiratore era Hitler.
Perché l'ideologia nazista stimola l'omicidio?
La parte di nazismo che impone la pulizia della società per forza di cose porta all'omicidio.
Come doveva essere ripulita la società?
Col ferro e col fuoco. Questi erano i nostri strumenti.
Perché non usavate pistole ma coltelli, martelli e asce?
Nutrivamo un certo fascino per questi strumenti, per la loro primitività.
E quale sentimento provavi mentre stavi per uccidere una persona?
Volevo che fosse veloce, immediato, per non provare sentimenti.
Qualche vittima ti ha detto qualcosa poco prima di morire?
Parole intere no, qualche gemito.
Il prete fu ucciso con un punteruolo sormontato da un crocifisso. Perché?
Questo voleva essere un po' un simbolo di condanna
Perché? Che aveva fatto il prete?
A parer nostro non seguiva il vero Cristianesimo.
Perché incendiaste il cinema porno a Milano?
I frequentatori dei cinema porno erano dei depravati.
Lì morirono sei persone. Voi guardavate le fiamme che bruciavano tutto?
No, no, noi siamo scappati.
Dopo gli omicidi come ti sentivi?
Avevo l'euforia per il fatto che fosse andato bene e quindi si andava a cercare i giornali.
E poi cercavi l'eco di questo omicidio?
Era fondamentale. Più se ne parlava e più c'era soddisfazione
E che facevi?
Compravo i giornali, guardavo le televisioni
E che dicevi con il tuo complice?
Simbolicamente festeggiavamo.
Come?
Un brindisi.
Rispetto alle vittime che cosa pensavate?
Di avergli comminato la giusta punizione.
Non avevate paura di finire in galera?
Avevamo il terrore di finire in galera.
Quanti anni hai passato in carcere?
Quasi trent'anni.
È stato giusto condannarti?
È stato giustissimo.
E ti sei meritato di uscire?
Io penso di sì, ora sono un altro uomo.
Ti sei pentito di quello che hai fatto?
Molto, sì.
Hai mai pensato alle vittime
Spesso.
Hai pensato al momento in cui gli toglievi la vita?
Tutt'ora mi capita di pensarci
C'è un momento in particolare che ti è rimasto in testa?
Quello del prete col crocifisso. Vedevo che soffriva ma non trasmetteva odio nei miei confronti. E questo è terribile.
Perché dobbiamo credere al tuo pentimento?
Io cercherò di riscattarmi nel modo migliore.
Oggi che pensi di chi uccide?
Che la vita umana sia da rispettare in ogni condizione.
Tu uccideresti ancora?
Assolutamente no.
Che pensi oggi del nazismo?
Che fu un'ideologia folle, ha fatto milioni e milioni di vittime che non avevano assolutamente alcuna colpa.
E degli immigrati oggi che pensi?
Temo con tristezza che se a quei tempi ci fossero stati gli immigrati li avrei inseriti tra quelle categorie da condannare.
E oggi invece che ne pensi?
Che non esistono categorie di persone da condannare. Gli immigrati poveretti hanno la sola colpa di aver avuto meno fortuna di noi.
Esiste l'idea di purezza che avevi in testa?
Non esiste, il bello della società è che è variegata.
Hai mai parlato con i familiari delle tue vittime?
Alcuni familiari li ho cercati, ho avuto il grande dono di ricevere il perdono da loro. Non tutti mi hanno risposto.
Vuoi dire qualcosa ai familiari delle persone uccise con cui non hai parlato?
Mi piacerebbe tanto poter prendere le loro mani nelle mie e dire quanto immenso è il mio dolore.
A un ventenne delirante che ci sta guardando, oggi cosa diresti?
Ventenne nazista ma anche non nazista medita e pensa che offendere un'altra persona è una grande vigliaccata. La persona umana è da rispettare in ogni condizione; pensa a non fare come me, non gettare la tua vita: la passerai in galera e la galera esiste ed è davvero molto, molto pesante. Se vuoi sentirti un grande uomo rispetta la vita umana.

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