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«Ludwig, valuteremo se fare approfondimenti»

LA CONFESSIONE SU ITALIA UNO. Il servizio di mercoledì al vaglio del procuratore Schinaia
L'intervista a Le Iene di Furlan tra sorpresa, misteri e interrogativi: «Ma non ci sono possibilità di riaprire i delitti a tutt'oggi irrisolti»

 L'intervista fatta da Enrico Lucci delle Iene e trasmessa su Italia1
L'intervista fatta da Enrico Lucci delle Iene e trasmessa su Italia1

 L'intervista fatta da Enrico Lucci delle Iene e trasmessa su Italia1
L'intervista fatta da Enrico Lucci delle Iene e trasmessa su Italia1

«Il terzo uomo nel caso Ludwig? Una dichiarazione in tivù per quanto importante non è un innesco positivo per riaprire l'indagine di quei delitti di trent'anni fa».
Il procuratore Mario Giulio Schinaia lascia solo uno spioncino aperto sulla possibilità di rispolverare il fascicolo sui dieci delitti, commessi da Ludwig tra la fine degli anni '70 fino al 1984.
Lo fa a quattro giorni dall'intervista concessa da Marco Furlan in forma anonima e senza farsi vedere in volto, alla trasmissione "Le Iene". Una confessione durante la quale Furlan ha rivelato anche il perdono ricevuto da alcuni famigliari delle vittime. Continua a respingere le accuse, invece, Wolfgang Abel, 50 anni, che anche due giorni fa, ha proclamato la sua innocenza a quei terribili fatti che sconvolsero la nostra città fino al 1984.
«Valuteremo solo nei prossimi giorni», aggiunge il procuratore, «se ci sono i presupposti per un eventuale approfondimento delle dichiarazioni fatte da Furlan». Sono subito chiuse le porte, invece, per quello che riguarda i delitti, attribuiti a Ludwig dall'accusa, per i quali, però, non è mai stato trovato un responsabile. «Wolfgang Abel e Marco Furlan sanno perfettamente» ricorda ancora Schinaia, «che su quei casi irrisolti (per i quali sono stati assolti ndr) non possono più essere processati perchè c'è già una sentenza passata in giudicato».
Il procuratore giudica positivamente alcune prese di posizione, assunte da Furlan nell'intervista, andata in onda mercoledì sera. «È un grosso risultato», dice il procuratore, «che l'intervistato ha riconosciuto la stupidità di quei delitti». Un atteggiamento senza senso è, infatti, «quello di assurgersi ad arbitro e compiere l'omicidio di chi assume comportamenti da condannare». Una follia, continua Schinaia, «che deriva dal nazismo e tutte le ideologie che s'ispirano a quel periodo storico». D'altro canto, anche sull'altro fronte politico non si è risparmiato certo in assurdità: «Anche le Brigate rosse ammazzavano le persone più rappresentative dello Stato, ritenendo di ripulire il mondo seguendo i loro convincimenti. Questi personaggi si sentono al di sopra di tutti e ritengono di essere autorizzati a massacrare chi a loro giudizio non rientra nel giusto. Non si possono affermare le proprie idee eliminando qualcuno».
Occorre stigmatizzare anche gli atteggiamenti non ostili alla violenza: «Da una parte e dall'altra, non si possono fare ammiccamenti del tipo che se la violenza la fanno i nostri è giusta altrimenti è sbagliata». Anche chi piazza ordigni (il riferimento probabilmente è agli attentati a Casapound ndr) e poi scappa via «non li distinguo dai fascisti».
Giampaolo Chavan

Giampaolo Chavan

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