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Colture

Riso, rischio siccità: tanti produttori rinunciano alla semina

Melotti: «Purtroppo, l'insicurezza per quanto riguarda la disponibilità d'acqua per le risaie è così rilevante da aver originato delle decisioni irreparabili»
Una risaia nel Veronese in una foto dell'anno scorso
Una risaia nel Veronese in una foto dell'anno scorso
Una risaia nel Veronese in una foto dell'anno scorso
Una risaia nel Veronese in una foto dell'anno scorso

È allarme rosso per quanto riguarda la produzione di riso nel Veronese. C'è infatti chi, a più di un mese dall'avvio della stagione, che sarà a fine aprile, ha già rinunciato ad acquistare il seme, a causa delle incertezze sulla disponibilità delle risorse idriche. A raccontarlo è Gianmaria Melotti, che è produttore a Isola della Scala e membro della consulta nazionale riso di Coldiretti.

 

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Decisioni irreparabili

«Purtroppo, l'insicurezza per quanto riguarda la disponibilità d'acqua per le risaie è così rilevante da aver originato delle decisioni irreparabili», afferma Melotti. «Ci sono, infatti, produttori che hanno deciso con grande anticipo che quest'anno eviteranno di coltivare il riso, perché non hanno la certezza di poter rientrare delle spese che devono affrontare in previsione della seminagione», aggiunge.

Lo scorso anno, a causa della carenza di precipitazioni e delle alte temperature, nel Veronese si è registrato un deficit di produzione del 19,7%. Un dato negativo che è stato, invero, in parte compensato dalle buone quotazioni. Secondo Melotti c'è la seria possibilità che quest'anno la situazione sia nettamente peggiore.

 

Le previsioni per la prossima stagione

«Solo se dovesse piovere in maniera consistente ad aprile i problemi dovuti agli scarsi livelli di nevai e bacini potrebbero essere, per quanto solo parzialmente, risolti», dichiara il risicoltore. «Purtroppo le carenze sono così gravi che già oggi è facile parlare di possibili carenze produttive molto serie, pari addirittura ad almeno il 30% del totale previsto», precisa Melotti.

«Secondo le informazioni che ci arrivano, sembra che per noi l'unica speranza sia data dalle risorgive, perché già si dice che in pianura arriverà ben poca acqua dall'Adige, ma è chiaro che, se ci sarà un'estate calda, ci troveremo ad affrontare una situazione molto difficile», rimarca Melotti. «Se non piove dovremo irrimediabilmente rivedere le tecniche di irrigazione, perché non è detto che ci sia acqua per tutti, nei momenti in cui essa sarà maggiormente richiesta», conclude.

Il 2022 è stato condizionato dalla più importante siccità degli ultimi 70 anni. A soffrire più di tutti la mancanza di acqua, è proprio il riso. L'Ente Nazionale Risi ha stimato un -17% di produzione 2022 rispetto all'anno precedente, quasi 260 mila tonnellate di risone in meno a causa del calo della superficie coltivata e della minore resa. Le previsioni per i prossimi mesi non sono rassicuranti, dato che a oggi la situazione è ancora più pesante rispetto all'anno scorso.

 

Il convegno dei giovani di Coldiretti

Dello stato di difficoltà della risicoltura si è parlato in un convegno svoltosi questa settimana a Isola della Scala. A organizzare l'incontro sono stati i i giovani di Coldiretti che si erano ritrovati all'Agriturismo San Gabriele per confrontarsi sulle misure previste dalla nuova Pac, Politica agricola comunitaria, ma hanno finito per fare il punto sulla drammatica situazione delle risorse idriche. Uno degli interventi più seguiti della riunione, che ha avuto un carattere tecnico, è stato quello in cui il professor Stefano Ciliberti dell'Università di Perugia ha posto l'attenzione sugli eco schemi. Ovvero, sugli aiuti economici destinati agli agricoltori che adottano pratiche che impattano positivamente sul clima e sull'ambiente.

Inoltre, «la mancanza di precipitazioni», sosteneva alcuni giorni fa la Coldiretti nazionale in una nota, «sta condizionando le scelte delle aziende agricole che si stanno spostando da mais e riso verso colture come soia e frumento. Per le semine del riso, evidenziava Coldiretti, «si stima un taglio di 8mila ettari e risultano al minimo da 30 anni». E, rileva l'associazione, sono circa 300mila le imprese agricole che si trovano nelle aree più colpite dall'emergenza siccità del Centro Nord con la situazione più drammatica che si registra nel bacino della Pianura Padana dove nasce quasi un terzo dell'agroalimentare made in Italy e la metà dell'allevamento.

Luca Fiorin

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