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La misura

Colpo di spugna sul Superbonus, migliaia di famiglie veronesi penalizzate

Un cantiere edile
Un cantiere edile
Un cantiere edile
Un cantiere edile

Colpo di spugna del Governo sulla cessione del credito da Superbonus 110%.

Con la previsione di 17mila famiglie venete penalizzate. Nel testo finale del decreto, appena pubblicato, spunta a sorpresa il baluardo contro il rischio di nuovi rigonfiamenti della spesa pubblica. Viene cancellata la possibilità di cessione dei crediti e sconti in fattura per chi era riuscito a spuntare le deroghe dal decreto del 16 febbraio 2023, prenotando il diritto al vecchio trattamento fiscale, grazie alla presentazione di una comunicazione asseverata di inizio lavori entro la data del provvedimento (Cilas). 

Niente cessione del credito per chi non ha sostenuto spese

Diritto che viene meno se finora non si è sostenuta alcuna spesa e quindi per centinaia di pratiche depositate ai Comuni e potenziale riserva di cessioni di lungo periodo. Il nuovo testo governativo, inoltre, conferma lo stop alle cessioni per gli istituti autonomi case popolari, gli enti del terzo settore, mentre si salva in corner il beneficio per le zone terremotate e alluvionate. Intanto piovono le critiche da imprese, professionisti e consumatori.

Le reazioni

«Si tratta di una mossa non prevista dalle precedenti bozze e che temevamo», chiarisce subito Carlo Trestini, presidente di Ance Verona e vicepresidente nazionale dei costruttori, «sarà difficile per i committenti esibire le fatture, che in genere le imprese, in caso di cessione del credito, rilasciano a fine lavori per tutti gli interventi eseguiti. Quindi è difficile capire cosa potrà succedere ora, ma sicuramente sarà una Pasqua impegnativa per aziende e commercialisti».

«Ancora una volta ci troviamo a fare i conti con un repentino e inaspettato cambio di rotta del Governo su questa travagliata misura fiscale», commenta il presidente Cna Veneto, Moreno De Col. «Avevamo chiesto continuità per i lavori in fase di esecuzione secondo la normativa concessa», prosegue, «auspicando che l’intervento, che di fatto mette un punto conclusivo al Superbonus, non andasse a penalizzare di nuovo imprese e famiglie». 

I numeri

Secondo la confederazione artigiana, in Veneto, al 29 febbraio scorso risultavano in realizzazione ancora 2.327 cantieri su un totale di 58.187 edifici interessati (molti in condomini, ndr), con il 4,4% degli interventi ancora in corso e da sottoporre ad asseverazione. Si stima che siano coinvolte 17 mila famiglie per oltre 600 milioni di euro di lavori a rischio, quantificabili in circa 35mila euro a famiglia.

«Dalla sua conversione in legge, il 110% con cessione del credito ha subito oltre venti modifiche senza contare i cambiamenti di rango secondario, apportati da circolari applicative, provvedimenti della Direzione centrale dell’Agenzia delle Entrate e centinaia di interpelli. Una confusione che imprese, professionisti e lavoratori pagheranno salata», assicura Matteo Faustini, presidente dell’Ordine degli Architetti di Verona, che precisa come l’ultima novità cancelli la possibilità di fare correzioni ai piani dei lavori fino al 15 ottobre, prima ammesse su pagamento di sanzioni limitate. 

«L’edilizia e i committenti sono ormai al collasso ed in crisi di liquidità», afferma Faustini. «Le decisioni assunte, tra l’altro, non risolvono il nodo dei crediti incagliati e favoriscono solo i ceti con maggiore capienza fiscale. Gli effetti saranno negativi anche sulla riqualificazione degli edifici pubblici e privati delle Rsa, che svolgono per legge un servizio pubblico». 
Infine Adiconsum dà voce ai consumatori valutando «inopportuno il decreto: sarà infatti sempre più difficile, per il patrimonio immobiliare pubblico e privato del Paese, rispettare la road map dell’Ue in tema di riduzione delle emissioni inquinanti», riporta una nota. 
La richiesta è che si prevedano bonus per i redditi bassi e le famiglie in difficoltà o che il Mef conceda prestiti agevolati.

Valeria Zanetti

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