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Caro energia, è nuova allerta aziende

Le acciaierie sono tra le aziende energivore che risentono maggiormente del balzo dei costiTralicci dell’energia
Le acciaierie sono tra le aziende energivore che risentono maggiormente del balzo dei costiTralicci dell’energia
Le acciaierie sono tra le aziende energivore che risentono maggiormente del balzo dei costiTralicci dell’energia
Le acciaierie sono tra le aziende energivore che risentono maggiormente del balzo dei costiTralicci dell’energia

L’annunciata sospensione delle forniture di gas dalla Russia all’Europa, attraverso il Nord Stream 1 a partire da lunedì per almeno una decina di giorni, ha fatto impennare i prezzi energetici con picchi che hanno precedenti solo a marzo, conseguenti all’invasione dell’Ucraina e all’inizio della guerra nell’Est Europa. Le ripercussioni più gravi ricadono sulle imprese energivore: cartiere, cementifici, acciaierie, ferriere e fonderie. In aggiunta, questo mese, il Paese è alle prese con il meccanismo del «Capacity Market», il nuovo onere introdotto a inizio anno da Arera, l’autorità di regolazione per energia, reti ed ambiente, che va a remunerare i produttori in grado di garantire capacità di generare energia anche nelle punte di carico della rete, 500 ore di picco annuale, concentrate soprattutto a gennaio, febbraio e, per 162 ore, a luglio. Periodi in cui il consumo di elettricità costa di più, cioè richiede un corrispettivo aggiuntivo di circa 40 euro a megawatt. In queste settimane un fardello insopportabile per le attività produttive. Possibile anticipo dello stop estivo A conti fatti – cominciano quindi a ragionare diverse imprese siderurgiche e non solo – è meglio anticipare la fermata estiva a luglio e lavorare ad agosto, quando la richiesta di energia da parte dell’industria è minore e i prezzi, almeno negli ultimi anni, si sono sempre ridotti mediamente anche del 30-40%. Ha pensato di imboccare questa strada, nella vicina provincia di Vicenza, gruppo Vdp. Un esempio che altri, anche nel Veronese, potrebbero seguire a stretto giro. «Al momento ci risulta che stiano prendendo in considerazione l’ipotesi in Nlmk di Oppeano che finora ha lavorato a pieno regime e qualche valutazione di questo tipo è in corso anche in Acciaierie Venete di Dolcé», riferisce Martino Braccioforte, segretario provinciale di Fiom Cgil, «attendiamo la settimana prossima per ricevere le prime conferme dello stop anticipato a luglio». Questo mentre Acciaierie di Verona, sempre secondo fonte sindacale, sta valutando alcuni fermi spot per contrastare l’aumento dei costi energetici e Ferriera Valsider, che ha sede ad Oppeano, di proprietà ucraina e parte del gruppo Metinvest, riprende a produrre con normalità, dopo un paio di mesi di lavoro a scartamento ridotto. «Non si è fatto ricorso agli ammortizzatori, ma sono state effettuate manutenzioni e alcuni addetti hanno smaltito ferie arretrate in attesa che le forniture finora garantite dagli stabilimenti siderurgici Azovstal e da Ilyich Iron & Steel Works, entrambi a Mariupol, fossero sostituite da altri impianti nel mondo», spiega Adriano Poli, segretario veronese di Fim Cisl. «Ci risulta comunque che gli aumenti dei costi energetici abbiano già provocato un rallentamento della domanda», aggiunge Braccioforte. «I campanelli d’allarme da monitorare sono tanti. L’instabilità del mercato si sta ripercuotendo ormai a livello organizzativo». Preoccupazione nelle fonderie Intanto la preoccupazione si insinua anche nelle fonderie. «Ognuno sta cercando di reagire come può. Fonderie Zanardi non anticipa le ferie. Continueremo a produrre anche in questo mese difficile, per dare priorità ai servizi al cliente, che oggi esprime ancora una domanda sostenuta e domani non si sa. Non avevamo messo in conto questa impennata di prezzi che ci riporta a marzo e che si unisce agli effetti del Capacity Market», osserva l’ad, Fabio Zanardi, alla guida anche di Assofond, l’associazione di Confindustria in rappresentanza delle fonderie italiane. «Inevitabile riversare sui clienti questi nuovi oneri. Se siamo messi così a luglio, l’autunno sarà la vera incognita. Inevitabile ipotizzare razionamenti, speriamo almeno che vengano comunicati in anticipo per poter organizzare le produzioni», afferma. «Auspico inoltre che il Governo trovi le risorse per rinnovare il credito d’imposta, proposto nei primi due trimestri dell’anno, vitale per la nostra filiera e di cui finora non c’è traccia per il terzo trimestre, già iniziato: senza interventi non ce la facciamo», assicura. Il settore cartario Tra le incertezze, prosegue l’attività anche nel cartario. «Ma con lo stesso spirito di marzo, quando gli stabilimenti si fermavano in Italia a macchia di leopardo per contrastare il caro energia», afferma Lorenzo Poli, ad di Cartiere Saci e presidente di Assocarta, l'associazione confindustriale che riunisce le imprese italiane del comparto. «Continuiamo a lavorare consapevoli che purtroppo abbiamo davanti due anni di riorganizzazione in termini di forniture energetiche e il timore concreto per l’autunno è di andare incontro al razionamento industriale e civile». Poli allarga lo sguardo ai principali Paesi competitor europei che hanno già un disegno. «La Francia ha nazionalizzato la multinazionale Edf (Electricité de France) ed in questo modo è tornata in grado di controllare produzione e prezzo della commodity. La Spagna ha ottenuto dall’Ue il via livera al price cap, il tetto al prezzo dell’energia», osserva. Ognuno reagisce però in ordine sparso. «Draghi invoca una soluzione europea che non c’è. Il Governo deve assolutamente individuare una strategia per mettere in sicurezza la manifattura italiana, la seconda d’Europa, in vista dei prossimi mesi», conclude il presidente di Assocarta.•.

Valeria Zanetti

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