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L'intervista

Cantarella: «Il gol che non dimentico? Nel '69, noi a New York...»

ALFIO CANTARELLA (Equipe 84)
Alfio Cantarella, batterista della mitica Equipe 84, una delle band pi&ugrave; ammirate degli anni &rsquo;60
Alfio Cantarella, batterista della mitica Equipe 84, una delle band pi&ugrave; ammirate degli anni &rsquo;60
Alfio Cantarella, batterista della mitica Equipe 84, una delle band pi&ugrave; ammirate degli anni &rsquo;60
Alfio Cantarella, batterista della mitica Equipe 84, una delle band pi&ugrave; ammirate degli anni &rsquo;60

Ha fatto ballare e sognare l'Italia nei mitici Sessanta. E poi avanti. Un 'beat' senza fine. Alfio Cantarella, classe '41, è stato batterista dell'Equipe '84. Ha vissuto di musica e ritmi da 'stella'. In un Italia che aveva voglia di volare e vivere la rinascita dei sentimenti.
Dal '94 Cantarella ha scelto Villafranca come base della sua attività di produttore ed organizzatore di eventi musicali. La società 'Tutto Musica' annovera collaborazioni di altissimo livello. Fuori dall'universo delle note, però, c'è da raccontare il rapporto con il mondo dello sport di Cantarella. Interista da sempre, ma anche simpatizzante del Chievo.

Cantarella, lo sport per lei è...…
“Il calcio. Una passione nata nel '62 quando entrai allo stadio Braglia per assistere alla partita tra Modena e mi pare Livorno”.

Tifoso?
“Da sempre dell'Inter”.

I suoi campioni tra passato e presente?
“Mariolino Corso e Diego Milito”.

Il suo ruolo in campo?
“Io? Mai giocato. Non era nel mio dna. Io ero spettatore, gli altri giocavano”.

L'emozione più forte?
“L'ho vissuta nell'82 quando l'Italia ci ha regalato la grande impresa di Spagna”.

Sceglie Rossi o Bearzot?
“Metto tutti alla pari. Rossi è stato facilitato dai compagni. Quello era un grande gruppo, una grande squadra. Uomini veri”.

E l'allenatore?
“Bearzot è il mio preferito”.

Oggi?
“Dico ancora Bearzot. Nessuno ancora l'ha superato”.

Potesse scegliere di essere un calciatore, chi vorrebbe essere?
“Franco Baresi. Per le doti umane e morali. E poi è stato un calciatore di ottimo livello”.

Lei ha detto di non avere mai giocato. Fosse costretto a scendere in campo però...…
“Mi metterei all'ala sinistra”.

Quindi ha scatto, rapidità. Sa frustrare l'avversario?
“Diciamo che i miei esempi sono Jair e Domenghini. Era l'epoca di Angelo Moratti. Proprio bei tempi”.

Ama l'Inter. Potesse consigliare un acquisto a Moratti…...
“Farei tornare indietro Eto'o. Capisco i motivi della sua scelta. Economica. Sportivamente parlando, però, lo vorrei rivedere qui in Italia. E' un giocatore che manca. Soprattutto all'Inter”.

Lei viene dal mondo dello spettacolo. Le intersecazione con l'universo dello sport sono frequenti. Un episodio?
“No, per quanto mi riguarda non ce ne sono mai state. Ho sempre tenuto divise le due cose. Il calcio era passione. L'ho detto: volevo restare spettatore. Non andare oltre. Ed è stata così”.

Il gol più bello della sua carriera?
“Il primo disco fatto. Quello che ci ha dato maggiore soddisfazione. Era nel '64, 'Papà e mammà'. Positivo. L'inizio del nostro percorso”.

Un fuoriclasse della musica?
“Massimo Ranieri. Lo considero un artista completo. Ma anche Edoardo Bennato. Poi sono i gusti personali a fare la differenza. Loro restano grandissimi artisti”.

La partita che avrebbe voluto giocare e non ha mai giocato?
“Nel mio campo? No, la carriera è stata quella che doveva essere. Non mi sono mai posto domande di questo tipo. Quello che è stato fatto fa parte del mio vissuto”.

Il posto più bello dove si è esibito?
“Nel '69 a New York”

L'uomo conquistava la luna…...
“E noi l'America. E in quei tempi ci si andava con le proprie gambe. Oggi vanno tutti. Ma allora era difficile. Era una conquista. Difficile da fare. Quando suonammo a New York mi resi conto che l'Italia era lontana. E la nostra passione ci aveva portato dall'altra parte del mondo. Il lavoro gratifica. E quella che è una grande emozione per me”.

Dal '94 vive a Verona. Che rapporto ha con il mondo del calcio gialloblù?
“C'è un buon rapporto con Luca Campedelli. Andavo allo stadio a seguire il Chievo”.

Andava?
“Sì, da tifoso interista la sfida tra nerazzurri e Chievo era impedibile. Ma infilare il piede in due scarpe è difficile”.

Oggi segue?
“Sempre da spettatore, discreto. La passione non è mai venuta meno”.

I giocatori che le piacciono di più?
“Restando al Chievo Pellissier, Luciano e Paloschi. Tanto di cappello a come giocano. Sono davvero importanti per i gialloblù”.

Simone Antolini

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