<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Chi non ha chiuso le scuole

Dai monti alla Bassa
«Visto? Le scuole
si potevano aprire»

Chi non ha chiuso le scuole
La materna della Canossiane a Villafranca (Adami)
La materna della Canossiane a Villafranca (Adami)
La materna della Canossiane a Villafranca (Adami)
La materna della Canossiane a Villafranca (Adami)

Dopo le polemiche sulle chiusure delle scuole nella maggior parte dei comuni della provincia (Verona compresa), Lessinia, Villafranca e Bassa tracciano il bilancio su un venerdì di scuole aperte.

 

LESSINIA

Alzi la mano chi non avrebbe fatto un pensiero cattivo: scuole medie chiuse giovedì e venerdì per manutenzione straordinaria della caldaia e sabato ponte. Invece a Cerro anche i ragazzi delle medie tornano a scuola questa mattina, come sono sempre andati in questi giorni i piccoli della scuola dell’infanzia e della primaria, in edifici diversi, dove non è stato necessario intervenire sulle caldaie. Lo confermano la sindaca Nadia Maschi e Alessio Perpolli, il dirigente scolastico dell’istituto comprensivo di Bosco Chiesanuova da cui dipendono anche le scuole di Cerro. È questo lo spirito con cui in Lessinia si affrontano l’inverno e la neve.

«Mi è venuto da pensare che si sia capovolto il mondo», commenta Claudio Melotti, sindaco di Bosco Chiesanuova, «che per un paio di giorni siamo noi in pianura, con scuole aperte e strade pulite e Verona sia salita ai mille metri e più di quota dei comuni dell’alta Lessinia». 

Il bello è che la maggior parte degli insegnanti che lavorano in montagna salgono dalla pianura, dai fondovalle o dalla città stessa: non vanno a scuola a due passi da casa, ma si fanno una trentina di chilometri di trasferta per insegnare in una scuola di montagna, con le strade più sporche in città, che sui dossi e nei vaj. 

 

VILLAFRANCA E LEGNAGO

«Mi sono arrivate parole da mamme e perfino da insegnanti. Anche da mia figlia», spiega il sindaco di Villafranca Mario Faccioli,che ha però tenuto il punto. «La situazione oggi (ieri per chi legge, ndr) ci ha dato ragione. Se una persona di Erbè si alza alle 4 per venire qui a lavorare, perché i ragazzi non devono andare a scuola? Non ci sono buchi nel tetto, il riscaldamento funziona. Le previsioni davano pioggia e comunque un innalzamento delle temperature».

Faccioli ieri ha ricevuto anche la telefonata del sindaco Clara Scapin di Legnago che ha scelto di tenere aperte le scuole: «Era confortata nel vedere che qualcun altro la pensa come lei che, a ragione, sostiene sia anche una questione educativa: cosa insegniamo ai nostri figli? Che alla prima difficoltà si sta a casa o non si va al lavoro? Ci si sveglia prima, si gioca con la neve e poi si va a scuola. Il pericolo c’è più a scuola o quando i bambini vanno con il bob per i pendii? La verità è che non si sopporta più niente». 

Vittorio Zambaldo e Maria Vittoria Adami

Suggerimenti