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Amministrative 2024

Le liste nei 48 comuni veronesi al voto, fra scontri e ribaltoni. E tornano i «veterani»

di Enrico Giardini
Una rassegna della situazione nei 48 comuni chiamati ad eleggere il sindaco l'8 e 9 giugno
In alto: a sinistra Asileppi, a destra Bertolaso. A destra: a sinistra Chincarini, a destra Franchetto
In alto: a sinistra Asileppi, a destra Bertolaso. A destra: a sinistra Chincarini, a destra Franchetto
In alto: a sinistra Asileppi, a destra Bertolaso. A destra: a sinistra Chincarini, a destra Franchetto
In alto: a sinistra Asileppi, a destra Bertolaso. A destra: a sinistra Chincarini, a destra Franchetto

Manca un mese al voto. Ed un solo dato è certo: non ci sarà, per la tornata amministrativa 2024 nei 48 Comuni del Veronese chiamati alle urne, una ressa di candidati e liste. Solo pochi anni fa, a questo punto del calendario, restavano quanto a candidature (alla meglio) solo posti in piedi. Oggi ci sono parecchi biglietti invenduti tra poltronissime e platea. Mancano protagonisti, mentre altri vecchi attori (titolo onorifico, ndr) tornano sulla scena.


Frizioni

A tenere banco, soprattutto, è la contesa sospesa sempre tra il «detto e non detto» nell’area del centrodestra. Fratelli d’Italia e Forza Italia, nelle sfide comunali, sono pressoché ovunque alleati. La Lega non sempre. Fotocopia locale di un «vogliamoci bene» che qualche crepa la mostra anche a livello nazionale.

Legnago, non propriamente un paesino, vale come caso di specie: Roberto Danieli correrà sotto le insegne del Carroccio di Salvini, sfidando Paolo Longhi, sostenuto da Fratelli d’Italia e Forza Italia. Ciro Maschio, deputato veronese del partito della premier Giorgia Meloni, sfuma i toni con una metafora calcistica: «È un attacco a due punte». «Porta aperta», va da sé, «ad intese future». Ma al voto si andrà così.
L’atmosfera elettorale è però frizzante e include anche un «ribaltone».

A Sommacampagna il sindaco Fabrizio Bertolaso vira verso destra mentre il suo vice lo contrasterà da sinistra. Le ultime settimane saranno in modalità «separati in casa». Insomma, mancano candidati, soprattutto facce nuove. Ma la legge, la stessa che sbarra la strada ad uno «Zaia Ter» in Regione, tiene in pista diversi sindaci, decisi a «finire l’opera cominciata».

Succede a Valeggio, con Alessandro Gardoni, a Roncà con Daniele Ruggeroni, a Salizzole con Angelo Campi ed a Castelnuovo del Garda con Giovanni Dal Cero. Due con lo stesso nome, Stefano, Passarini a Costermano e Nicotra a Torri del Benaco, giocano per il tris. Medesimo traguardo cui punta, a Bosco Chiesanuova, Carlo Melotti.


Ritorni

Se le nuove leve non si fanno avanti i «veterani» sono ancora operativi.

A Roncà, sfidando Lorenzo Ruggeroni, torna in campo Gustavo Franchetto, giornalista e a lungo consigliere regionale. Orietta Gaiulli, sindaca di Peschiera candidata al terzo mandato, dovrà fronteggiare un veterano, Umberto Chincarini, ex senatore e sindaco.

A Brentino Belluno, dopo cinque anni di opposizione e due incarichi alla guida del Comune (2004-2014), torna in pista, indomito settantasettenne, Virgilio Asileppi.

A Sant’Ambrogio di Valpolicella, dieci anni dopo l’ultima fascia tricolore, rilancia la sfida Nereo Destri. Idem, a Roveredo di Guà, per Antonio Pastorello, ex presidente della Provincia e sindaco. Imperversano le «civiche» nell’imminente chiamata alle urne: divise tra destra, centro e sinistra. Scarseggiano i simboli di partito. «I partiti non esistono più», spiegava di recente il politologo Paolo Feltrin. Società «liquida», la politica ne è lo specchio.. 

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