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E in quaranta scrivono
al sindaco Tosi
per criticare la gestione

di Enrico Giardini
Il sindaco con alcuni profughi impegnati in lavori socialmente utili
Il sindaco con alcuni profughi impegnati in lavori socialmente utili
Il sindaco con alcuni profughi impegnati in lavori socialmente utili
Il sindaco con alcuni profughi impegnati in lavori socialmente utili

E tre. E spunta anche una lettera formale di protesta dei richiedenti asilo all’Ostello della Gioventù, a Veronetta, lettera nei contenuti sintetizzata durante la protesta in strada, da noi riportati. Rincara la dose, il sindaco Flavio Tosi, sulle modalità di gestione di profughi all’Ostello di Villa Francescatti, a San Giovanni in Valle, che comprende anche la sede di via Santa Chiara. Da dove è partita la protesta di buona parte degli ospiti.

È la terza volta, per Tosi. Segnalati a fine anno i disagi nella struttura e ribaditolo sul giornale di ieri in una nota - «chiediamo misure adeguate per far fronte a tutte queste situazioni inammissibili», ha detto con riferimento all’Ostello - Tosi mette ora ancora una volta nel mirino la struttura. E lo fa - parlando a Tgcom 24 - rivelando fra l’altro che martedì è stata protocollata in municipio, ma anche ad Alessandro Tortorella, viceprefetto di Verona, una lettera di una quarantina di richiedenti asilo a Villa Francescatti, che contestano duramente la gestione dell’Ostello, guidato da Fiorenzo Scarsini.

Il sindaco ha citato a TgCom 24 il caso di Verona e la sua segnalazione, ricordando poi che la gestione dell’Ostello «costa oltre un milione all’anno» e sintetizzando quanto segnalato nella lettera e le minacce di sciopero della fame dei richiedenti asilo. E nel testo, di cui siamo venuti in possesso, i firmatari lamentano che «c’è una sola signora che si occupa delle pulizie solo in alcuni bagni» e che «il resto delle pulizie dobbiamo farle noi entro le 10». I profughi contestano anche i numeri delle persone impiegate nei corsi scolastici e il fatto che devono uscire dall’ostello dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 17 e alle 16 d’inverno, senza fare nulla. Si sentono «umiliati e abbandonati». Criticano il cibo, il riscaldamento basso, le il fatto che «non ci vengono comprati i farmaci ordinati dai medici» e che hanno una sola persona che li accompagna in questura, in prefettura, all’ospedale.

Insomma, un «j’accuse» a 360 gradi, scritto in ottimo italiano, contro una struttura di accoglienza che da anni ospita profughi - pur essendo rivolta a turisti da tutto il mondo - e ritenuta tra le più affidabili. Tosi, che aveva stigmatizzato la protesta in strada, ha però ancora una volta sottolineato la denuncia dei profughi. Ma, al di là della rivolta veronese, che fa seguito a quello di Cona, nel Veneziano, che cosa si dovrebbe fare, d’ora in avanti, sui richiedenti asilo? Un Centro di identità ed espulsione per ogni regione? «Per i Cie vanno reperite le risorse», dice Tosi, coordinatore del Fare!, «ma il vero problema si risolve al di là del Mediterraneo, con accordi economici con Tunisia, Marocco e altri Stati africani, come ha fatto la Turchia, per fermare i flussi».

Andrebbe poi imposta, secondo Tosi, e non richiesta - come ha fatto il Governo con l’Anci; solo che hanno risposto positivamente 2.800 su 8.000 Comuni - la quota di due profughi e mezzo a Comune per ogni abitante.

Sul fronte cittadino, Massimo Piubello, capogruppo tosiano in Comune, della destra di Progetto Nazionale, annuncia di voler partecipare alla manifestazione di lunedì sera del movimento Verona ai Veronesi, vicino al movimento della destra estrema Forza Nuova, a Veronetta, per dire «basta al business dell’accoglienza». «Ma la Regione Veneto, nel 2014, ha firmato un accordo Stato/Regioni sulle quote di richiedenti asilo e queste, chiedo, sono state rispettate? È inutile, altrimenti, protestare. Ai tavoli bisogna far rispettare gli accordi sottoscritti».

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