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Ucciso dal freddo

Dramma in Pradaval
«Tutti noi colpevoli
per la fine di Daniel»

Ucciso dal freddo
I giardini di Pradaval (Dienne)
I giardini di Pradaval (Dienne)
I giardini di Pradaval (Dienne)
I giardini di Pradaval (Dienne)

«Non si può morire così, di freddo, nel cuore della città, nell’indifferenza generale: siamo tutti colpevoli, tutti». Marco Selmo è il titolare del chiosco di piazza Pradaval a pochi metri dalla panchina su cui è morto Daniel Matal. «Non lo conoscevo personalmente ma di sicuro», racconta, «di disperati come lui qui ne girano tanti, bivaccano tutto il giorno, si ubriacano e poi quando fa buio vanno via. Daniel, invece, ha scelto di restare e il freddo l’ha ucciso».

A pochi metri di distanza il fiorista de «La Vien en Rose», Gaetano D’Abbene: «Non so come ma bisogna che chi è in crisi sappia di avere sempre una porta da aprire, una possibilità, un aiuto».

Anche chi in piazza Pradaval ci passa regolarmente le giornate facendo la spola con il Pam di via Dei Mutilati dove va a rifornirsi di vino, non sa nulla di Daniel. «Forse l’abbiamo visto qualche volta ma non era un habituè di questo posto», confessa un gruppo di cinque uomini seduti vicino alla statua del Sanmicheli, «bene o male ci conosciamo tutti tra di noi, parliamo, ci aiutiamo, se uno si sente male lo convinciamo ad andare in ospedale, ce lo portiamo addirittura, di sicuro non lo lasciamo qui a crepare di freddo... siamo disperati, è vero, non abbiamo niente da dare ma il cuore sì, siamo tutti sulla stessa barca e può capitare a chiunque di essere nei guai come Daniel, quindi la regola è quella di fare squadra e di non abbandonare mai il fratello che sta peggio. Se avessimo saputo, lo avremmo salvato».

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