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Mantova

Ragazzino ucciso da una panchina a Castel D’Ario, i genitori: «Il medico alzò la testa e ci disse che era morto»

Padre e madre parlano al processo. I cinque imputati di omicidio colposo non si sottopongono all’esame. Due fanno dichiarazioni spontanee negando ogni responsabilità
Mantova, crolla la panchina, muore un 14enne
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«Quella sera era andato in gelateria con sua cugina, poi è tornato a casa a cambiarsi la maglietta che si era sporcata ed è tornato fuori per andare ai giardini con i suoi amici. È stata l’ultima volta che lo abbiamo visto».

Una testimonianza tanto precisa quanto toccante, ieri davanti alla giudice Raffaella Bizzarro, quella dei genitori di Matteo Pedrazzoli, morto il 10 agosto di 6 anni fa sotto la panchina crollata ai giardini di Castel d’Ario. Si sono costituti parte civile, con l’avvocata Maria Grazia Galeotti, insieme al figlio maggiore.

Accusa di omicidio colposo

Sul banco degli imputati, con l’accusa di omicidio colposo, Marzio Furini, responsabile dell’ufficio tecnico del Comune di Castel d’Ario, Luca Bronzini, titolare della ditta che si era aggiudicata i lavori, i fratelli Cristian e Loris Manfredi, carpentieri ed Elena Bellini, l’architetta progettista. Dopo il confronto tra i consulenti tecnici, nessuno degli imputati ha accettato di sottoporsi all’esame previsto, ma Furini e Bellini hanno reso dichiarazioni spontanee. Furini ha ribadito che la verifica dei calcoli strutturali su quel manufatto non rientrava nelle sue competenze, mentre Bellini ha ripetuto di aver affidato i calcoli a un ingegnere super qualificato, di cui non aveva ragione di dubitare.

Sulla qualificazione del manufatto, punto chiave del processo, non ha chiarito con precisione se nel progetto si intendeva una panca girevole o un pannello girevole: la differenza della seduta, secondo l’analisi dell’accusa, comporta ovviamente una diversa funzione.

Uso improprio

Il tema è proprio l’uso della panchina: pensata come elemento di arredo dei giardini, ma usata come giostra girevole, senza cartelli che indicassero il pericolo di crollo nel caso più persone ci saltassero sopra insieme. 

«Credevamo che Matteo fosse tranquillo a giocare coi suoi amici, quando un signore, uno di quelli che aveva aiutato a sollevare la panchina, è venuto a chiamarci dicendoci che Matteo si era fatto male - ha raccontato la madre - Siamo corsi ai giardini a piedi, intorno alla panchina c’era tanta gente. Lui era a terra, con un medico che gli faceva il massaggio cardiaco. Dopo qualche minuto ha alzato la testa e ha detto che era morto».

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