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Tribunale

L'ex consigliere Bacciga assolto per il braccio alzato, ma la Procura va in appello

di Manuela Trevisani
Il procuratore capo reggente Bruni chiede la revisione: l’ipotesi di accusa è violazione della legge Scelba
Bacciga fece il saluto romano in consiglio comunale rivolto alle attiviste vestite da ancelle
Bacciga fece il saluto romano in consiglio comunale rivolto alle attiviste vestite da ancelle
Bacciga fece il saluto romano in consiglio comunale rivolto alle attiviste vestite da ancelle
Bacciga fece il saluto romano in consiglio comunale rivolto alle attiviste vestite da ancelle

La Procura ha impugnato la sentenza di assoluzione nei confronti dell’ex consigliere comunale Andrea Bacciga, finito a processo per il braccio alzato all'indirizzo di alcune attiviste di “Non una di meno”.

 

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«Nei giorni scorsi abbiamo chiesto la revisione in appello della sentenza», spiega Bruno Francesco Bruni, procuratore capo reggente di Verona, «in quanto riteniamo che il reato ci sia». Bacciga, infatti, era stato assolto “perché il fatto non sussiste” lo scorso novembre dal tribunale collegiale, presieduto dal giudice Alessia Silvi.

 

Braccio destro alzato in sala Gozzi

Nel mirino degli inquirenti quanto avvenuto nel corso della seduta del Consiglio comunale il 26 luglio 2018 a Palazzo Barbieri. Quella sera erano al voto due mozioni della Lega volte a dare ampio spazio alle associazioni cattoliche per contrastare l'aborto libero: per questo le «ancelle» avevano inscenato una manifestazione davanti a palazzo Barbieri e al suo passaggio Bacciga divenne l'oggetto degli sfottò. Una volta entrati in sala Gozzi, l’allora consigliere comunale di Battiti aveva alzato il braccio destro in direzione delle attiviste di “Non una di meno”, che si trovavano nel loggione.

 

Rinviato a giudizio

La Procura aprì un’inchiesta nei confronti di Bacciga: l’ipotesi di accusa era la violazione dell'articolo 5 della legge Scelba, che punisce chiunque «compie manifestazioni usuali del disciolto partito fascista ovvero di organizzazioni naziste».

L’ex consigliere comunale è stato quindi rinviato a giudizio e, al termine della requisitoria, il procuratore Bruni ha chiesto la condanna a quattro mesi e 500 euro di multa. Ma il tribunale collegiale ha invece deciso di assolvere Bacciga (difeso dagli avvocati Roberto Bussinello e Irene Dal Fior). «Non è la manifestazione esteriore, in quanto tale, ad essere oggetto di incriminazione bensì il suo venire in essere in condizioni di pubblicità tali da "rappresentare un concreto tentativo di raccogliere adesioni ad un progetto di ricostituzione del partito fascista"».

 

Le motivazioni della sentenza

E il saluto di Bacciga alle ancelle di “Non una di meno”, evidentemente, secondo i giudici scaligeri, non aveva quella precisa caratteristica. È questo uno dei passaggi centrali delle motivazioni della sentenza del collegio. Secondo i giudici, non si può prescindere dal caso concreto: «Il gesto non ha avuto alcuna attitudine di raccolta di consensi né tanto meno una finalità propagandistica» hanno scritto.

Il fatto che fossero all'ordine del giorno (e poi non discusse) due mozioni particolarmente delicate fu solo l'occasione «e non il motivo del successivo saluto romano, posto in essere al momento dell'ingresso in aula quale reazione alle contestazioni che già, prima della seduta, erano iniziate nei suoi confronti». I giudici, infine, sottolineano che comunque la condotta deve essere idonea a determinare la diffusione di idee fasciste: «La distanza temporale (dal periodo fascista) è rappresentativo della consistenza dei valori (antifascisti) sui quali è stata scritta la Costituzione e della difficoltà che quei valori siano messi in pericolo da evocazioni quali quelle poste in essere dall'imputato».

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