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Le chiavi della trappola
a Casa Nazareth
si trovano in gruppo

La squadra verde degli insegnantiLa squadra blu
La squadra verde degli insegnantiLa squadra blu
La squadra verde degli insegnantiLa squadra blu
La squadra verde degli insegnantiLa squadra blu

Dieci professori «rinchiusi» in una escape room per preparare la lezione interattiva per una dozzina di studenti: dover uscire da un set realistico in cui si viene «rinchiusi» e da cui ci si può liberare solo risolvendo enigmi, indovinelli, rompicapo è sembrata la modalità più coinvolgente per promuovere il lavoro di squadra, la cooperazione, il raggiungimento di un obiettivo comune tra gli studenti. L’idea di proporre a un gruppo di alunni del centro di formazione professionale Casa Nazareth, a Mozzecane, questa modalità pratica di lavorare in squadra è venuta a Enrico Contri, insegnante di lettere e geografia economica già avvezzo a questa tipologia di giochi di logica. «La scuola accoglie anche molti ragazzi con fragilità e bisogni diversi e riuscire a trasformare una classe in un gruppo è difficilissimo», spiega Contri. «Anche in alcuni ambiti di attività didattica, come i momenti di cucina per chi si sta formando all’indirizzo alberghiero, la squadra è necessaria. Ma la realtà è che ognuno di loro sembra chiuso nel suo piccolo mondo individuale. Serviva qualcosa che dimostrasse ai ragazzi che spesso, per arrivare all’obiettivo, bisogna essere gruppo e riflettendo su questo mi è venuta in mente l’esperienza che già avevo fatto in una escape room»». Il docente ne parla con i colleghi e con la dirigente Alessandra Carcereri e ottiene il via libera: prende allora contatti con Alberto D’Annibale, 21 anni, che a maggio ha aperto a Verona Cronos escape room. «Quando mi è stata spiegata l’idea ho detto subito sì. Sono un giovane imprenditore che si è fatto da solo», spiega D’Annibale, che dopo sei mesi nel 2018 esporterà l’esperienza anche a Milano e Brescia, e che lungo la strada ha trovato spesso chi lo ha sostenuto. «Ho acquisito così quella che è diventata la mia forma mentale e cioè la convinzione che se tu hai dei talenti devi metterli a disposizione, se hai avuto fortuna devi condividerla, se puoi in qualche modo offrire un’opportunità lo devi fare. E così ho detto sì, e ho scelto di offrire l’esperienza ai ragazzi in forma gratuita».

Nessuno, oltre al professor Contri, aveva mai sperimentato la modalità di intrattenimento e così, prima di dire il sì definitivo, i professori hanno deciso di mettersi in gioco per primi: suddivisi in due squadre si sono «rinchiusi» in due delle «stanze» (gli scenari si chiamano così) di Cronos escape room.

La squadra verde, formata dai professori Attilia, Arnaldo, Alessandra, Annalisa ed Edoardo chiamati a liberarsi dalle trappole del set «Area 51»; la squadra blu, rinchiusa nello scenario dell’inferno di Dante, composta da Enrico, Flavia, Umberto, Carlotta e Davide. «Nessuno di noi ha risolto, nei 60 minuti di tempo assegnati, tutti gli enigmi», dice Contri, «ma i blu hanno registrato il 97 per cento dei rompicapo risolti contro l’86 per cento di quelli della squadra verde». I commenti una volta «liberi»? «Alcuni colleghi si sono inaspettatamente sentiti un po’ bloccati dall’atmosfera incredibilmente coinvolgente della stanza e dal fatto di essere stati davvero calati in un ambiente che offre moltissime stimolazioni. Altri, proprio avendo sperimentato quest’ora fuori dal proprio mondo, ne sono usciti assolutamente entusiasti. La cosa più importante», racconta Contri, «è che le dinamiche di squadra si sono create spontaneamente e sono state davvero partecipate. C’era un obiettivo comune, cioè uscire da quella trappola e tutti abbiamo avuto chiaro già da subito che ci saremo riusciti solo grazie al concorso di tutti». D’Annibale, che dalle telecamere ha assistito al gioco di entrambe le squadre, sorride. «Al loro arrivo qualcuno aveva l’aria scettica e l’aveva presa alla leggera. Una volta dentro», racconta, «li ho visti saltare». Ora, tempo giusto qualche settimana, toccherà ai ragazzi.

Paola Dalli Cani

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