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Profughi, subito scontro
tra Sboarina e prefettura

Il sindaco Federico Sboarina in sala Arazzi: al primo giorno di lavoro ha dovuto subito affrontare il nodo immigrazioneIl prefetto Salvatore Mulas
Il sindaco Federico Sboarina in sala Arazzi: al primo giorno di lavoro ha dovuto subito affrontare il nodo immigrazioneIl prefetto Salvatore Mulas
Il sindaco Federico Sboarina in sala Arazzi: al primo giorno di lavoro ha dovuto subito affrontare il nodo immigrazioneIl prefetto Salvatore Mulas
Il sindaco Federico Sboarina in sala Arazzi: al primo giorno di lavoro ha dovuto subito affrontare il nodo immigrazioneIl prefetto Salvatore Mulas

Profughi: subito scintille tra il nuovo sindaco Federico Sboarina e la prefettura. «Sui profughi a Verona voglio sapere tutto. Non accetto che arrivino cento immigrati qui senza che se ne sappia qualcosa. Altrimenti ci incateniamo davanti alla prefettura», fa sapere il primo cittadino, alla guida di una coalizione di centrodestra. Il «casus belli» è l’apertura del nuovo Centro di accoglienza straordinaria, Cas, a San Zeno, in via Pontida, in un edificio di proprietà della prefettura, per 11 persone di cui sette donne e quattro bambini (altro articolo).

IL NODO, precisa Sboarina, non è però nel merito - «stiamo parlando di donne e bambini, per i quali la nostra attenzione e cura devono essere molto elevate», spiega - quanto nel metodo. «Ho appreso di questa apertura di un Cas a San Zeno per vie traverse martedì pomeriggio e soltanto in serata, parlando con il viceprefetto, mi è stato detto che avevano provato a contattarmi, ma non riuscendoci avevano informato Anna Leso, ex assessore ai servizi sociali, che però è decaduta, e poi l’hanno detto a me», spiega Sboarina, in municipio, presenti Lorenzo Fontana, eurodeputato e vicesegretario federale della Lega Nord, Ciro Maschio di Fratelli d’Italia e Michele Croce, di Verona Pulita.

Sboarina alza dunque il tiro: «Ora, tutto questo è molto strano. Ma c’è di più. Non sono riuscito a sapere il nome della cooperativa che gestisce il Cas», che è la San Francesco, di San Bonifacio, «ed è altrettanto strano che il settore servizi sociali del Comune non sapesse nulla, perché la questione veniva gestita direttamente dall’ex sindaco Tosi e dal prefetto. Allora chiedo: si è saputo di questo Cas a San Zeno il 4 aprile e viene aperto dopo la fine della campagna elettorale?».

PALETTI. Il primo cittadino, dunque, esige chiarezza: «Io chiedo e pretendo, da sindaco, di essere aggiornato dal prefetto ogni settimana, sulla questione profughi».

Nei giorni scorsi - L’Arena di ieri - tra l’altro Sboarina ha ribadito quanto più volte detto in campagna elettorale sulla questione: «Noi ci poniamo a sostegno delle fasce deboli e siamo per l’accoglienza, ma solo per richiedenti asilo che ne hanno i requisiti, essendo provenienti da zone di guerra. Ma siamo fermamente contrari al fatto che immigrati vaghino per la città senza avere diritto a restare sul nostro territorio, magari ai bastioni a spacciare e a delinquere. La nostra priorità», aggiunge, «è la sicurezza e la difesa delle nostra famiglie e della comunità». Va ricordato che nei mesi scorsi, alla notizia dell’apertura del Cas in via Pontida che ha suscitato numerose polemiche, l’associazione Battiti - di cui Sboarina è presidente e di cui tra gli altri fanno parte Daniele Polato e Stefano Bertacco, entrambi in corsa per entrare in Giunta con Sboarina - considerando che via Pontida è vicina ai bastioni già luogo di spaccio, degrado e prostituzione, avevano chiesto alla prefettura di recedere dal progetto. Va però pure ricordato che all’epoca non si è saputo subito - è emerso solo più avanti - che il Cas avrebbe ospitato solo donne e bambini.

VERIFICHE. Il tema più generale, comunque, pure ribadito da Sboarina, va però oltre e sopra i poteri del sindaco. In ogni caso, precisa lui, «bisogna provvedere ai rimpatri di quanti non hanno i requisiti per stare sul nostro territorio». Già, ma come sottolinea Fontana, il vicesegretario della Lega di Matteo Salvini, «chiediamo a chi di dovere di verificare l’attività delle cooperative e di chi gestisce il business dei profughi e ci guadagna. Ma bisogna verificare anche come vengono trattati i profughi, a fronte di tutte le risorse economiche impiegate. Stranissimo comunque aprire il Cas in via Pontida il giorno dopo l’insediamento del nuovo sindaco. Speriamo in un rapporto migliore con la prefettura. Noi siamo disposti a perdonare, ma chiediamo collaborazione».

E Maschio, di FdI, cita la mozione da lui presentata in Consiglio comunale, non approvata, «che chiede l’obbligo di rendicontazione su chi gestisce il business dell’accoglienza dei profughi». «La faremo nostra, ovviamente», conclude il sindaco.

Enrico Giardini

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