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Omicidio Tommasoli. Condannati
in quattro. Assolto Vesentini

LA DECISIONE. I giudici della Corte d'Assise infliggono mezzo secolo di reclusione dopo sette mesi di processo. L'unico che se l'è cavata ha iniziato a piangere, Veneri è sbiancato e poi si è messo le mani sul viso, mentre Corsi è andato a consolare la mamma

 Da sinistra, Dalle Donne, Perini e Veneri al momento della lettura della sentenza con la quale sono stati condannati per omicidio preterintenzionale DIENNEFOTO
Da sinistra, Dalle Donne, Perini e Veneri al momento della lettura della sentenza con la quale sono stati condannati per omicidio preterintenzionale DIENNEFOTO

 Da sinistra, Dalle Donne, Perini e Veneri al momento della lettura della sentenza con la quale sono stati condannati per omicidio preterintenzionale DIENNEFOTO
Da sinistra, Dalle Donne, Perini e Veneri al momento della lettura della sentenza con la quale sono stati condannati per omicidio preterintenzionale DIENNEFOTO

Verona. Andrea Vesentini è rimasto immobile e ha iniziato a piangere, Nicolò Veneri è sbiancato, poi si è messo le mani sul viso, Guglielmo Corsi invece, terminata la lettura, è andato a consolare la mamma. Reazioni diverse alla sentenza che ha chiuso un processo durato sette mesi per i cinque giovani che dal maggio scorso sono sottoposti a misura cautelare. Reazioni opposte perchè la Corte ha condannato seppur distinguendo ruoli e posizioni. E diverse sono state le pene: dall'assoluzione del giovane di Illasi dall'accusa di concorso in omicidio preterintenzionale ai 14 anni inflitti a Nicolò Veneri e Federico Perini, ritenuti responsabili insieme a Raffaele Dalle Donne (12 anni) e Guglielmo Corsi (10) della morte di Nicola Tommasoli. Tutti immobili, con lo sguardo rivolto alla Corte, al presidente Dario Bertezzolo che alle 16.40 ha iniziato a leggere il dispositivo, la decisione presa dopo oltre cinque ore di camera di consiglio, iniziata verso mezzogiorno, al termine di repliche e controrepliche.
Pene diverse, in totale cinquant'anni di carcere ai quali si aggiunge la condanna al risarcimento del danno ai genitori, al fratello e alla compagna di Nicola ma anche al Comune oltre al pagamento delle spese processuali. A Corsi e a Dalle Donne la Corte ha riconosciuto le attenuanti generiche (prevalenti sull'aggravante dei futili motivi per il primo ed equivalenti per il secondo) ma non le ha concesse a Perini e Veneri.
Mezzo secolo di reclusione per quel che avvenne la notte del primo maggio dello scorso anno, per quei due episodi che sono entrati, con una valenza decisamente diversa, nella contestazione del pubblico ministero: l'incontro con il punk in via Cappello iniziato con la richiesta di denaro e terminato con la consegna di alcune spillette (la contestazione iniziale, la rapina, è stata riqualificata dal pm in violenza privata) e poi, dieci minuti dopo, l'episodio più grave, quello di corticella Leoni.
Quella notte maledetta nella quale Nicola Tommasoli, 29 anni, designer industriale di Negrar, e due amici si trovarono a transitare nello stesso spazio in cui l'altro gruppo formato da Perini, Veneri, Corsi, Vesentini e Dalle Donne. La notte in cui la richiesta di una sigaretta, un no detto bruscamente, la reazione e un pugno diede inizio a pochi minuti di scontro, quello scambio che terminò quando, accorgendosi che un giovane era a terra, immobile, qualcuno gridò «basta, basta andiamo via» e i cinque scapparono. Quel giovane era Nicola. Non si alzò più, il decesso fu dichiarato il 5 maggio.
Un processo lungo, complesso nel quale non sono mancati i torni alterati ma che si è sempre mantenuto sul filo della compostezza, nel quale sono entrate consulenze e due perizie mediche (affidate al professor Carlo Torre e al dottor Guido Stura) e le tesi, contrapposte. Quattordici esperti, elaborati meticolosi per arrivare a stabilire l'esistenza o meno del nesso di causa, ovvero di quel collegamento tra i colpi ricevuti da Nicola e il suo accasciarsi a terra, tra quel ceffone e la rottura dell'arteria cerebrale che provocò un'emorragia imponente, quella che poi causò l'arresto cardiocircolatorio. Quel nesso causale sostenuto fin dall'inizio dal sostituto procuratore Francesco Rombaldoni che contestò ai cinque giovani che, uno dopo l'altro vennero individuati e fermati, l'omicidio preterintenzionale.
Quell'accusa che ha retto, così come hanno retto la ricostruzione dell'episodio fatta dall'accusa, le responsabilità di ognuno e di tutti per quel che avvenne, anche di chi con Nicola non si interfacciò ma rispondeva a titolo di concorso di quella morte non voluta ma causata da un colpo al volto. Nessuno ha ammesso di aver colpito Nicola, in aula è emerso chi non lo toccò perchè era impegnato o a confrontarsi con i due amici o a cercare di evitare che si picchiassero. Ma c'erano tutti e l'accusa, seppur con distinzioni nelle richieste di condanna, era rimasta la stessa. La Corte ha «assolto perchè il fatto non costituisce reato» solo Andrea Vesentini, per lui non ha ritenuto esistente il concorso in omicidio e per l'altro reato la condanna si è attestata su un anno e quattro mesi (il periodo trascorso in carcere e ai domiciliari) con il beneficio della pena sospesa e della non menzione. Lui l'unico che ieri pomeriggio ha lasciato l'aula libero. Nicolò Veneri, 21 anni, studente, residente in Via Quinzano, difeso dall'avvocato De Zuani,è stato condannato a 14 anni per l'omicidio preterintenzionale. Frequenterà le serali Federico Perini, 21 anni. di Boscochiesanuova, difeso dagli avvocati Bussinello e Trimeloni, è stato condannato a 14 anni di reclusione per il preterintenzionale e la violenza privata Raffaele Dalle Donne,
20 anni, studente, residente a San Giovanni Lupatoto, difeso da Bussinello e Trimeloni, è stato condannato a 12 anni. Si iscrive all'università Guglielmo Corsi, 21 anni il 10 settembre scorso, residente a Illasi, difeso dagli avvocati Quaranta e Serpelloni, ha preso 10 anni. Ora andrà ad assistere gli anziani in casa di riposo Andrea Vesentini,
22 anni, di Illasi, è stato l'unico assolto dall'accusa di omicidio preterintenzionale. Inflitto invece 1 anno e 4 mesi per violenza privata. Difeso dall'avvocato Delaini ha ottenuto i doppi benefici ed è tornato libero

Fabiana Marcolini

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