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Custoza

«Cipì» Brutti ha realizzato il suo sogno: «Faccio giocare a calcio bambini e bambine»

Già giocatrice professionista e poi allenatrice (anche dell'Hellas femminile), con Matilde Santinato ha fondato una scuola calcio per under 10
Veronica Brutti e Matilde Santinato hanno fondato una scuola calcio per bambini e bambine (foto Pecora)
Veronica Brutti e Matilde Santinato hanno fondato una scuola calcio per bambini e bambine (foto Pecora)
Veronica Brutti e Matilde Santinato hanno fondato una scuola calcio per bambini e bambine (foto Pecora)
Veronica Brutti e Matilde Santinato hanno fondato una scuola calcio per bambini e bambine (foto Pecora)

Il sogno di Cipì di guidare una squadra di calcio dove potessero giocare le donne, si è avverato. Veronica Brutti, 36 anni, già calciatrice professionista, originaria di Villafranca, da un biennio residente a Custoza, proprio nella frazione ha dato vita, assieme a Matilde Santinato, 22 anni, «asso del pallone» proveniente da Buttapietra, all’Asd. Associazione sportiva dilettantistica «Cipì» dove possono imparare a giocare a calcio maschi e femmine.

 

Bimbe e bimbi da 4 a 10 anni

Ogni venerdì pomeriggio sono una trentina i giocatori «in erba» che, divisi in due gruppi, dalle 16 alle 18.45 sono seguiti dalle due allenatrici. «Ci sono due gruppi», sottolinea Brutti, presidente e mister della squadra, «quello dei più piccoli, da 4 a 5 anni, quello dei più grandicelli, da 6 a 10. Metà sono bambine».

Brutti, laureata in filosofia, scienze pedagogiche e scienze motorie, oltre a insegnare alla scuola primaria dell’istituto canossiano di via Messedaglia a Villafranca ha un curriculum calcistico di tutto rispetto. «Avevo 10 anni», ricorda, «quando entrai nel Villafranca femminile, creato al liceo Medi dalla professoressa Rosetta Rizzini nel 1997 e divenuto poi Fortitudo Mozzecane, in serie D». «In seguito», prosegue Brutti, «fui convocata nel Bardolino, in serie A. Per un paio d’anni ho giocato anche nella nazionale Under 19 italiana, allenata da Betty Bavagnoli: partecipammo agli europei in Finlandia e ai mondiali in Thailandia».

In seguito Brutti ha indossato le maglie di Porto Mantovano, Reggiana, Acf Milan e Firenze. Tornata a Verona ha proseguito come centrocampista nella Fortitudo Mozzecane e nella Pro San Bonifacio. Negli ultimi anni si è dedicata all’allenamento, seguendo, nell’annata 2022-2023 la prima squadra femminile dell’Hellas Verona.

Brutti spiega: «Cipì (come il passerotto protagonista dell’omonimo romanzo scritto dal maestro Mario Lodi, ndr) era il nome con cui da piccola mi chiamava mia mamma Graziella. La passione per il calcio me l’ha trasmessa mio fratello maggiore Emanuele, che per anni ha giocato come centrocampista nel Villafranca: alla fine si può dire che l’allieva ha superato il maestro».

 

Pari opportunità

«Il mio obiettivo», rivela Cipì Brutti, «è far sì che per una bambina sia normale giocare a calcio, come in tutte le discipline sportive, senza che questo sport continui a essere considerato prettamente maschile. L’importante», riflette Brutti, «è che ci si appassioni al calcio, anche se col crescere dell’età degli atleti è necessario, come per altre specialità, mantenere distinti i settori maschile e femminile». Quindi ammette: «Con questo progetto volevo ridare al calcio ciò che questo sport ha dato a me, il mio sogno è sempre stato di avviare una società mia».

Ad affiancare Brutti c’è Matilde Santinato, studentessa di Filosofia a Verona, già centrocampista della Primavera Women dell’Hellas, società in cui allena le bambine dell’Under 8. «Ho iniziato a giocare a calcio a 10 anni a Marchesino di Buttapietra», racconta, «dove c’era un’allenatrice donna. Ero l’unica bambina in mezzo a una ventina di bambini».

 

Genitori contenti

Manuela Tomasi, presidente della casa di riposo di Villafranca, mamma di una giovane atleta della Cipì, dice: «Qualche anno fa, quando presiedevo la scuola dell’infanzia Divina Provvidenza di Custoza, Veronica, che era la coordinatrice, promosse il progetto di una scuola calcio aperta a bambini e bambine. Grazie alla determinazione di lei e di Matilde è nata questa società e noi, come genitori dei piccoli atleti abbiamo apprezzato l’iniziativa».

Fabio Tomelleri

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