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Sprar, decisione rinviata
Il Comune prende tempo

Il sindaco Angelo Tosoni
Il sindaco Angelo Tosoni
Il sindaco Angelo Tosoni
Il sindaco Angelo Tosoni

Il consiglio comunale di Valeggio ha scelto di prendere tempo sull’adesione allo Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati). Infatti dopo una lunga discussione sull’atto di indirizzo per lo Sprar, che era l’unico punto all’ordine del giorno, il sindaco Angelo Tosoni ha fatto votare il suo ritiro.

A far pendere la bilancia per una sospensione di giudizio non solo le perplessità esternate da alcuni consiglieri di minoranza ma anche il no secco allo Sprar da parte della componente leghista della maggioranza, composta da Andrea Molinari, capogruppo di maggioranza e da Vania Valbusa, assessore all’Ecologia. Anche in considerazione del rischio di una possibile frattura all’interno della maggioranza, che comprende una componente tosiana, guidata dal sindaco e un’altra di area civica, il documento proposto inizialmente si chiudeva lasciando aperta la possibilità di accettare o respingere lo Sprar. In apertura era stato Angelo Tosoni a illustrare la proposta, ricordando che il diritto d’asilo è garantito dall’articolo 10 della Costituzione italiana e dalla Convenzione di Ginevra e che Anci e Ministero dell’Interno hanno stabilito un piano che permette a chi aderisce allo Sprar di evitare concentrazioni troppo alte di richiedenti asilo, utilizzando una clausola di salvaguardia legata alla quota del tre per mille abitanti. «Ci saranno due elenchi», ha spiegato Tosoni, «e per chi aderirà allo Sprar sarà fissato un tetto negli arrivi. Per noi sarebbe di 45 persone ma ne abbiamo già 21 nel Cas (Centro accoglienza straordinaria). Se rimani fuori dallo Sprar gli arrivi potrebbero essere legati ad esigenze contingenti e a bandi limitati ai Comuni che non aderiscono. La decisione spetta al consiglio».

Per Alessandro Gardoni, capogruppo di Cittadini per Valeggio, «dopo un iniziale atteggiamento positivo le perplessità sono diventate tantissime perché non abbiamo una vera è propria garanzia che la prefettura non possa derogare al limite del tre per mille. Non si capisce nemmeno come il Cas, che è gestito da una cooperativa, possa trasformarsi in Sprar che sarà in mano al Comune. Non abbiamo nemmeno le risorse umane e economiche per gestire questa situazione». Ancora più secco il commento di Andrea Molinari, che ha precisato di voler parlare come segretario della Lega Nord e non come capogruppo.

«Non voglio urtare sensibilità diverse», ha sostenuto Molinari, «ma per noi, come hanno ribadito i governatori di Veneto, Lombardia e Liguria, l’unico strumento da adottare è il Cie (Centro identificazione e espulsione). Lo Stato ci rifila invece un problema che è un impegno ulteriore per l’ente locale». Articolato l’intervento di Enrico Bertuzzi, di Valeggio si cambia, per il quale di fronte ad un «dilemma etico» e, pur capendo alcune perplessità, si possono provare ad individuare delle risposte, tenendo presente anche che il Comune con lo Sprar avrà dei finanziamenti e «strutturandosi sarà in grado di sostenere questa scommessa per quelli che potrebbero essere i cittadini di domani». Diverse le valutazioni di Francesco Marchi, del gruppo Valeggio-Cittadini protagonisti, che s’è soffermato sull’opportunità di governare il processo. «La scelta è tra subirlo, col rischio che, senza la clausola di salvaguardia, possiamo trovarci un albergo con 100 richiedenti asilo e altri 100 negli appartamenti, o governarlo. Quest’ultima è la scelta migliore, stabilendo accordi precisi e lavorando con le associazioni».

A quel punto il vicesindaco, Marco Dal Forno, proponeva di ritirare l’ordine del giorno in attesa che il sindaco di Sommacampagna, che guida la conferenza dei sindaci, incontri i referenti regionali dello Sprar. Invito accolto dal sindaco che sottolineava l’illusorietà di rimanere fuori dai fenomeni migratori e le positività degli Sprar: «I funzionari confermano che in quel circuito li conosci meglio, hanno residenza e carta d’identità e non rifiutano i lavori socialmente utili. Certo non tutti sono effettivamente rifugiati e le richieste d’asilo vengono inizialmente bocciate al 70 per cento». Un dato che però cambia dopo i ricorsi quando gran parte delle domande vengono accolte.

Alessandro Foroni

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