È caccia al quadro che disturbava il sonno dei bimbi di sessant’anni fa. I cittadini di via Bovo, infatti, stanno cercando di riportare il temuto «dipinto da incubo» nella piccola chiesa di campagna dalla quale è misteriosamente sparito.
Il centro della storia è un oratorio dedicato al protettore degli animali da allevamento, San Bovo, che ha da tempo superato l’epoca di massimo splendore. Nella chiesetta c’era una tela che rappresentava un frate senza capelli e un teschio. Chi fosse nessuno lo sa, forse un santo.
Il ricordo della paura
È invece nitida nella memoria di chi era bambino a metà anni Sessanta la paura che incuteva. «Ricordo bene il terrore che avevamo guardando quel quadro, quando il primo ottobre andavamo in processione nella chiesa di San Bovo per l’inizio dell’anno scolastico alle elementari o quando partecipavamo al rosario di maggio», racconta Gabriella Pacchetti una delle «ricercatrici».
Storia e sparizione
La chiesetta, è stata chiusa nel 1971. Una parte delle opere che conteneva è stata trasferita nel tempio di Marchesino. Fra di esse c’erano una tela di Simone Brentana, una via crucis di Andrea Bernieri e un ex-voto del 1850, relativo al ribaltamento di un carrozza dal quale una coppia di sposi è uscita illesa. Non tutto ciò che si trovava nell’edificio seicentesco, che originariamente faceva parte di un complesso creato dai conti Dal Bovo, è stato spostato.
La tela degli incubi ad esempio, era stata lasciata lì. Approfittando dell’inutilizzo del tempio, qualcuno l’ha poi portata via. Nessuno sa dire quando o come questo possa essere avvenuto. La scomparsa è infatti stata scoperta recentemente. Quando, vedendo vecchie diapositive che nessuno guardava da chissà quanto, qualcuno dei bimbi di un tempo si è ricordato di quel «dipinto paurosissimo», rendendosi conto che ora non c’è più.
La ricerca e il recupero della tradizione
«Adesso mi piacerebbe tanto rivedere il quadro al suo posto, così come vorrei che l’oratorio tornasse ad essere patrimonio della comunità», afferma Gabriella Pacchetti.
Un obiettivo al cui raggiungimento il gruppo degli Amici di San Bovo e la parrocchia di Marchesino stanno lavorando. Il 2 gennaio scorso hanno rievocato la festa dedicata al santo cui è intitolata la chiesa, che un tempo era molto sentita, perché vi veniva benedetto il sale che gli allevatori mescolavano al fieno che davano da mangiare alle bestie, per farle rimanere sane, proponendo anche una lotteria. I proventi della sottoscrizione, quasi mille euro, sono serviti per compiere un rilievo dell’oratorio, che è utilizzabile per cercare fondi per il restauro.
«La nostra speranza», afferma Lorenzo Facci, parlando a nome del gruppo, «è di riuscire a valorizzare San Bovo, facendolo diventare parte di un percorso, anzi, un ecomuseo, comprendente anche le chiese rurali di Magnano, Trinità e Marchesino».