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’Ndrangheta, Anello nei guai

Il tributo a Ennio Morricone da parte della band «Città di Verona»
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Il tributo a Ennio Morricone da parte della band «Città di Verona»

Rispunta il nome della famiglia Anello nell’ambito di una maxi inchiesta anti ’ndrangheta della procura di Catanzaro. E riappare anche il nome di Maria Anello, sorella di Rocco, 59 anni, considerato il capo dell’omonima cosca di Filadelfia vicino a Vibo Valentia. La donna è stata fermata ieri a Berna in Svizzera dalla polizia federale dove si trovava con l’accusa di aver gestito parte degli investimenti del clan di ’ndrangheta, guidato dal fratello. Dopo un lungo interrogatorio, durato una decina di ore, la cinquantaquattrenne con residenza a San Zeno di Mozzecane, è stata rilasciata. Sono state arrestate 75 persone e ne sono state iscritte 158 nel registro degli indagati. A carico dei fermati, sono stati ipotizzati, diversi delitti fra i quali, associazione mafiosa, dedita al traffico di sostanze stupefacenti, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, turbative d’asta, corruzione, fittizia intestazione di beni, ricettazione, riciclaggio, autoriciclaggio, detenzione e traffico di armi, danneggiamenti, traffico di moneta falsa, traffico di influenze illecite, truffe ai danni dell’Inail e reati ambientali. Tutte le condotte contestate con l’aggravante della finalità mafiosa. All’inchiesta «Imponimento» hanno partecipato oltre 700 finanzieri del Comando di Catanzaro e dello Scico di Roma, in simultanea con la Polizia federale di Berna. Il coordinamento è della Dda di Catanzaro e dall’Autorità giudiziaria elvetica. E nell’ambito di questa maxi operazione, Maria Anello, difesa da Maurizio Milan, sarebbe stato un perno fondamentale, a parere degli inquirenti, per gli affari della cosca in Svizzera. Di lei parlano alcuni collaboratori di giustizia citati nel decreto di fermo della procura di Catanzaro di più di tremila pagine, firmato tra gli altri anche dal procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri. È stato proprio Gratteri a dichiarare all’Ansa che dalla Svizzera c’era un ingente traffico di armi da destinare ai ’ndranghetisti in Calabria: «Sono soprattutto», ha dichiarato il giudice all’Ansa, «una riserva, perchè ogni «locale» di ’ndrangheta ha bisogno di un esercito armato per intimorire le altre organizzazioni limitrofe e fare stare al proprio posto gli altri clan di ’ndrangheta» In realtà, le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, sentiti dagli inquirenti calabresi, descrivono Maria Anello come chi gestiva i soldi della cosca in Svizzera. «So che i fratelli Anello», ha affermato il pentito A.M. nell’interrogatorio riportato nel provvedimento, «hanno effettuato per il tramite di sua sorella (Maria ndr) investimenti in Svizzera. Ricordo che Vincenzino Fruci (altro indagato ndr) mi diceva che era interessato ad acquisire articoli da regalo o pezzi di antiquariato che potevano essere rivenduti in Svizzera dalla sorella degli Anello oppure da altri negozi in Svizzera finanziati dagli Anello». La donna era stata condannata in un paio di operazioni antidroga, svolte nel Veronese nel 2011 insieme al marito deceduto pochi anni fa e al figlio Cristofer Bartucca. •

Giampaolo Chavan

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