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«Morte assurda, era un artigiano attento»

di Nicolò Vincenzi
Gli operai dell’acciaieria di Vallese di Oppeano dopo l’incidente sul lavoro
Gli operai dell’acciaieria di Vallese di Oppeano dopo l’incidente sul lavoro
Gli operai dell’acciaieria di Vallese di Oppeano dopo l’incidente sul lavoro
Gli operai dell’acciaieria di Vallese di Oppeano dopo l’incidente sul lavoro

«Conoscevo Piero da tantissimi anni e non posso che avere parole belle per ricordarlo. Non riesco a credere che sia successo proprio a lui, al suo funerale ci sarà il mondo». A dirlo è un’amica di lunga data di Pietro Perricci, l’uomo morto a Vallese martedì precipitando dal tetto mentre era al lavoro. Aveva 64 anni. Arrivata da fuori Villafranca, la donna, prima di andare ad accendere un cero nella vicina chiesa ha suonato il campanello del civico 2 in piazza Madonna del Popolo. Nel pomeriggio di ieri a casa Perricci, però, non c’era nessuno. L’amica ha lasciato una lettera nella cassetta della posta: un segno per dimostrare la sua vicinanza. «Sembra impossibile che sia capitato a lui. Era una persona meticolosa, sempre attenta a ogni dettaglio». Lo chiama Piero, come tutti quelli che lo conoscevano bene. «So che faceva parte dell’associazione donatori di organi. Quindi credo che sarà questo il suo ultimo atto di generosità», prosegue. «Adorava la figlia. Era una persona buona e gentile. Anche nel modo di parlare». Perricci era rimasto senza papà molto giovane e si era preso cura lui della numerosa famiglia, soprattutto delle sorelle. «Andavano tutti da Piero, aveva la soluzione per qualsiasi cosa. E se non chiedevi a lui poi ci rimaneva male», conclude la donna. L’artigiano ha lasciato un ottimo ricordo anche a Christian e Nicola, i due gestori del bar sul lato opposto della piazza. «Aveva la battuta sempre pronta. Parlava con tutti ed era sempre disponibile. Una volta il vento aveva sradicato il gazebo fuori dal locale. Era venuto lui, con il suo fil di ferro, a sistemarcelo. Era fatto così», aggiungono. «Veniva qui quasi tutti i giorni dopo il lavoro. Parcheggiava il suo furgone bianco, prendeva un caffè con la moglie e gli amici. L’ultima volta è stata proprio lunedì. Martedì la notizia ci ha lasciato di stucco». Originario della Puglia, da un decennio l’artigiano abitava a Madonna del Popolo dove era stato uno dei promotori del comitato del quartiere. Ma già da prima si era trasferito in città dopo aver lasciato la sua casa a Verona. Ieri mattina, la moglie e la figlia Francesca, hanno accolto amici e parenti dopo essere andate all’ospedale di Borgo Roma dove era stata trasportata la salma. •

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