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L'impresa

Mariella e il viaggio in bici da sola fino a Capo Nord, fra renne e cercatori d'oro

Duecento chilometri al giorno, Bighelli ha percorso 4.100 chilometri in venti giorni. «L'idea mi è venuta lungo il Mincio, vedendo un cartello europeo»
Mariella Bighelli a Capo Nord con la sua bicicletta
Mariella Bighelli a Capo Nord con la sua bicicletta
Mariella Bighelli a Capo Nord con la sua bicicletta
Mariella Bighelli a Capo Nord con la sua bicicletta

Lontana dal traffico, nel Nord selvaggio, tra renne e distese di boschi, ma anche a contatto con la gente del posto, ospitale e da scoprire. Ha pedalato per venti giorni lungo 4.100 chilometri, con la sua bicicletta, ma anche «con la mentalità giusta», dice.

Perché Mariella Bighelli ha appena firmato un’impresa non da poco, per la quale occorre allenamento, ma anche attitudine. Classe 1965, titolare di un’azienda di arredamento, dal primo al 20 agosto, partendo da Sommacampagna, ha raggiunto da sola Capo Nord in sella alla sua bici.

 

Come è venuta l'idea

Bighelli, madre di Gilberto Neirotti, noto per una delle scorse edizioni di Masterchef, parla bene l’inglese, ha fiato e forza nelle gambe, ma sottolinea che per raggiungere simili traguardi è questione appunto di mentalità. «Per ottenerlo bisogna volerlo e se non sei allenata, Sommacampagna-Capo Nord in 20 giorni non la fai», precisa spiegando come è venuta l’idea.

«Vengo dal triathlon. L’impulso mi è venuto mentre un giorno correvo lungo il Mincio. Sono stata colpita da una cartello sulla Euro 7, una pista ciclabile europea e da qui l’idea di andare a Capo Nord, il punto più a Nord dell’Europa».

 

Duecento chilometri al giorno

Bighelli si è prefissata una media di 200 chilometri al giorno e grazie al Gps dell’amico Enzo («che ringrazio») ha rispettato la tabella di marcia. Con alle spalle, però, dieci gare di Iroman full distance (3.800 metri a nuoto, 180 chilometri in bici e una maratona), due partecipazioni al campionato del mondo a Kona, Hawaii, una alla Marathon de Sable in Marocco.

 

Il percorso

Bighelli è partita dalla sua abitazione di Sommacampagna direzione Passo Resia a cavallo di una bicicletta di sette chili e un bagaglio di 3,5: un cambio estivo, uno invernale e un sacco a pelo. E poi via per Austria, Monaco, Germania, Repubblica Ceca, e di nuovo Germania, Berlino e verso Nord. «Sempre fuori dal traffico. A Rostock ho preso il traghetto per la Svezia dove ho incontrato tre giorni terribili», racconta. «Mai visto il sole, sempre alle prese con acqua e vento: decisamente il periodo più ostile che ho trovato. In Svezia ho percorso nei boschi decine di chilometri senza trovare anima viva ma quella di farla in solitaria era stata una mia scelta».

La sorella maggiore, Albertina Bighelli, consigliera comunale e provinciale, ascolta il racconto. Non è una sedentaria «ma un’avventura simile», dice, «non l’avrei mai intrapresa, in luoghi sconosciuti e disabitati». Lo ha fatto, invece, Mariella che continua: «Dalla Svezia al porto di Stoccolma ho traghettato per la Finlandia. Sono scesa a Turku, ho attraversato tutto il paese, fino a Rovaniemi, la città di Babbo Natale».

 

In Lapponia tra le renne

«Quindi destinazione Lapponia, a contatto con le renne selvagge. Le strade erano tutte libere, il tempo sempre favorevole con temperature dai 13 ai 20 gradi; bellissima e piacevole la natura. In Norvegia, dove il sole era già alto alle 4, mi alzavo alle 6 del mattino e c’era luce sino alle 23. Il freddo l’ho patito solo verso Capo Nord». Nessun inconveniente, invece, con la bici né problemi fisici «sebbene, stando in sella tutte quelle ore, temevo di averne. La vera difficoltà si è rivelata quella di reperire cibo». Bighelli, in caso di necessità, era in contatto col figlio Gilberto che collaborava nella prenotazione di hotel o case private o in campeggi. «Non esistono agriturismi o bar per il ristoro. Ho dormito anche in case private e non ho mai usato il sacco a pelo».

Durante uno di quei giorni, in Finlandia, paese ricco di ruscelli e laghetti, Bighelli ha trovato persino dei cercatori d’oro.

Decisamente più soft il rientro in Italia: «Da Capo Nord, ultima tappa, mi sono diretta in pullman ad Alta, sempre in Norvegia, dove ho preso un aereo interno per Oslo e da qui un volo diretto per Verona».

 

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