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Valeggio sul Mincio

Gesù nasce in una pagoda giapponese: il messaggio universale di Comencini

Nella chiesa di San Giovanni Battista di Salionze - Valeggio sul Mincio, la natività di Antonio Comencini
La natività in una pagoda giapponese di Antonio Comencini
La natività in una pagoda giapponese di Antonio Comencini
La natività in una pagoda giapponese di Antonio Comencini
La natività in una pagoda giapponese di Antonio Comencini

Qualche anno fa aveva impressionato gran parte dei nostri follower Instagram con una minuscola Natività inserita in una lampadina a watt. Per questo Natale, invece, l’immaginazione di Antonio Comencini – habitué di rassegne e concorsi presepistici - è corsa fino all’Estremo Oriente, in particolare tra quelle architetture e paesaggi giapponesi che hanno ispirato il suo nuovo capolavoro artistico.

Ecco che, nella chiesa di San Giovanni Battista di Salionze -Valeggio sul Mincio, dove è esposta l’opera, Gesù “nasce” ai piedi di una tipica pagoda. Tutt’attorno, un caratteristico giardino zen nel pieno della stagione invernale, con tanto di ciliegio in fiore e ponticello curvo, costruito su un laghetto dall’effetto vetrato realizzato a mano (come quasi l’intero allestimento) e abitato dalle tipiche carpe koi (pure queste dipinte direttamente dall’autore).

Messaggio universale

Ma il vero fascino del manufatto, oltre alla cura dei particolari (compresi i personaggi acconciati e vestiti secondo i costumi tradizionali locali), sta nella possibilità di ammirare la stessa scena sia sotto le luci del giorno che in una modalità notturna, riprodotta appositamente per dar vita all’evento della Natività.

«Invece di caratterizzare somaticamente anche la Sacra Famiglia, ho preferito proiettarne la sola sagoma, attraverso un effetto di ombre-luci che richiama le famose “ombre cinesi”», spiega Antonio, «a significare che, al di là del dato storico e delle geografie in cui la si voglia ambientare, Gesù (ri)nasce in tutto il mondo e per tutto il mondo».

Un messaggio di universalità, dunque, che dal guscio di questa grotta con le sembianze di tempio orientale, agli occhi dello spettatore si schiude in tutta la sua spiritualità e insieme umanità. E per il prossimo Natale, anticipa Antonio, tra le altre cose alle prese con la fabbricazione del suo quinto violino (il terzo e quarto esemplare sono già nelle mani di alcuni studenti di musica veronesi), «sto già pensando a un’altra ambientazione originale». 

 

Francesca Saglimbeni

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