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Valeggio sul Mincio

A scuola... di scacchi. Centinaia di ragazzini veronesi fra torri, regine e alfieri

Bambini e ragazzi in gara al palazzetto
Bambini e ragazzi in gara al palazzetto
Bambini e ragazzi in gara al palazzetto
Bambini e ragazzi in gara al palazzetto

Gli scacchi servono a crescere e a vivere. Ne sono convinti gli insegnanti e l’Associazione dilettantistica scacchi Valpolicella, che hanno organizzato martedì nel palazzetto dello sport di Valeggio il «Trofeo Scacchi Scuola». 

 

Il trofeo Scacchi Scuola

 

A confrontarsi 59 squadre composte da 236 studenti di vari istituti scolastici veronesi e un centinaio di riserve. 
L’iniziativa è partita diversi anni fa dalla Federazione scacchistica italiana che ha coinvolto il Ministero italiano dell’università e della ricerca per organizzare insieme un campionato giovanile nazionale. 
A livello locale il supporto è arrivato dall’Ufficio scolastico regionale e soprattutto da quello provinciale, grazie ad alcuni dirigenti scolastici. Tra questi Maurizio Tencheni, dirigente scolastico a Valeggio tra il 1986 e il 2008 e grande appassionato di scacchi, che spinse perché si portasse a Valeggio una delle competizioni. 
Tencheni martedì presentava le fasi del torneo assieme a Mauro Schiraldi, presidente dell’Asdv. «Era il 2005», racconta con una punta di orgoglio, «quando siamo partiti. Poi, anno dopo anno, la manifestazione è cresciuta e siamo arrivati prima del Covid ad avere 120 e 122 squadre. Come numero era la seconda manifestazione italiana dopo città come Milano e Torino». 


A cosa servono gli scacchi a scuola

Che gli scacchi potessero avere un ruolo nella formazione scolastica Schiraldi lo aveva capito nel 1998, aprendo con la sua associazione una scuola che ogni anno dà lezione a migliaia di bambini. «Ho imparato fin da piccolo», racconta Schiraldi, «perché mamma e nonna erano di origine tedesca e lì si gioca molto a scacchi. Chissà che, come auspica l’Europa e come è successo in alcuni stati apripista (Inghilterra e Spagna nei licei), non diventi anche da noi una materia obbligatoria». 

Convinto del ruolo educativo degli scacchi è Alessandro Morandini, docente di italiano, storia e geografia, specializzato in archeologia, della locale scuola media «Jacopo Foroni». «Svolgo coi miei allievi di scacchi la funzione di game trainer, allenatore del gioco», spiega Morandini, «una nuova figura professionale che utilizza i giochi per potenziare le funzioni esecutive. Sono quelle che il ragazzo utilizza quotidianamente per affrontare una serie di situazioni: attenzione, autocontrollo e inibizione della risposta, memoria di lavoro, pianificazione. Così il ragazzo cresce e impara ad affrontare nuove sfide».

Una dimensione, quella della sfida, che attira i ragazzi. «Una volta proposi agli studenti», rammenta Alessandro Gatta, referente regionale degli istruttori di scacchiera, «di continuare la seconda famosa sfida di Garri Kasparov contro Deep Blue, un computer Ibm, quando il russo abbandonò. Si divertirono moltissimo». 
Le gare di martedì sono state vinte dalla squadra di Settimo nelle primarie maschili e da quella di Lazise in quelle femminili, da quella di Valeggio nelle medie, da quella del Ferraris-Fermi negli allievi e da quella del Maffei tra gli junores.

Alessandro Foroni

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