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premiato due volte dalla Ue

Gozzi, il neuroscienziato che "fotografa" la sinfonia dei neuroni: «Scoprire le stonature ci aiuta a curare le malattie del cervello»

Il ricercatore di Isola della Scala, che vive a Rovereto, e il suo gruppo di giovani colleghi indagheranno l’attività cerebrale grazie a tecniche di imaging
Alessandro Gozzi, il neuroscienziato - a destra con le braccia conserte - con la sua equipe e una «mappa» delle connessioni fra il cervello
Alessandro Gozzi, il neuroscienziato - a destra con le braccia conserte - con la sua equipe e una «mappa» delle connessioni fra il cervello
Alessandro Gozzi, il neuroscienziato - a destra con le braccia conserte - con la sua equipe e una «mappa» delle connessioni fra il cervello
Alessandro Gozzi, il neuroscienziato - a destra con le braccia conserte - con la sua equipe e una «mappa» delle connessioni fra il cervello

Con la sua equipe di ricercatori studierà la «sinfonia dell’attività cerebrale» spontanea per approfondire i processi misteriosi che caratterizzano il cervello quando è a riposo. Un progetto di ricerca che potrebbe aprire nuovi orizzonti nel trattamento dei disturbi neurologici o per il miglioramento delle funzioni cognitive.

È la sfida che si appresta a compiere nei prossimi cinque anni Alessandro Gozzi, neuroscienziato isolano, che ha conquistato il Consolidator Grant, importante riconoscimento dell’Ue assegnato dall’Erc, European Research Council, agli scienziati che ogni anno presentano particolari progetti innovativi.

Gozzi, 51 anni, è ricercatore esperto di tecniche di imaging cerebrale (produzione di immagini a scopo diagnostico) e dirige il laboratorio di neuroimaging funzionale e coordina il centro di neuroscienze dell’Iit, Istituto italiano di tecnologia a Rovereto (Trento), dove vive con la sua famiglia dal 2002.

Un sogno realizzato

Gozzi stato l’unico italiano nella categoria delle neuroscienze ad aver vinto il premio fra una decina di altri ricercatori stranieri. Una soddisfazione coronata da una brillante carriera e da un’inesauribile passione per le neuroscienze. Gozzi è l’esempio di come sia possibile, con impegno e perseveranza, realizzare il sogno della vita.

Dopo aver frequentato la scuola agraria a Buttapietra fa una virata rispetto all’agricoltura e approda alla facoltà di biotecnologie conseguendo un dottorato di ricerca in Imaging biomedico all’Università di Verona; per un periodo si dedica alla ricerca farmaceutica e dal 2010 fa parte dell’Iit.

Oggi guida un team di 15 ricercatori (fisici, psicologi, biologi, neuroscienziati) con età media di 28 anni, da tutto il mondo.

Le melodia dei neuroni

Nel 2018 Gozzi si era aggiudicato un altro Erc di 1,5 milioni di euro per studiare i meccanismi di alterazione della connettività cerebrale nell’autismo e nella schizofrenia. Con il secondo riconoscimento ottenuto a fine 2023, è uno dei pochi italiani ad aver conquistato due premi consecutivi.

Per il suo progetto Gozzi potrà disporre di 2 milioni che consentiranno di indagare l’attività cerebrale in stato di riposo per comprendere il comportamento dei neurotrasmettitori (messaggeri chimici del cervello), che ad oggi rimane incompreso ma che gioca un ruolo chiave nel modulare pensieri, ricordi e coscienza.

La scommessa: le implicazioni nella diagnosi precoce e nella cura delle malattie del cervello

«Questa ricerca potrebbe avere importanti implicazioni nella diagnosi precoce e la cura di malattie del cervello, in particolare per i disturbi dello sviluppo quali l’autismo», afferma Gozzi. «L’autismo presenta infatti alterazioni nella sinfonia neurale e ha per così dire una “melodia diversa”, con alcune “note fuori posto”. La nostra scommessa», precisa Gozzi, «è che queste alterazioni si possano mappare iperprecocemente nei neonati, prima che i sintomi dell’autismo siano diagnosticabili. Vorremmo inoltre imparare a correggere queste alterazioni con tecniche di neurostimolazione o con farmaci».

Nostalgia degli esperimenti

Al suo attivo oltre 100 pubblicazioni, per lui la ricerca è una missione, un impegno totalizzante alla direzione di un laboratorio di eccellenza. «Il mio lavoro ora consiste principalmente nello studio e redazione di progetti, pianificazione di esperimenti e pubblicazione dei risultati ottenuti a congressi e conferenze», sottolinea Gozzi, «gli esperimenti sono in mano alle capaci mani dei miei collaboratori/studenti. Sebbene questo faccia parte del percorso di tutti i ricercatori, provo un pizzico di nostalgia per l’attività di ricerca di laboratorio. Fare esperimenti, analizzare i dati, vedere i risultati prendere forma è a mio avviso il lavoro più bello che esista e quella fase della carriera è bellissima e quasi magica che raccomando di provare a ogni giovane che abbia interesse nella scienza».

Lidia Morellato

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