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15 febbraio

Rogo Coati, a un anno dall'incendio, il comitato rilancia la battaglia: l'incontro pubblico

Stasera, giovedì 15 febbraio, un’assemblea di aggiornamento sul caso, la prima del nuovo anno: si svolgerà a Parona, nel teatro parrocchiale in via Fratelli Alessandri, a partire dalle 20.45.
Il salumificio Coati, andato a fuoco nell'incendio (Pecora)
Il salumificio Coati, andato a fuoco nell'incendio (Pecora)
Il salumificio Coati, andato a fuoco nell'incendio (Pecora)
Il salumificio Coati, andato a fuoco nell'incendio (Pecora)

È passato un anno dallo scoppio dell’incendio, il 9 febbraio 2023, che ha ridotto in macerie lo stabilimento del salumificio Coati ad Arbizzano nella zona industriale a ridosso dell’abitato di Parona.

E non demorde il Comitato Salviamo Parona e Arbizzano, nato all’indomani del devastante incendio. Per stasera, giovedì 15 febbraio, ha indetto un’assemblea di aggiornamento sul caso, la prima del nuovo anno: si svolgerà a Parona, nel teatro parrocchiale in via Fratelli Alessandri, a partire dalle 20.45.

«Siamo ancora qui a batterci e cerchiamo sempre sostenitori», annuncia il presidente del Comitato, Sergio Cucini. Durante la serata, dopo il rinnovo delle iscrizioni per l’anno 2024 e la raccolta di nuove adesioni, saranno fornite informazioni relative all’incontro del Comitato con il magistrato che si sta occupando delle indagini sulla vicenda; inoltre, si parlerà dell’utilizzo futuro dell’area ex Coati e si formuleranno alcune ipotesi.

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Cortei e solleciti

In un anno il Comitato Salviamo Parona e Arbizzano ha spronato istituzioni locali ed enti ai controlli ambientali, ha sollecitato verifiche sulla rimozione delle carni putrefatte e segnalato il proliferare delle mosche carnarie sui resti, ha organizzato cortei di protesta e richiesto documentazione, ha incontrato amministratori di Negrar di Valpolicella e Verona, ha discusso con i tecnici e sollecitato un faccia a faccia con la proprietà del salumificio.

L’estate 2023 è stata particolarmente difficile per coloro che vivono nelle vicinanze del sito in cui si è verificato il rogo, a causa del proliferare di insetti e sgradevoli odori. Ora in molti si chiedono non solo quando saranno rimossi i depositi di materiale ancora a cielo aperto, ma anche quale sarà il destino dell’area. 

 

Camilla Madinelli

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