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Negrar

Dalila e il sogno di Giona: «È nato durante la chemio»

Bonelli, 37 anni, ha dato alla luce un bimbo sano e forte nonostante la terapia per guarire dal cancro al seno
L’ex paziente. Dalila Bonelli. 37 anni, è stata operata e sottoposta a chemioterapia mentre aspettava il secondogenito
L’ex paziente. Dalila Bonelli. 37 anni, è stata operata e sottoposta a chemioterapia mentre aspettava il secondogenito
L’ex paziente. Dalila Bonelli. 37 anni, è stata operata e sottoposta a chemioterapia mentre aspettava il secondogenito
L’ex paziente. Dalila Bonelli. 37 anni, è stata operata e sottoposta a chemioterapia mentre aspettava il secondogenito

Dalla gioia per l’attesa del secondo figlio alla disperazione per la scoperta di un tumore al seno in gravidanza. Dalle cure chemioterapiche affrontate a testa alta, seppur tra intensi malesseri, debolezza e paura per la creatura in grembo oltre che per sé, al parto di un bambino sano come un pesce e forte come un leone.

Fino alla riconquista, passo dopo passo, della salute. Perché un carcinoma mammario diagnosticato in tempo, anche in situazioni delicate come la gravidanza, da anni nei centri giusti si può curare evitando complicazioni o malformazioni al nascituro.

È la storia di Dalila Bonelli, 37 anni compiuti il 14 marzo, abruzzese di San Salvo (Chieti), che nel 2021 ha scoperto di avere il cancro mentre era in attesa di Giona. In un attimo è passata dalla felicità per l’arrivo di una nuova vita, condivisa col marito Daniele e il primogenito Giosuè, all’immaginare lo scenario più nero. Un percorso tutto in salita, aggravato dalla pandemia e dai lockdown, che l’ha portata a cercare le terapie migliori e a trovarle in Veneto, all’Irccs ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar. A 600 chilometri da casa.

«Oggi curare un tumore in gravidanza è possibile, ma è bene affidarsi alle strutture sanitarie migliori in grado di seguirti cucendoti addosso una terapia personalizzata», afferma Bonelli. La voce è ferma, lo sguardo dolce. Parla in modo deciso quando si definisce una «pendolare oncologica». E non è tutto qui. 

Superata la malattia e rimessasi in forze, è diventata testimonial. «Voglio aiutare chi ha bisogno di informazioni sulle patologie oncologiche, ma soprattutto spingere alla prevenzione», spiega. «Io non ero preparata, quando ho ricevuto la diagnosi. Nessuno lo è», continua. «Stavo male, non sapevo che fare e ho chiesto aiuto a qualche donna che c’era passata. Trovarla non è stato semplice. Dopo la chemio e un intervento chirurgico al seno, ho deciso di diventare quello che altri erano stati per me: un punto di riferimento. Trasformando un dolore immenso in qualcosa di utile». 

La malattia

A dicembre 2020 Dalila entra nel quarto mese di gravidanza, è al settimo cielo e a Natale comunica la lieta notizia ai familiari. «Avevamo aspettato per essere al riparo da brutte sorprese: l’anno precedente avevo avuto un aborto spontaneo». Ma a gennaio 2021 Dalila inizia a non sentirsi bene. «Ero sempre stanchissima», racconta. Un giorno, in doccia, sente qualcosa di strano a un seno: «Era una massa grande come un chicco di riso e ho pensato a un brufolo. Ma non andava via. Anzi, continuava a crescere: in 15 giorni era diventata come una ciliegia. Ho iniziato ad avere paura. E ho avviato i controlli, complicati dalle difficoltà dovute alla pandemia».

Alla Breast Unit dell’ospedale di Ortona esegue l’esame istologico della massa. È alla ventesima settimana di gestazione e arriva il verdetto: «Mi dissero che avevo il cancro e che dovevo pensare a me», racconta Dalila. «Ma ero incinta, c’era anche il mio bimbo. Ho passato giorni d’inferno. Poi ho iniziato a cercare altre storie come la mia e mi è stato consigliato l’ospedale di Negrar». 

Per le cure del tumore Bonelli si è affidata all’esperienza e sensibilità della dottoressa Stefania Gori, direttore del dipartimento di Oncologia medica dell’Ircss ospedale Sacro Cuore Don Calabria, che le ha cucito addosso un programma di trattamenti. E Giona, nella sua pancia? È stato seguito meticolosamente dall’allora responsabile dell’Ostetricia Mariella Musola, oggi in pensione, nonché dal direttore del dipartimento di Ginecologia e ostetricia Marcello Ceccaroni.

Il 20 aprile 2021 il piccolo è nato, con parto cesareo, e pesava poco meno di tre chili. «Qualche giorno di culla termica, un po’ di ossigeno e si è ripreso: una forza della natura», ricorda Dalila. Come la mamma, che per i controlli continua a fare la spola da San Salvo a Negrar. «Qui mi sento al sicuro e vengo trattata da persona, prima che da paziente», conclude.

E poi in paese, dove ha vissuto per mesi durante le terapie, è di casa. «Ho anche tanti bei ricordi: è a Negrar che Giona ha fatto la sua prima passeggiata, il primo bagnetto, la prima visita». Le brillano gli occhi. «Non scordo il dolore patito, ma tengo con me anche i momenti felici».

Camilla Madinelli

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