Andrea si siede al piano. Che si trovi a casa, a Pedemonte, fra pochi familiari, o al Carnegie Hall a New York, davanti a un folto pubblico, come lo scorso 10 febbraio nell’esibizione in duo con l’amico e violinista Leonardo Moretti, poco cambia. Il resto, intorno, scompare. Ci sono solo lui e la musica. Le dita volano sui tasti senza un’esitazione fino all’ultima nota, quando sul viso assorto si apre il sorriso. È musica. Ma anche tanto di più.
Andrea Speri, classe 1982, è nato con la sindrome di Down. Ma dentro di lui, fin da piccolo, ci celava un tesoro: il talento per la musica, che ben presto avrebbe trovato modo di manifestarsi. E di imporsi: su chi, all’inizio anche i suoi genitori, nutriva dubbi sulle possibilità di riuscita.
Internazionale
Da anni tiene concerti e partecipa a festival nelle più suggestive località d’Italia e all’estero. Brani di Bach e Beethoven, ma anche le colonne sonore di Ennio Morricone, sono nel suo repertorio di punta. Andrea si è forse intimorito davanti alla platea newyorkese della «Crescendo International Competition 2024»? «Agitarsi non serve a niente», risponde. «L’emozione va trasmessa a chi ascolta. Per me, la musica è serenità, gioia, bellezza».
La sua prossima esibizione si terrà a Pedemonte, domani, domenica 3 marzo, alle 17, nella chiesa parrocchiale di cui quest’anno si celebra il centenario. Suonerà con il suo ensemble, «Andrea Speri and friends», di cui fanno parte anche i giovani musicisti Viola Faccini (violino), Elena Ciccarelli (violino), Ilaria ed Elena Centurioni (violoncello e flauto) e Giuseppe Zorzella (tromba). Nel programma del concerto compaiono alcuni famosi pezzi del compianto Maestro Remo Vinciguerra (1956-2022), tra i più importanti compositori italiani per la didattica pianistica. Una figura centrale nella storia di Andrea e suo insegnante per una decina d’anni, fino alla scomparsa. Proprio Vinciguerra scriveva: «Andrea Speri è il pianista che amo di più al mondo e basta guardarlo e sentirlo suonare per capire perché. Quando esegue le mie musiche, egli mi emoziona a tal punto da farmi ritornare la voglia di scriverne ancora altre. Nelle sue interpretazioni mette una passione così infantile e pura che le rende diverse da tutte quelle finora ascoltate. L’innocente tocco che coniuga con una interpretazione disarmante per semplicità ti prende il cuore già dalle prime battute. Una cosa è certa: il pianista Andrea Speri, nella sua unicità artistica, segnerà nel tempo una traccia indelebile nel mondo musicale».
La scintilla di Mike
Ma torniamo al principio. A quando, ancora bambino, «guardavo in tv "Bravo Bravissimo" con Mike Bongiorno. Vedevo ragazzi che si esibivano con qualche strumento. È stato lì che ho capito di voler imparare a suonare a tutti i costi», racconta. Una passione incontrastabile. E del tutto spontanea, considerando che, precisa sorridendo, «in famiglia sono l’unico a capire qualcosa di musica».
«All’inizio pensavo alla tromba», aggiunge, «ma alla fine ho scelto il pianoforte. Perché? Il pianoforte "parla" suonando. Avevo dieci anni quando ho cominciato a prendere lezioni».
Si inseriscono i genitori, Alberto e Andreina, che spesso insieme al secondo figlio, Giuseppe, seguono Andrea nei vari viaggi verso i luoghi delle esibizioni: «Nei primi tempi, il pianoforte in casa era a noleggio; non eravamo sicuri che lui potesse farcela. Ma ha perseverato. Il suo primo maestro, un amico di famiglia, dopo alcune prove ci disse: "Si può fare!"».
Possibilità
Della stessa opinione fu l’altra storica insegnante di Andrea, Livia Torboli, che lo ha cresciuto musicalmente per molti anni e lo segue tuttora: «Andrea mi ha insegnato a non dare niente per scontato, a guardare le cose da altri punti di vista», afferma. «In sostanza, la diversità che contraddistingue ciascuno di noi può diventare un ostacolo oppure un’infinita possibilità di arricchimento». Risale poi a una decina d’anni fa l’incontro con il musicista che avrebbe aperto ad Andrea prospettive ancora più sorprendenti e inaspettate: Remo Vinciguerra, originario di Lanciano ma innamorato di Verona. Tanto da fondare a Castelvecchio, nel 2013, il concorso internazionale per pianisti emergenti che porta il suo nome. Un momento decisivo.