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Ambiente

Strage di pecore di brogna: i lupi colpiscono a Grezzana

Marco Beccherle con i due pastori maremmani e il suo gregge
Marco Beccherle con i due pastori maremmani e il suo gregge
Marco Beccherle con i due pastori maremmani e il suo gregge
Marco Beccherle con i due pastori maremmani e il suo gregge

Sono tornate a decine all’ovile, dove si sentivano sicure perché protette dai due pastori maremmani. Quando lunedì mattina l’allevatore Marco Beccherle si è trovato davanti la scena, ha intuito subito che qualcosa non andava. Gli è bastato risalire il monte e raggiungere il gregge di ovini al pascolo, allertato da uno dei vicini, per l’amara scoperta: 9 pecore predate e uccise su 75, 7 ferite e agonizzanti di cui in seguito 4 soppresse, 5 disperse.

«Ho trascorso ore a cercarle nei boschi. Ho trovato solo un agnello gravemente ferito, ma vivo. Le altre sono scomparse nel nulla. Non ho iniziato l’anno nel migliore dei modi», riassume. Come lui, il pastore di origine calabrese che nei primi giorni dell’anno ha avuto la seconda predazione del gregge che conduce tra Castel d’Azzano e Villafranca. Con le immagini delle carcasse negli occhi, Beccherle non ha dubbi: il lupo è tornato a colpire. Ad Arzerè, frazione di Grezzana: ai piedi la Valpantena, all’orizzonte il Monte Baldo.

Qui custodisce e protegge pecore di brogna, razza autoctona e patrimonio di biodiversità. In tutto 250 capi, di cui 85 fattrici. Ironia della sorte, è stato presidente poi vicepresidente ed è attuale tesoriere dell’Associazione per la tutela della pecora brogna. Non è bastato l’impegno che condivide con altri allevatori nel salvaguardare dall’estinzione questi ovini pregiati per carne, latte, lana. E non sono stati sufficienti i recinti elettrificati, di recente installati per guadagnare altezza: reti di 120 centimetri, fornite dalla Regione, che avrebbero dovuto tenere lontani i pericolosi carnivori da eventuali incursioni. Alzando il recinto, pensava di dormire notti tranquille. Il ragionamento che fa è anche un altro: «Ho capito che i lupi sono razza in via di estinzione della fauna selvatica e vanno salvaguardati, ma se predano animali che rischiano di estinguersi, chi vogliamo tutelare?». E segnala: «La Comunità Europea stanzia finanziamenti per incentivare l’allevamento della brogna e destina risorse affinché i lupi siano tutelati. Da che parte stiamo?».

Il danno, economico e morale, è significativo. Purtroppo Beccherle non è nuovo a predazioni nel suo allevamento: a maggio 2020 ha contato 12 decessi e una ventina di ovini feriti, a luglio dell’anno scorso 8 vittime e 4-5 pecore ferite. «È facile dire che tanto le perdite vengono risarcite», prosegue. Il risarcimento a capo copre il 70-80 per cento del valore reale dell’animale che sia agnello, ariete o esemplare adulto; per le disperse si ragiona a forfait, sebbene il gregge subisca gravi perdite. Inoltre, dopo eventi simili, gli animali restano per un certo periodo traumatizzati, titubanti e diffidenti verso chiunque. La polizia provinciale ha eseguito un primo sopralluogo lunedì col veterinario dell’Ulss 9, un altro ieri, che ha confermato si è trattato di lupi. Ora l’allevatore è determinato a fare chiarezza. Domenica sera, munito di torce, ha controllato il pascolo, trovando caprioli e lepri tranquilli intorno al recinto. La predazione si è consumata forse all’alba li lunedì. La speranza è recuperare i video delle telecamere del vicino campo fotovoltaico per avere ulteriore conferma, capire in che numero hanno agito i carnivori, quando e da dove sono entrati. «Se nemmeno le reti bastano?», si chiede sconsolato. «Se inserisco i cani al pascolo, rischio di lasciare scoperta la stalla. Se perdo animali, quel poco di guadagno che ho si assottiglia. A quel punto non vale la pena...».

Marta Bicego

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