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Selva di Progno

Chiodi sui sentieri nei boschi, runner finisce al pronto soccorso. Spedizione per eliminarli

Ad agire qualche sabotatore. Il fenomeno nella Lessinia orientale si ripete. La denuncia di Mario Zappelli
Missione: i gruppo di escursionisti che ha bonificato il sentiero dove erano stati piantati i chiodi in località Sitara
Missione: i gruppo di escursionisti che ha bonificato il sentiero dove erano stati piantati i chiodi in località Sitara
Missione: i gruppo di escursionisti che ha bonificato il sentiero dove erano stati piantati i chiodi in località Sitara
Missione: i gruppo di escursionisti che ha bonificato il sentiero dove erano stati piantati i chiodi in località Sitara

Una ventina di grossi chiodi, insidiose «trappole» per chi si avventura nei boschi della Lessinia orientale. Erano stati messi da qualcuno intenzionato, forse, a cercare di tenere a distanza i frequentatori della montagna. Questo gesto incivile non ha scoraggiato Mario Zappelli che sabato 3 febbraio, con alcuni amici, armato di una robusta pinza, ha messo in sicurezza il tratto di sentiero con gli aculei.

Nemmeno 300 metri di percorso, ora bonificato, a nord della contrada Roncari verso località Sitara, nel comune di Selva. Zona impervia però parecchio frequentata da numerosi escursionisti e da persone in moto da enduro o su quad.

La conoscenza dei luoghi Zappelli, che vive a Sant’Andrea di Badia Calavena, queste foreste le conosce bene: sportivo della Montefortiana e appassionato di trail running, le percorre spesso e volentieri di corsa. Sul sentiero incriminato è passato proprio durante una gara, la Soave-Bolca, che nel tracciato lungo si spingeva fin lì. Senza inconvenienti, finora, salvo quanto successo l’anno scorso a un conoscente: «Mentre affrontava la stradina in discesa, un chiodo gli ha bucato la scarpa».

La punta ha trapassato la suola di gomma, tra un dito e l’altro, risparmiando il malcapitato che con un sasso ha piegato poi gli aculei.

I precedenti sulla via «chiodata»

Non è stato l’unico incidente accaduto sulla «via chiodata». Il 20 maggio, dice, «siamo passati ancora là e un amico che correva con noi si è forato entrambe le piante dei piedi. Per fortuna era in salita e non ha caricato tutto il peso del corpo».

Dopo aver annientato gli spuntoni, il poveretto è finito al Pronto soccorso di San Bonifacio, «dove avevano già visto ferite simili, provenienti dalla stessa zona».

Dimesso con otto giorni di prognosi, il giorno dopo ha sporto denuncia contro ignoti per lesioni personali ai carabinieri di San Bonifacio. Poi ha avvisato il sindaco di Vestenanova, Stefano Presa, pensando che il sito ricadesse nel suo territorio, e il 118.

Trovate altre punte: rimosse con la tenaglia

«Nei giorni scorsi abbiamo organizzato un’uscita sul sentiero», spiega, «trovando altre punte mimetizzate sotto le foglie. Non sembrano di recente posa, perché arrugginite».

Si tratta di pezzi di rete elettrosaldata, singoli o a croce, resi appuntiti da una parte e dall’altra conficcati nelle radici degli alberi con la punta verso l’alto. «Sabato sono partito armato di tenaglia per rimuoverli» e l’intenzione è tornare con il metal detector per scandagliare a fondo l’area e metterla in sicurezza, per quanto possibile.

«Non ho idea di chi possa essere stato né il motivo», dice rammaricato, «mi aspettavo che, a distanza di un anno, le autorità competenti sarebbero intervenute, rimuovendo il pericolo e magari posizionando dei cartelli di avvertimento o delle fototrappole per identificare gli autori. Ma nulla», denuncia parlandone anche sulla pagina Facebook «Magica Lessinia».

Non aveva ricevuto segnalazioni ed era all’oscuro di tutto, il sindaco di Selva, Marco Antonio Cappelletti. «Mi stupisco che ci siano persone che compiono questi gesti in maniera volontaria», conclude e ringrazia chi si è adoperato per mettere al sicuro il sentiero.

Marta Bicego

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