<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Rinasce la malga Moscarda un gioiello sui Monti Lessini

di Vittorio Zambaldo
Il gestore della Malga Moscarda Michele Tupini con la moglie Chiara e alcuni collaboratori FOTOAMATO
Il gestore della Malga Moscarda Michele Tupini con la moglie Chiara e alcuni collaboratori FOTOAMATO
Il gestore della Malga Moscarda Michele Tupini con la moglie Chiara e alcuni collaboratori FOTOAMATO
Il gestore della Malga Moscarda Michele Tupini con la moglie Chiara e alcuni collaboratori FOTOAMATO

Un nuovo gioiello si incastona nella corona di rifugi della Lessinia grazie a Michele Tupini e alla sua famiglia che ha deciso di dare una nuova destinazione a Malga Moscarda, sulla strada fra i Tracchi e Bocca di Selva a 1497 metri sul livello del mare. «Grazie sopratutto ai proprietari, la famiglia Scardoni, che ha deciso di sposare la mia idea trasformando questa storica struttura del 1800 e la casara del 1700 con la stalla di più recente costruzione, in rifugio alpino», precisa Tupini che lavora nell’ambito della ristorazione e del commerciale per l’azienda Redoro di Grezzana ma ha deciso anche di farsi ambasciatore della Lessinia e dei suoi prodotti nella terra stessa dove nascono. «Consideravo questa malga un’opera d’arte per la sua struttura, per la pietra con cui è realizzata, per gli archi a sesto acuto che ne reggono il tetto, per il pavimento in pietra e il mio desiderio è sempre stato quello di far godere anche altri di questa bellezza», aggiunge Michele che porta avanti la gestione con l’aiuto della moglie Chiara, dei genitori e di altri collaboratori. La malga fu utilizzata durante la Grande guerra come polveriera per i battaglioni impegnati nella costruzione delle strade che oggi costituiscono l’importante reticolo degli alti pascoli. Appesi alla parete del bar, ci sono le foto dei rilievi del Genio militare che le pazienti ricerche di Flavio Melotti, appassionato di storia e di ripristino dei luoghi, hanno riportato alla luce erestano a disposizione di chi si recherà nel nuovo rifugio sulla Lessinia. Oggi il manufatto principale, recuperato con attenzione per le sue caratteristiche storiche e morfologiche, è diventato rifugio in grado di offrire al suo interno una quarantina di coperti. Il piano superiore poggia su un antico soppalco che è stato aperto da un vetro calpestabile attraverso il quale poter ammirare la continuità di uno degli archi a sesto acuto che reggono l’intera struttura della copertura. «Per il prossimo anno sistemeremo anche il baito ricavandone sei posti letto e il bivacco invernale e vicino creeremo la piazzola per l’elisoccorso. Nella struttura della stalla più moderna pensiamo anche di ricavare una sala polifunzionale per incontri e servizi vari destinati un pubblico più vasto di quello che può essere ospitato nel rifugio o nel baito», anticipa Michele. Aperto dai primi giorni di giugno, lo resterà tutti i giorni dell’estate a mezzogiorno e la sera su prenotazione, mentre nel periodo invernale l’apertura sarà solo nei fine settimana. Il menù rispetta la tradizione, con pochi piatti ma quelli che più caratterizzano il territorio, a partire dai famosi «gnochi sbatui con la fioreta» che Michele prepara e serve solo se ha fioreta fresca dalle malghe vicine, altrimenti rinuncia e propone delle alternative. Ci sono formaggi e salumi dell’altopiano, gallina Grisa e pecora Brogna e l'ingrediente che meglio soddisfa anche i palati più esigenti: la passione e l’amore di una coppia giovane per la propria terra, la voglia di coltivarla e difenderla e darle opportunità di sviluppo e riconoscimento. •

Suggerimenti