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Prosegue la battaglia legale in Trentino

Corridoi per gli orsi dal Trentino? Il Veneto sbarra la strada

Intanto nuova richiesta di abbattimento per JJ4. Zaia: «Non qui da noi. Sono convinto che, a parti invertite, Fugatti farebbe lo stesso». Pasini, presidente della Provincia: «Difficile vivere in montagna, no a decisioni dall’alto»
Il governatore del Veneto Luca Zaia e l’orsa JJ4, «Gaia», in una foto del 2020, quando fu sedata per munirla di radiocollare: scarico però da tempo quando aggredì Andrea Papi
Il governatore del Veneto Luca Zaia e l’orsa JJ4, «Gaia», in una foto del 2020, quando fu sedata per munirla di radiocollare: scarico però da tempo quando aggredì Andrea Papi
Il governatore del Veneto Luca Zaia e l’orsa JJ4, «Gaia», in una foto del 2020, quando fu sedata per munirla di radiocollare: scarico però da tempo quando aggredì Andrea Papi
Il governatore del Veneto Luca Zaia e l’orsa JJ4, «Gaia», in una foto del 2020, quando fu sedata per munirla di radiocollare: scarico però da tempo quando aggredì Andrea Papi

Adesso è davvero una questione di Stato. Incontri al ministero, mosse amministrative e contromisure legali da parte ambientalista. Si potranno aprire «passaggi faunistici» per gli orsi trentini, in sovrannumero secondo la Provincia Autonoma, verso altre regioni confinanti, Veneto veronese e Lombardia su tutte, come previsto anche nel piano di reintroduzione «Life Ursus», avviato nel 1996 e concluso nel 2004?

Luca Zaia, da Venezia, risponde con un esplicito «anche no». «Noi i “corridoi“ non li vogliamo», afferma. «Sono convinto che il collega Fugatti (anch’egli leghista, ndr) se la situazione fosse ribaltata farebbe la medesima scelta. Non è un andare contro, anzi: a loro va tutta la solidarietà». Ma la risposta non cambia. Strada chiusa, a Sud-Est, ad eventuali plantigradi «migranti».

Che però, scorrendo gli archivi delle cronache degli ultimi anni, se mai dovessero spostarsi, avrebbero come prima direttrice di marcia l’asse che dal monte Stivo conduce verso il Baldo. «Da tempo non ne vengono segnalati nella nostra zona. Ma ci sono stati, a più riprese e possono tornare», conferma Ivano Confortini, biologo e responsabile veronese per la Regione del settore Caccia e Pesca.

Confronti

A Roma intanto si discute. Il ministro per l’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, apre al confronto con le associazioni ambientaliste-animaliste schierate al completo, Enpa, Lav e Wwf su tutte. Si affacciano ipotesi di trasferimenti e/o «corridoi faunistici» per favorire la migrazione verso territori limitrofi.

«L’aspetto scientifico è fondamentale ma ce n’è uno sociale che ha, a mio avviso, altrettanto valore. Consentire agli orsi di raggiungere le nostre montagne potrebbe implicare problemi non indifferenti: a molti anni dal ritorno del lupo, infatti, non si sono ancora risolti i conflitti. Qualsiasi piano che ipotizzi l’arrivo del plantigrado deve essere sottoposto, ritengo, al vaglio delle comunità locali», precisa Flavio Pasini, presidente della Provincia.

Facile capire il perché: «Ci si sforza di sostenere la non facile vita in montagna di quanti scelgono di restare per poi, magari, mettere a rischio tutto ciò con una scelta calata sui territori. Ho grande rispetto per gli animali selvatici», aggiunge, «ma soprattutto per i miei concittadini».

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Scontri

Gli orsi vagano nel frattempo nei boschi e intorno ai paesi del Trentino occidentale, ignari della tempesta in arrivo. E del fatto che una di loro è già nel «braccio della morte». Maurizio Fugatti, a capo della Provincia Autonoma, firma infatti un’altra ordinanza di abbattimento: destinataria JJ4, sempre lei, imputata (con prove schiaccianti) dell’aggressione mortale ad Andrea Papi, 26 anni, corridore di montagna, trovato straziato su una strada forestale nei dintorni di Caldes, in Val di Non.

Sulla sorte dell’orsa c’è incertezza. Il Tribunale amministrativo aveva sospeso un precedente provvedimento di «esecuzione» emesso della Provincia Autonoma, in attesa di un pronunciamento previsto l’11 maggio. Ma la nuova mossa del presidente potrebbe aggirare l’ostacolo. O perlomeno è quanto temono le associazioni ambientaliste, pronte ad un nuovo ricorso. Difficile prevedere il finale: JJ4 resta al centro faunistico del Casteller, condannata probabilmente a vita o forse già incamminata sul «miglio verde».

Prospettive

Nel Veronese, soprattutto nei territori baldensi amministrativamente compresi nei Comuni di Brenzone, Malcesine e Ferrara di Monte Baldo, rimane l’interrogativo. Anche senza crearli certi corridoi esistono. «Quello danubiano ha portato nelle nostre zone orsi, lupi e più di recente lo sciacallo dorato, quest’ultimo ormai presente anche nel Veronese», conferma Ivano Confortini.

Per il plantigradi trentini, soprattutto se sottoposti a «pressioni», la via della migrazione potrebbe essere la sola alternativa. E la bussola porta, quasi naturalmente, verso il Veronese, incluso il settore orientale, la Lessinia. A dispetto della barriera costituita dalla Valdadige infatti, in anni passati, alcuni esemplari si erano avventurati nella selvaggia Val dei Ronchi, incassata tra Trentino e Veneto e verso le pendici meridionali del gruppo del Carega. Presenze estemporanee ed evanescenti. Sul futuro nessuno azzarda previsioni.

Preoccupazioni

Gli ambientalisti (e non solo) accusano l’amministrazione trentina attuale di mancata gestione della specie, perlomeno negli ultimi anni. Di certo uno dei presupposti del progetto di reintroduzione, la diffusione dell’areale della specie, non si è verificato: le femmine sono rimaste stanziali in un territorio vasto ma, tutto sommato, ristretto, continuando a riprodursi.

Ora il comparto turistico trentino è in fibrillazione, tra timori, richieste a pioggia di informazioni e disdette di prenotazioni. Una migrazione verso Sud-Est, nel Veronese, innescherebbe probabilmente la medesima reazione. Tutta colpa di JJ4?

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Paolo Mozzo

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