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la storia

Dalla Guinea agli gnocchi sbatui, la seconda vita di Bacar: «È diventato uno di famiglia»

Anche Jona fa l’operaio e tornerà in ferie in Nigeria dopo sette anni
Bacar con gli addetti alla cucina del ristorante «La Stua» di Erbezzo
Bacar con gli addetti alla cucina del ristorante «La Stua» di Erbezzo
Bacar con gli addetti alla cucina del ristorante «La Stua» di Erbezzo
Bacar con gli addetti alla cucina del ristorante «La Stua» di Erbezzo

Dall’Africa alla Lessinia. È la seconda vita di Bacar, Jona, e degli altri migranti che hanno trovato lavoro e alloggio a Erbezzo, dopo un primo periodo trascorso dentro al Centro di accoglienza straordinaria di località Vaccamozzi.

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Fantasioso il destino che ti porta dalla Guinea fino al comune montano più alto di Verona, a spadellare gnocchi di malga e a girare la polenta, magari mentre fuori nevica. Ma è proprio quello che è capitato a Conde Abou Bacar, ex richiedente asilo di 25 anni - semplicemente «Bacar» in paese - che da cinque lavora nelle cucine del ristorante La Stua, proprio dopo essere uscito dal Cas.

Da lavapiatti a aiuto cuoco

«Ha iniziato come lavapiatti, intanto ha seguito alcuni corsi. Oggi è aiuto-cuoco ed è assunto a tutti gli effetti. Ma per noi Bacar è più di un dipendente: è uno di famiglia», racconta Cristian Fantoni, titolare de La Stua. «Parecchi ragazzi, prima di lui, hanno lavorato da noi. Ma Bacar si è dimostrato subito speciale. Affidabile, appassionato, arrivava ogni mattina, con qualsiasi tempo, facendosi in bici i cinque-sei chilometri dal Cas fino a qui. Da qualche mese, però, lo stiamo ospitando noi, nell’attesa che trovi un alloggio adatto nei dintorni».

E Bacar intende restare per sempre a Erbezzo? «Per il momento sì. Si è ambientato, è contento; per la prima volta ha una sua stabilità. Certo, gli manca la famiglia d’origine. Infatti», spiega ancora Fantoni, «attualmente si trova in ferie nel suo Paese d’origine: è la prima volta che ci torna e riabbraccia i parenti dopo sei anni».

Jona è diventato operaio

Anche Jona Benjamin, 41 anni, nigeriano, non torna dai suoi da moltissimo tempo. In patria ha moglie e quattro figli: l’ultimo l’aveva visto neonato, prima di partire per l’Italia, sette anni fa. Le sue varie peregrinazioni l’hanno portato, infine, al Centro d’accoglienza di Erbezzo. Ma desiderava lavorare. «Quando agli ospiti del Cas è stata aperta l’opportunità di lavorare, abbiamo chiesto se qualcuno di loro fosse disponibile a venire da noi, visto che avevamo bisogno. E si è presentato Jona», racconta Loretta Segala dell’impresa Zampieri Opere Stradali.

«Una brava persona. Anche in Africa faceva il manovale. È con noi da un anno, con regolare contratto da operaio. I suoi documenti sono a posto. E ha trovato una casa in affitto dove andrà a vivere dalla settimana prossima». «L’unico scoglio», ammette Segala, «è la lingua: Jona parla solo inglese, e l’italiano non era riuscito a impararlo, al Cas. Comincia a comunicare un po’ solo ora. Siamo contenti che, con le prossime ferie, potrà ritornare in Nigeria e vedere la sua famiglia dopo sette anni». 

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Lorenza Costantino

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