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La polemica

Lupi, ambientalisti contro Valdegamberi: «Ucciderli? Proposta abnorme e inutile»

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Polemiche sulla gestione dei lupi in Lessinia
Polemiche sulla gestione dei lupi in Lessinia
Polemiche sulla gestione dei lupi in Lessinia
Polemiche sulla gestione dei lupi in Lessinia

Non si fanno attendere le reazioni alla proposta del consigliere regionale Stefano Valdegamberi di una legge regionale che faccia da stimolo a un provvedimento nazionale per l’adozione della deroga prevista dalla direttiva europea Habitat (92/43 del 1992) in materia di abbattimento dei lupi classificati come pericolosi per i «gravi danni all’allevamento».

Chiara Tosi, coordinatrice regionale Lipu e membro della Consulta del Parco della Lessinia avverte che «la questione lupo in Lessinia non si risolve con atti legislativi di abbattimento sollecitati dalla tensione sociale e con finalità propagandistiche. L’iter normativo proposto dal consigliere regionale è abnorme e del tutto inutile, perché un disegno di legge sui grandi carnivori, che ne prevede lo sterminio, è contrario anche alla normativa italiana ed in particolare al Dpr 357/97, che ne vieta la cattura, l’uccisione, il disturbo, il possesso, il trasporto, lo scambio e la commercializzazione. È ammessa una deroga solamente se non esistono altre soluzioni praticabili e non viene pregiudicato il mantenimento in uno stato di conservazione soddisfacente delle popolazioni». L’unica via di uscita, secondo l'esponente ambientalista «è la convivenza pacifica, adottando sistemi di prevenzione che il Piano lupo del ministero dell’Ambiente ha esattamente individuato: la prevenzione degli attacchi e l’indennizzo, coinvolgendo tutti i soggetti interessati, allevatori compresi».

Daniele Zovi, scrittore e naturalista, autore di numerose pubblicazioni anche sul lupo («Italia selvatica» e «Lupi e uomini»), ma che prima della pensione è stato comandante regionale del Corpo forestale dello Stato, si chiede «come sia possibile che da un consigliere regionale arrivi questa proposta». Anche perché la «Regione Veneto sta investendo risorse in un progetto che va in tutt’altra direzione, basato sul censimento e la cattura di alcuni esemplari che rilasciati muniti di radiocollare vengono seguiti dall’équipe coordinata dal professor Marco Apollonio dell’università di Sassari. Il progetto punta a studiare l'applicazione di sistemi di dissuasione quando gli esemplari si avvicinano troppo a obiettivi sensibili come recinzioni e stalle. Anche l’utilizzo recente di pallettoni in gomma, già sperimentati con successo sugli orsi, ha dimostrato di funzionare anche con i lupi, perché quelli colpiti sono rimasti lontani per mesi dai luoghi in cui hanno ricevuto i colpi». Siamo in una fase di studio dei sistemi di mitigazione dei danni», ricorda Zovi, «e mi chiedo se non sia il caso di attendere l’esisto di questa sperimentazione, oltre alla considerazione che molti allevatori in questi anni stanno dimostrando di aver imparato a come difendersi dai predatori adottando misure di prevenzione come recinzioni elettriche e cani da guardiania».

La sua perplessità è anche sull’articolo 2 della proposta di legge che prevede l'introduzione del regime di deroga anche per gli ibridi di lupo, con prelievo, cattura ed eventuale uccisione. «Non è un problema della popolazione di lupo delle Alpi, semmai di quella dell’Italia centrale e meridionale dove il randagismo è diffuso. Non escludo che si arriverà un giorno all'abbattimento ma lo si deciderà quando il numero sarà davvero eccessivo. Guardiamo ad esempio ai benefici portati alla Foresta regionale del Cansiglio da quando due anni fa sono arrivati i lupi: i cervi, che erano un flagello per i giovani faggi, sono diminuiti e dispersi con grande beneficio per l’ecosistema. I lupi sono animali che meritano riflessione, non fucilate», conclude.

Vittorio Zambaldo

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