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LESSINIA

Zoologia nella preistoria, ecco la «fotografia» della grotta dell’Orso scattata 70-80mila anni fa

È ripresa la campagna di scavi sotto al Ponte di Veja a cura dell’Università di Ca’ Foscari. Oggi un convegno
Il Ponte di Veja. Sotto l’arcata si apre la grotta dell’Orso, oggetto di una campagna di scavi
Il Ponte di Veja. Sotto l’arcata si apre la grotta dell’Orso, oggetto di una campagna di scavi
Il Ponte di Veja. Sotto l’arcata si apre la grotta dell’Orso, oggetto di una campagna di scavi
Il Ponte di Veja. Sotto l’arcata si apre la grotta dell’Orso, oggetto di una campagna di scavi

In epoca preistorica, erano tante le specie di animali a popolare i boschi nei dintorni del Ponte di Veja, a Sant’Anna d’Alfaedo. Zona generosa di acqua e rigogliosa di una vegetazione molto varia che offriva un habitat ideale oltre che per l’uomo primitivo anche per orsi, lupi, marmotte, cinghiali, volpi selvatiche, caprioli, stambecchi e camosci.

Una fotografia di come doveva essere 70-80 mila fa anni l’area all’ombra della maestosa arcata di pietra della Lessinia occidentale la offre in particolare l’ultima campagna di scavo coordinata dalla ricercatrice del dipartimento di Scienze ambientali dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, Elena Ghezzo.

I risultati saranno illustrati oggi (24 novembre) alle 17.30 nella sala conferenze del Museo di Storia Naturale, in città, nell’incontro «La riapertura delle ricerche a Veja: risultati e prospettive» organizzato dall’associazione Benetticeras con i Musei di Camposilvano di Velo Veronese e di Sant’Anna d’Alfaedo.

La campagna di scavi

«Le ricerche sono iniziate nel 2021 a cura di un team trasversale di ricercatori», anticipa l’archeologo sperimentale Alberto Castagna, direttore del museo di Sant’Anna d’Alfaedo, «e un’altra campagna di scavo si aprirà forse a febbraio». Nell’attesa, l’esperta illustrerà i risultati finora emersi nelle indagini che hanno interessato la grotta «A» o «dell’orso», situata proprio sotto l’imponente arcata del ponte, un tempo frequentata pure dai turisti che ne hanno danneggiato le pareti lasciando varie scritte. Tra interno ed esterno dell’antro si sono alternati i ricercatori dell’ateneo veneziano e dell’associazione Benetticeras: prima per scavare seguendo la stratigrafia; poi per portare fuori, setacciare e pulire i vari reperti adesso custoditi nel deposito della sede museale di Sant’Anna per la fase di studio e conservazione.

«La caverna ospita una colonia di pipistrelli», spiega Castagna, motivo per cui le ricerche vengono effettuate soltanto nella stagione fredda, a partire dall’autunno, per non disturbare i chirotteri. Prioritaria è l’attenzione all’aspetto faunistico, che dai giorni nostri accompagna a ritroso nel tempo. Fino appunto alla preistoria».

«La campagna di scavo ha portato alla luce i resti di una grande quantità di animali», evidenzia Castagna, che ringrazia per la collaborazione il Parco naturale della Lessinia e il Comune. Assieme all’uomo preistorico, frequentavano la zona sottostante l’arco naturale generato dal crollo della volta di una grotta carsica.

Zoologia

«L’aspetto nuovo rispetto alle precedenti campagne, che avevano interessato la parte atriale, riguarda l’attenzione alla parte zoologica». Precisa che la presenza di animali preistorici fornisce ai ricercatori una serie di informazioni utili a descrivere il territorio della Lessinia dal punto di vista zoologico, naturalistico e climatico: le specie presenti, l’età media di sopravvivenza e il cibo di cui si nutrivano. Insomma: a distanza di millenni, il Ponte di Veja non smette di svelare altri segreti. 

 

Marta Bicego

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