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il pioniere della tv in lessinia

A Bosco la prima televisione fatta in casa: «Nell’albergo di mio padre l’esordio della Rai»

Gianantonio Vinco racconta che la costruì un radiotecnico in vacanza. Captava le prime immagini di prove tecniche
Gianantonio Vinco oggi racconta la prima tv arrivata al Belvedere: una specie di lanterna magica costruita da un radioamatore
Gianantonio Vinco oggi racconta la prima tv arrivata al Belvedere: una specie di lanterna magica costruita da un radioamatore
Gianantonio Vinco oggi racconta la prima tv arrivata al Belvedere: una specie di lanterna magica costruita da un radioamatore
Gianantonio Vinco oggi racconta la prima tv arrivata al Belvedere: una specie di lanterna magica costruita da un radioamatore

Quando la Rai, Radiotelevisione Italiana, iniziò le regolari trasmissioni televisive, anche in Lessinia si illuminò uno schermo. Era la mattina del 3 gennaio di 70 anni fa. Ma non era la prima volta che quel «miracolo» accadeva.

Galeotta fu la Fiera Anni Cinquanta: periodo d’oro del turismo sulle montagne veronesi, di villeggianti nelle seconde case e alberghi del paese. Oltre alla salubrità dell’aria e alla bellezza dei panorami, l’albergatore Lucillo Vinco sapeva di dover offrire ai visitatori che soggiornavano qualcosa in più. Classe 1903, faceva bene il suo mestiere.

«Era stato pure sindaco ed era soprattutto una persona curiosa», spiega il figlio Gianantonio Vinco, tanto che lo ricorda come il pioniere dell’arrivo della tv sull’altopiano. «Aveva visto la prima tv alla Fiera campionaria di Milano, negli anni tra il 1952 e il 1953, e si era invaghito di questa novità», riferisce.

Papà Lucillo amava stupire. Le prime immagini in movimento le aveva mostrate ai figli usando quella che, tra familiari, chiamavano «lanterna magica». Una sorta di antenato del proiettore, nel quale una lampadina trasferiva attraverso la luce i fumetti stampati su strisce di carta. Ma il televisore era tutt’altro, Lucillo l’aveva capito.

Il tecnico radio

«All’epoca, un radiotecnico e radioamatore, tale Luciolli, frequentava Bosco in villeggiatura», riprende il settantottenne. Fu così che la curiosità incontrò la tecnica.

«L’apparecchio fu costruito da Luciolli, assemblando tubo catodico e valvole, poi completato da un cassone in legno con ripiano su cui era posizionato uno stabilizzatore per gli sbalzi di corrente elettrica». Quel marchingegno, ingombrante ma insieme affascinante, fu collocato in una stanza dell’albergo della famiglia Vinco, il Bellavista.

Si accese diversi mesi prima dell’iniziale «vagito» della Rai, riuscendo a captare le trasmissioni sperimentali che venivano messe in onda negli orari più disparati. Ad intervallarle, l’immagine fissa del monoscopio a riempire lo schermo e gli occhi dei telespettatori: veniva prodotta per verificare la qualità delle trasmissioni e degli apparecchi tv.

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Insomma, quando l’annunciatrice Fulvia Colombo diede il via alle trasmissioni televisive regolari della Rai «in Lessinia eravamo già pronti a riceverle», osserva con una punta d’orgoglio Vinco, «e forse nell’intera provincia», azzarda.

Un unico canale e poche trasmissioni

Programmazione limitata ma che richiamava l’interesse del pubblico nella saletta tv del Bellavista, demolito negli anni Settanta per lasciare spazio all’omonimo residence in piazza Borgo. Sul far della sera, la trentina di sedie riservate si riempivano in fretta: «C’erano gli ospiti dell’hotel e gli habitué del paese. Ad esempio il farmacista che non perdeva un telegiornale».

Ogni pomeriggio «io e i miei amici interrompevamo i giochi e correvamo davanti allo schermo per vedere la Tv dei Ragazzi, in particolare Le avventure di Rin Tin Tin. Era una grande sorpresa».

La tv era divertimento e permetteva di veder accadere le cose non solo a chilometri di distanza ma nel mondo.

Vinco (che tra gli anni Settanta e Ottanta è stato corrispondente de L’Arena) non dimentica le immagini della Liberazione di Trieste, trasmesse in diretta il 26 ottobre 1954: le maestre radunarono gli alunni davanti alla tv perché potessero vedere quel momento in diretta, con folle di uomini e donne a salutare la fine della guerra e dell’occupazione.

Notizie che hanno fatto la storia d’Italia e programmi più leggeri, come i film «Garù Garù» o «Bellezze in bicicletta» allietavano le giornate. Lassù, tra monti, dove negli anni ogni casa ebbe uno schermo.

Marta Bicego

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