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Bosco Chiesanuova

La violenza di genere con occhi maschili, «Rose rosse aperte» lo spettacolo dedicato ai ragazzi

«Rose rosse aperte» a Bosco Chiesanuova
«Rose rosse aperte» a Bosco Chiesanuova
«Rose rosse aperte» a Bosco Chiesanuova
«Rose rosse aperte» a Bosco Chiesanuova

Parlare della violenza contro le donne dal punto di vista degli uomini maltrattanti. Prendere in prestito, sul tema, le voci letterarie maggiori, dal Seicento ai giorni nostri – brani di Shakespeare, Dostoevskij, Tolstoj, Verga… – per guardare alla violenza di genere con occhi maschili: cosa la scatena? Quali sono le sue radici? Quali luoghi comuni l’hanno accompagnata e giustificata nei secoli, e ancora oggi?

A Bosco Chiesanuova, sulla scia dell’8 marzo, e in conclusione di un profondo lavoro di sensibilizzazione condotto fra gli studenti di terza media, l’istituto comprensivo e l’Alam (Accademia in Lessinia di arti e mestieri), con il sostegno dell’amministrazione comunale, hanno accolto, al Teatro Vittoria, «Rose rosse aperte»: uno spettacolo teatrale, forte e crudo, ma ricco di spunti di riflessione, scritto da Loredana D’Alesio, diretto e interpretato da Alberto Riello con Stefano Corbo.

Alla serata erano presenti, in platea, gli alunni: insieme al sindaco di Bosco, Claudio Melotti, agli assessori, al dirigente scolastico, Alessio Perpolli, e ai genitori. Prima di lasciare la scena, gli attori Corbo e Riello hanno fatto il punto sull’analisi precedentemente svolta in classe con i ragazzi: più laboratori in cui erano state esaminate le dinamiche delle relazioni amorose durante l’adolescenza e la prima giovinezza, ma anche i testi delle canzoni d’oggi, per riflettere su gelosia, senso del possesso e bisogno di controllo.

In particolare, è stato letto e commentato un lungo elenco di luoghi comuni che sminuiscono le donne, le loro capacità e la loro inviolabilità. Frasi che fanno parte dell’interloquire comune, spesso scambiate per battute di spirito su cui sorridere; ma impressionanti se ascoltate tutte insieme: semi subdoli di una sottocultura difficile da sradicare e assorbita anche dai teenager.

«Il tramite del teatro», ha spiegato il dirigente scolastico Perpolli, «offre un’opportunità unica per riflettere sul tema, complesso e ramificato, della violenza di genere. Il lavoro, articolato nei laboratori a scuola e culminato nella rappresentazione teatrale, ha dimostrato che l’argomento, pur forte, può essere proposto a ragazzi e ragazze di 13-14 anni, se inserito in un progetto educativo dove anche le famiglie e le istituzioni partecipano».

Il sindaco Melotti ha commentato: «L’educazione dei nostri ragazzi, fin da molto piccoli, al rispetto per le donne è fondamentale per non farli crescere con stereotipi culturali sbagliati, rappresentazioni false, linguaggio ostile “normalizzato” o banalizzato. Sottovalutare questi aspetti», ha aggiunto, «significa poi non essere in grado di prevederne e controllarne l’escalation nell’odio».

Lorenza Costantino

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