Un evento straordinario alla festa per il 40° anniversario dell’associazione dei Trombini di San Bortolo è stata la presenza di un trombino di oltre cent’anni fa. Apparteneva a Fioravante Cisamolo, morto sul Carso nel 1916. «Arrivava da Podestaria con la sua compagnia e quando lo ha visto ai Bernardi di Selva di Progno, suo fratello Costante, che era mio nonno», racconta Franco Cisamolo, commuovendosi ancora, «si è caricato in spalla il suo zaino e l’ha accompagnato fino a Campofontana, ma da allora non lo ha più visto, morto ventenne al fronte come tanti altri ragazzi. Era caporale e mi hanno raccontato che uscì per primo dalla trincea trascinando i compagni alla carica, ma un colpo alla testa lo ha ucciso sul posto». Il vecchio trombino è stato trovato in soffitta dopo molti anni, nascosto fra le travi: è molto più leggero degli attuali trombini, ma ha ancora il meccanismo di carico e sparo ben funzionante e rappresenta una vera rarità. Dovevano essere di questa foggia i trombini in uso anticamente e Nello Roncari, detto Roccia, lo tiene in mano con una devozione pari a una reliquia. A vedere un pezzo così raro si capisce quanto sia stata meritoria l’opera di Gianni Faè, che nel dicembre del 1976 ha dato vita all’associazione, invitando i proprietari di trombini a conservarli e a ridare lustro, con nuove forme, a una tradizione che altrimenti sarebbe scomparsa per sempre dalla nostra provincia. La benedizione del nuovo labaro, con ricamato il logo che ricorda la festa del 40°, è nuovo stimolo per l’associazione a impegnarsi sulla strada tracciata dallo statuto che indica nello studio e nella conservazione della tradizione l’obiettivo da perseguire. V.Z.