Scarti di cenere, abbandonati dopo il picnic, minacciano un paradiso della biodiversità. Siamo nella foresta di Giazza, nel comune di Selva di Progno: qui svolazzano vere rarità e fioriscono singolari specie botaniche, che non sono sfuggite all’occhio allenato del naturalista Silvio Scandolara.
Durante una delle sue uscite in località Giare, presso il ponte sul torrente dove di recente sono state create delle aree pubbliche per il barbecue, l’esperto ha notato degli accumuli di cenere lasciati con tutta probabilità dai turisti nel torrente. «Questo è un gesto deprecabile da parte di coloro che usano le aree grill e l’amministrazione comunale farebbe bene ad imporre salate contravvenzioni ai trasgressori», tuona, scagliandosi contro la maleducazione.
«È giusto poter usufruire di spazi per trascorrere una giornata in montagna», osserva, «ma altrettanto giusto deve essere lo sforzo di mantenere il più possibile l’ambiente pulito e non inquinato. In particolare le Giare, tra i siti di biodiversità più interessanti di tutta la Lessinia».
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L’esperto parla a ragion veduta. La foresta, al crocevia tra le valli di Revolto e Fraselle entrambe ricche d’acqua, conserva una flora e una fauna invidiabili. «Dal punto di vista botanico, le specie interessanti sono veramente molte», spiega. Almeno una trentina sono le specie di orchidee: «La più conosciuta, seppur in territorio trentino ma presente nel Veronese in almeno tre piccoli siti, è il Cypripedium calceolus, le scarpette della Madonna o di Venere».
Poi c’è, prosegue, « il Lathyrus laevigatus, che quest’anno è entrato come specie nuova. E ancora l’Arabidopsis halleri, il cardo della carniola (Cirsium carniolicum), l’Orobanche flava. Interessanti sono inoltre le piante di Moneses uniflora e di Aethionema saxatile, una minuscola brassicacea dal delicato colore rosa». Forse il più importante ritrovamento di Scandolara riguarda la sassifraga a foglie cuneate (Saxifraga cuneifolia), alla sua prima comparsa in territorio veronese: fiorisce in val di Revolto con una ventina di piante, prontamente segnalate al Museo di Scienze naturali.
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Tanti i fiori, altrettanti i lepidotteri degni di nota. Tra le grandi rarità, il naturalista elenca la Apatura iris, osservata e fotografata il 23 agosto scorso e, in precedenza, il 31 luglio 2020. «Questa farfalla ama vivere sugli alberi, salici e pioppi. Vi rimane per ore e casualmente scende a terra in cerca di umidità», descrive. Capita raramente di poterla incontrare. Vale lo stesso per la vanessa antiopa (Nymphalis antiopa), che purtroppo Scandolara non è riuscito a immortalare.
Date le precisazioni ambientali e i dettagli forniti dalla descrizione del lepidottero, i responsabili del Progetto Neptis dell’Università di Padova hanno deciso che l’osservazione è comunque valida.