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selva di progno

Sassi, pazienza e fantasia: nel presepe di Gianni la Lessinia in miniatura

Dalla Valle, operaio forestale, nel tempo libero cerca pietre con cui ricrea le architetture dell’altopiano
Gianni Dalla Valle accanto alla ricostruzione dell’ambiente lessinico
Gianni Dalla Valle accanto alla ricostruzione dell’ambiente lessinico
Il presepe lessinico di Gianni Dalla Valle (Bicego)

Nella vita di tutti i giorni Gianni Dalla Valle costruisce briglie e muretti in pietra. Operaio per la Forestale, si prende cura dei boschi e delle valli, realizzando quella serie di opere di manutenzione del territorio montano che sono fondamentali per la sua conservazione.

Un lavoro che, in un certo senso, il cinquantaseienne si porta anche tra le mura di casa, arricchendolo però di creatività, fino ad innalzare architetture tipiche della Lessinia.

Capolavori in miniatura

Ci si dedica per ore durante il tempo libero, avvolto dal silenzio del suo piccolo laboratorio. Magari mentre fuori scende la neve. Sassi segnati dallo scorrere del tempo, che spiccano per il colore o per le forme originali. Non sfuggono all’occhio attento di Dalla Valle che li raccoglie e poi li utilizza come se fossero pregiati mattoni, forgiati dalla natura.

Quando ha ultimato il suo primo progetto? «Circa quindici anni fa, ed è successo per caso», racconta lo scalpellino costruttore. Al presepe monumentale che ogni anno viene allestito nel paese in cui vive, San Bortolo di Selva di Progno, servivano delle casette per completare l’ambientazione della Natività.

Campanaro, volontario in parrocchia e nel «Gruppo presepe San Bortolo», Dalla Valle è persona sempre attiva. Si è cimentato nell’edificare la prima struttura, poi ne sono seguite altre che adesso compongono un suggestivo scorcio della montagna veronese nell’allestimento presente, da Natale a febbraio, nella navata della chiesa della frazione.

Il risultato di tanta dedizione è una Lessinia in miniatura, nella quale protagonista è la pietra a definire muri, archi, coperture con lastre squadrate, poggioli e scalette, finestre e porte.

Pazienza: un paesaggio che cresce

Anno dopo anno, il paesaggio ha continuato a impreziosirsi, fino a ricreare un vero e proprio paese con la chiesa, il mulino, la porcilaia e la stalla, il fienile e la legnaia. E ancora l’osteria, la bottega dello speziale, la casara, il laboratorio del falegname intento a fabbricare un trombino, lo «sciopo da sagra» diffuso nella tradizione locale.

Sbirciando dalle finestrelle con le grate, si aprono altre prospettive: ogni stanza, che è illuminata, presenta pavimenti di legno e pareti a malta, stufe e caminetti, mobilio e suppellettili.

Fantasia e amore per il territorio

«Quest’anno ho costruito una malga che, sulla facciata, ha un’immagine di sant’Antonio Abate, protettore degli animali, dipinta dalla compaesana Danila Massalongo», aggiunge all’elenco. Spiega che ogni architettura nasce senza schizzi e progetti di partenza o fotografie di riferimento.

«Solo il primo rustico era ispirato a quello nel quale sono cresciuto. Per il resto», prosegue, «ho in mente un’immagine e la creo, prestando attenzione ai minimi particolari. Accostando un sasso all’altro, quanto più vicino è possibile. Scegliendo quello che più si adatta alle mie esigenze», descrive, meticoloso. Un’attività che richiede parecchie ore di assemblaggio, pazienza ma soprattutto esperienza che si mescola all’amore per il territorio.

Marta Bicego

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