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Lessinia, Carega e Baldo

Ritorno alle terre alte: riaprono i rifugi della montagna veronese

L'elenco (parziale) dei rifugi di Lessinia, Carega e Baldo
SCATTI DALLE TERRE ALTE (FOTO MOZZO)

Questione di giorni. Questione di fare i conti con la stagione dei temporali estivi. Questione, soprattutto, di «metterci la testa», oltre che gli scarponi. Intanto riaprono, alcuni fino all’autunno, altri solo nei fine settimana, i rifugi anche sulle montagne veronesi. Dal Baldo al Carega all’altopiano della Lessina, talvolta persino più in basso, a quote collinari. E, certificato dai fatti e dai 71 milioni di visitatori delle «terre alte» stimati nel 2022 (Il Sole24Ore, 9 agosto di un anno fa, ndr), quello che molti chiamano «assalto» sta per ripartire. Effetto allungato della segregazione ai tempi del Covid, quando in molti scoprirono come in alto e fuori dalla folla fosse rimasto uno spazio di libertà. Tutto ok, fatti salvi i problemi, soprattutto di sicurezza, legati al trasferimento di massa oltre la «quota pianura». Le statistiche del Corpo nazionale di Soccorso Alpino, mostrano una tendenza costante negli interventi: quasi al 90 per cento legati all’escursionismo, per malori, sfinimento, perdita del sentiero e attrezzatura inadeguata. Ma l’estate 2023 è ai blocchi di partenza e sarà, di nuovo e più che in passato, sulla montagna.

 

Il Baldo e la cestovia

Anni di attesa, ora la nuova cestovia-seggiovia da Prada ai crinali di Costabella, sul Baldo, è tornata in funzione. Anche con un biglietto unico che consente di partire da Tratto Spino, la stazione a monte della funivia che sale da Malcesine, per consentire la traversata, la «via delle creste»: impresa alla portata di molti, di certo non per tutti.
«La rete dei sentieri è agibile ma questo inizio d’estate altalenante sotto il profilo meteorologico un po’ condiziona», interviene Alessandro Tenca, gestore del «Barana al Telegrafo» (nella sua definizione la «capanna di vetta») e componente della squadra del Soccorso Alpino veronese. «Il grande “assalto“ per ora non c’è stato, anche se è visibile l’afflusso di un buon numero di turisti, molti dei quali palesemente non “montanari“». La rinata cesto-seggiovia? «Rende sicuramente il percorso più fattibile, anche in una mezza giornata. Ma un po’ di consapevolezza non guasterebbe: la struttura, per propria natura, non può reggere l’urto delle folle del fine settimana. Basterebbe una telefonata, per prenotare il pernottamento o l’arrivo per il pranzo. Una questione di consapevolezza logistica e di empatia, corredata», precisa, «dai consigli utili, sul meteo ed i percorsi».

 

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Pochi metri più in basso, a ridosso dell’arrivo dell’impianto di risalita da Prada, l’antropologia del frequentatore della montagna cambia. «Qui arriva un po’ chiunque: l’escursionista, il turista anche veneto o veronese “in fuga“ dalle folle della riviera gardesana, il tedesco non camminatore che pernotta per godere della sequenza “tramonto-cena-alba“ da una postazione privilegiata», spiega Alberto Bullio, gestore del rifugio «Chierego». Lì, come al vicino «Fiori del Baldo», approda la gran parte dei flussi occasionali e quotidiani, in visita all’«Hortus Europae». Chi con gli scarponi, altri con la mountain bike o semplicemente «trasportati». Attratti anche dagli eventi: «Ne avremo, anche in questa estate 2023, tra astronomia, cultura ed altro...», spiega. La stagione, ammettono un po’ tutti, promette bene, a dispetto del debutto meteo balzano o forse semplicemente «normale».

 

Miriam Roso e Andrea Laghetto, gestori del rifugio Mario Fraccaroli, di proprietà del Cai Cesare Battisti
Miriam Roso e Andrea Laghetto, gestori del rifugio Mario Fraccaroli, di proprietà del Cai Cesare Battisti

Il Carega e la Lessinia

Con la neve di tarda primavera hanno fatto i conti Andrea Laghetto e Miriam Roso, giovanissimi gestori del «Fraccaroli», appollaiato a 2.230 metri poco sotto Cima Carega (in territorio trentino, così come Scalorbi e Pertica, ndr). Lì la copertura bianca, come quasi sempre sul massiccio condiviso con il Trentino, faticava a lasciare il campo: manca infatti il «termosifone» del Garda. L’apertura senza pause per l’estate è prevista dunque per il 10 giugno. E l’escursionista saggio sa comunque come sia meglio informarsi, soprattutto in «mezza stagione», prima di partire: rifugiofraccaroli@gmail.com; 3534408.

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Scendendo dalle cime più alte, entrambe presidiate sotto le insegne del Cai scaligero, rispettivamente le due sezioni cittadine «Verona» («Barana al Telegrafo») e «Cesare Battisti» («Mario Fraccaroli»), gli escursionisti hanno di fronte la più ampia delle scelte: la Lessinia è costellata, da Ovest ad Est, da punti d’appoggio, quasi sempre stalli per le mandrie e la lavorazione casearia riadattati. Spiccano i più frequentati dell’altopiano: le malghe Lessinia e Malera ed i rifugi Castelberto, Podestaria, Torla, Monte Tomba, e Primaneve. Quanto allo «snodo» escursionistico di Bocca di Selva la riapertura del punto di ristoro, con nuova gestione, è prevista entro giugno. Ma c’è altro, appena più in basso: dal «Lausen» al «Valbella» al «Dardo». Tutti, ed altri ancora, individuabili quanto ad aperture e servizi con una «googlata». Basta ed avanza per decidere una destinazione. Il resto è questione di «metterci la testa», oltre alle gambe.


Paolo Mozzo

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