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San Giorgio

Fondo, l'appello dello Sci Club Bosco: «Costretti a cambiarci in auto. Gli unici senza cannoni per la neve»

Foto di gruppo. La scuola e alcuni dei ragazzi e istruttori dello Sci Club Bosco Lessinia
Foto di gruppo. La scuola e alcuni dei ragazzi e istruttori dello Sci Club Bosco Lessinia
Foto di gruppo. La scuola e alcuni dei ragazzi e istruttori dello Sci Club Bosco Lessinia
Foto di gruppo. La scuola e alcuni dei ragazzi e istruttori dello Sci Club Bosco Lessinia

Paola Pezzo, Fulvio e Sabina Valbusa ma anche Marco Fiorentini, Lucia Scardoni, Debora Roncari e tanti altri.

Nomi di giovani usciti dalla Sci Club Bosco in epoche diverse e diventati campioni olimpici, mondiali, europei e italiani. La Pezzo si tolse gli sci appena maggiorenne per scalare il mondo in sella alla sua mountain bike.

Una scuola quella della Lessinia che non era solo legata al fondo ma alla vita di ragazzi cresciuti grazie ad un movimento in grado di trainare tutto l’ambiente e il comprensorio della Lessinia. Ora tra mille sacrifici maestri e allievi reclamano la giusta attenzione.

 

L'appello dello Sci Club Bosco

«Non sempre possono nascere i campioni» esordisce Ivo Scardoni presidente dello Sci Club Boscochiesanuova-Lessinia, «ma poi ci sono da anni alcune difficoltà dal punto di vista strutturale». In ordine, chiaramente la materia prima: la neve. A San Giorgio sarebbe già presente un bacino di raccolta d’acqua e, finalmente, si potrebbe costruire un impianto per la neve programmata. Portata Dei 9000 metri cubi ne basterebbero 3000 per garantire una pista sempre innevata.

Intervista a Ivo Scardoni (di Gianluca Tavellin)

A fine Anni Novanta Bosco fu al centro del mondo grazie ai Campionati Italiani di Sci Nordico, ora si rischia di disperdere un patrimonio umano nel nome di diversi interessi economici.

«Le risorse finanziarie ci sono. Basterebbe agire. Abbiamo un centinaio di giovani atleti e il nostro Sci Club è tra i primi in Italia ma destino vuole che siamo l’unico comprensorio del Veneto senza la possibilità di sparare col cannone la neve».

Basterebbe poco, raccontano gli appassionati dello sci nordico, per creare lo stadio del fondo. Niente di complicato ma creare parcheggi, servizi e altro, per far si che i giovani, ben 100 i tesserati dello Sci Club, non si allontanino da questa disciplina.

«Spesso siamo costretti a cambiarci in macchina» rivela Scardoni, «noi siamo estranei ad altre situazioni e chiediamo solo di poter utilizzare quei fondi europei che i comuni del comprensorio hanno raccontato esserci».

Lo Sci Club Bosco-Lessinia è un’organizzazione sportiva nata nel 1926 e vanta una lunga tradizione sportiva e sociale per la montagna veronese. Nei mesi scorsi si era parlato del possibile rilancio anche ambientale dell’intera area. E quale miglior occasione di avere un traino eccezionale come la scuola di Sci Nordico e tutti i giovani che praticano questa disciplina a contatto con la natura. «Il nostro è solo un grido di allarme che deriva dalla passione e non certo dal profitto» termina Scardoni, «la voglia è quella di rivedere presto un altro Valbusa partire dalle nostre montagne alla conquista del mondo ma pure tanti bambine e bambini avere a disposizione un impianto di livello con i servizi necessari».

Gianluca Tavellin

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