Nonostante tutto vive serenamente. Con uno spiccato realismo. Ecco che cosa mi ha colpito della gente sfollata negli alberghi sulla costa che ho conosciuto durante i miei cinque viaggi ad Arquata del Tronto, parrocchia che la mia comunità (don Salamandra è parroco dimissionario di Sega dal 23 luglio scorso, ndr) si è impegnata a sostenere nell’emergenza coprendo esigenze di vario tipo, e nelle limitrofe zone terremotate: soccorsi, beni di prima necessità... Alcune persone hanno perduto dei familiari, altre case, altre ancora sia parenti che l’abitazione e tanti, quasi tutti, beni materiali. Ma nonostante il lutto e le perdite economiche l’animo della gente di Arquata del Tronto non è abbattuto.
Questa grande serenità interiore mi ha colpito. Molto. Deriva dagli affetti coltivati nel tempo, da sempre, e dalla consapevolezza di voler costruire nuovamente il loro futuro. Da soli. Anche questo lo hanno ben chiaro, tante persone di Arquata e Amatrice che ho conosciuto personalmente: non si aspettano più nulla dallo Stato o dalla Regione.
Le nuove case prefabbricate? Quelle arrivate sinora sono molto poche rispetto alla domanda e soprattutto all’esigenza, quando sei là lo capisci subito. Uomini e donne, padri e madri sanno di poter e dover contare solo su loro stessi. E vanno avanti. Per adesso negli alberghi della costa dove sono alloggiati. Con grande dignità.
* Parroco di Sega di Cavaion