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Allo svincolo della 434

Stefano, soccorritore morto in moto in tangenziale. Il ricordo: «Aveva un sorriso per tutti»

Il luogo dell'incidente e Stefano Padovani
Il luogo dell'incidente e Stefano Padovani
Il luogo dell'incidente e Stefano Padovani
Il luogo dell'incidente e Stefano Padovani

Tragico incidente sulla tangenziale Sud di Verona, tra San Giovanni Lupatoto e lo svincolo di Verona Borgo Roma, all'altezza dell'innesto della Transpolesana.

Dalle prime informazioni raccolte, risulta che, intorno alle 7 del 23 maggio, un motociclista si sia scontrato con un camion: la moto sarebbe rimasta incastrata sotto al mezzo pesante. Trasportato d'urgenza in codice rosso all'ospedale di Borgo Trento, è spirato poco dopo a causa delle ferite riportate nell'impatto.

Si tratta di Stefano Padovani, classe 1962, fratello del sindaco di Lavagno (Marco Padovani). Molto conosciuto in zona e volontario della Croce Verde, nonché ex comandante.

A seguito dell'incidente si sono registrati 6 chilometri di coda in direzione Verona: la situazione è migliorata solo in tarda mattinata. Sul posto i vigili del fuoco, la polizia stradale e gli operatori del 118, intervenuti con ambulanza e automedica.

 

Chi era Stefano Padovani

Stefano Padovani lascia Monica e i loro due figli Chiara 21 anni e Francesco 18. Subito dopo il sinistro si erano registrati 6 chilometri di coda in direzione Verona. Sul posto i vigili del fuoco, la polizia stradale che ha sequestrato il cronotachigrafo per verificare il rispetto dei periodi di guida e di riposo dell’autista di origine lituana.

Padovani, fino a febbraio era un dipendente della Croce Verde, aveva poi deciso di andare in pensione, ma era rimasto volontario della Croce. Proprio ieri sera sarebbe stato in turno. Era un soccorritore, guidava l’ambulanza. «Stamattina quando Stefano è arrivato al Confortini c’era uno dei nostri che stava facendo servizio su un’ambulanza e ha riconosciuto nel paziente il nostro collega. È subito andato nella choc room e purtroppo ha visto che Stefano non ce l’aveva fatta. Mi ha chiamato subito, mi ha detto: prima che lo veniate a sapere da altri, preferisco dirvelo io. E mi è crollata la terra da sotto i piedi», dice Daniela Malesani da Sacco, membra del consiglio direttivo della Verde. Padovani era stato amministratore unico della P&P Tecnology srl, che opera nel settore automobilistico e motociclistico, dal dicembre 1989 era stato volontario in Verde e quindi consigliere di sede 1992 al 1994, e consigliere di amministrazione dal 2000 al 2008 ed è stato comandante del Corpo militi e dame dell’ente dal 2008 al 2010. Poi dal 2011 al 2015 nel Cda e dal 2018 al 2023 dipendente.

Il luogo dell'incidente e Stefano Padovani
Il luogo dell'incidente e Stefano Padovani

«Stefano era una persona meravigliosa, sempre disponibile con gli altri», ricorda Malesani, «quando il nostro presidente Giovanni era stato male, e c’era la necessità di dare una mano alla moglie per l’assistenza, non ho avuto dubbi, ho chiesto a Stefano se poteva farlo. È stato entusiasta e lo ha seguito con lo stesso affetto e devozione che avrebbe avuto un figlio, ci relazionava ogni giorno, si confrontava con noi. Stefano aveva sempre un sorriso per tutti, anche se aveva un problema non lo faceva pesare, aveva modi aperti, era affabile con tutti. E nonostante fosse andato in pensione ha voluto tenere la sua squadra. Era affezionato a tutti e noi a lui». «Quando ha deciso di andare in pensione abbiamo parlato, ci siamo visti anche la settimana scorsa», ricorda il presidente della Verde, Michele Romano, «mi aveva detto che voleva ricostruirsi la vita, ma ci teneva a restare nostro volontario. È stato con noi tantissimi anni, e tutti abbiamo conosciuto le sue doti, le sue capacità di fare squadra».

Sul profilo Facebook della Verde sono in tanti a ricordare Stefano: «Oltre ad essere compagni di squadra eravamo anche amici. L’ultima volta che l’ho visto è stato ad Isola della Scala quando fece una sostituzione nella sede della Croce Verde locale. Ci siamo salutati con l’intento di rivederci per un ritrovo, tutti insieme della squadra 12. Il destino però ha la capacità di agire sempre prima delle nostre intenzioni. Ricordo con lui le nottate in via Libera a parlare di mille cose! Una sera mi raccontò la trama di un film che gli era rimasto particolarmente impresso: "Sleepers". Ogni volta che lo trasmettono mi torna sempre in mente Stefano. Grande ragazzo di grande cuore e sensibilità. La sua dipartita ci lascia tutti sgomenti e increduli. Non ci resta che piangerlo, ma ricordarlo sempre per quello che era, un grande uomo di grande umanità. Con profondo dolore invio le mie più sentite condoglianze alla famiglia Padovani», ha scritto l’amico Alberto Bologna..

 

 

 

Il ricordo del fratello Marco, sindaco di Lavagno

Il rombo della moto che si accende. È questo l’ultimo ricordo che Marco Padovani, il sindaco di Lavagno, ha di suo fratello Stefano. I due abitano nella stessa casa, ad un piano di differenza. «Stamattina mi sono alzato per andare a fare una corsetta prima di iniziare il lavoro. Ho sentito Stefano che accendeva la moto. Mi sono detto: esco a salutarlo. Ma il tempo di prendere l’orologio e lui era partito. Non ho fatto neanche a tempo a salutarlo».

È provato il sindaco. Ha appena parlato con i suoi nipoti, oltre al dolore ci sono un mucchio di formalità da sbrigare. Ci sono tante persone a cui rispondere, c’è da assorbire il conforto degli amici e da metabolizzare il dolore di una perdita improvvisa. «Stefano è sempre stato il mio punto di riferimento, l’ho sempre seguito in tutto. È stato lui a trasmettermi la passione per la moto. Lui sulle due ruote c’è sempre stato: prima la Vespa, poi le moto. Sulla strada ci sapeva stare e non gli pesava. Era uno che ti diceva rientrando da Torino, beh, visto che sono qui vado da un cliente a Bologna. Ma come, gli dicevo io, non sei stanco? Per lui macinare chilometri non era un problema.

E poi è sempre stato uno molto attento, anche per il suo essere soccorritore, non era uno che metteva a rischio la sua incolumità o quella degli altri, per questo non ci capacitiamo di quello che è successo, non riusciamo a capire che cosa possa essere successo», dice il fratello della vittima.

E ancora: «Nel 2000 siamo andati in moto a Capo Nord. Il viaggio era iniziato male, mio fratello aveva avuto un piccolo incidente con la moto, niente di grave, ma l’aveva rovinata. Si era rivelata una vacanza bellissima, in giro anche per l’ex Germania dell’Est, eravamo con altri tre amici che poi sono rimasti quelli con cui andavamo in giro in moto. Io lo seguivo in tutto. Lui era anche il nostro riferimento quando qualcuno stava o si faceva male. I miei figli correvano sempre dallo zio anche per un taglietto. La sua seconda famiglia è sempre stata la Croce Verde, l’assistenza. È morto mentre si stava recando a fare un turno alla Croce Sanitas dove aveva iniziato da poco. Per lui aiutare gli altri era prioritario».

 

I familiari e gli amici

I familiari della vittima non sanno ancora quando potranno celebrare il funerale: «Dobbiamo andare a Medicina legale per capire se ci sarà l’autopsia. Non riusciamo proprio a renderci conto di cosa possa essere accaduto». «Di fronte ad un evento doloroso come la perdita di un collega tutto assume un colore e una forma nuova. Eri diventato da poco uno di noi, e sin da subito ti sei fatto voler bene ed hai aiutato tutti. Qualcuno ti conosceva da poco, per altri invece sei stato addirittura presente nei momenti più importanti della loro carriera, ma soprattutto della loro vita. Ciao Stefano, un abbraccio dai tuoi amici e dai tuoi colleghi di Croce Sanitas». Un altro post, un’altra conferma dell’altruismo di Stefano Padovani.

Alessandra Vaccari

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