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San Giovanni Lupatoto

De Marchi, addio al jazz per insegnare musica ai neonati: «Per i piccoli è una palestra della mente»

Il gioco dei suoni, a partire dai due mesi di vita, «fa bene» anche ai genitori. De Marchi: «Non rimpiango la mia scelta»
Musica per infanti: mamme con i loro bimbi alla scuola (Diennefoto)
Musica per infanti: mamme con i loro bimbi alla scuola (Diennefoto)
Musica per infanti: mamme con i loro bimbi alla scuola (Diennefoto)
Musica per infanti: mamme con i loro bimbi alla scuola (Diennefoto)

Si è inventato un modo per insegnare la musica ai bambini prima ancora che inizino a parlare e camminare. Organizza, infatti, corsi i cui allievi più piccoli hanno solo due mesi di vita. In questi giorni ne è iniziato a San Giovanni Lupatoto uno con quattro bimbi, l’ultimo della serie, visto che questa iniziativa è stata avviata una decina di anni fa.

L’uomo che riesce a far amare i suoni musicali ai piccoli in fasce è un veronese di 42 anni, Luca De Marchi, che ha creato un metodo d’insegnamento tutto suo. Formatosi come trombettista jazz, dopo aver frequentato il Dams seguendo i corsi di discipline della musica, De Marchi ha deciso sin da giovane di dedicarsi all’insegnamento.

«Al termine dei miei studi a Bologna, mi sono spostato a Reggio Emilia, dove, all’inizio, ho approfondito la propedeutica musicale, arrivando ad aprire una mia scuola, dopo un periodo di tirocinio», racconta.

Propedeutica musicale: il metodo e il programma Suoniamo insieme

Proprio a Reggio Emilia ha iniziato ad elaborare delle proprie linee guida. «Secondo le teorie di Edwin Gordon, che ha creato un metodo di insegnamento della musica applicato in tutto il mondo, i primi mesi di vita sono i più importanti per lo sviluppo dell’attitudine musicale dei bambini e, quindi, costituiscono un’opportunità irripetibile», afferma il musicista e insegnante.

De Marchi è partito dallo studio di quanto era già stato teorizzato e messo in pratica per poi strutturare un proprio programma, che ha chiamato Suoniamo insieme. Quel programma che viene applicato da un’associazione culturale, Il giardino dei linguaggi, che è attiva dal 2013 e propone corsi nelle province di Bologna, Reggio Emilia, Modena, Mantova, Vicenza, Padova e Verona.

La maggior parte di essi sono rivolti a bambini da 1 a 6 anni, ma a San Giovanni, nello studio ostetrico Fior di Loto, così come in una sede di Mantova e in due di Reggio Emilia, hanno come partecipanti anche i bimbi da 2 a 12 mesi.

Baby allievi

«Per i più piccoli sono previsti cicli di quattro incontri nei quali le mamme o i papà imparano ad interagire con i figli giocando con la musica», spiega De Marchi. Giocando con la voce e con il ritmo i genitori, che sono accompagnati da musicoterapisti che hanno affrontato specifici corsi di formazione, creano una sorta di danza, che fa sviluppare abilità vocali e motorie.

«Gli stimoli musicali sono una vera e propria palestra per la mente dei bambini, nei quali si manifesta più facilmente la capacità di capire e di riprodurre i suoni», racconta il musicista. Che sottolinea: «Le ricerche scientifiche hanno ampiamente dimostrato che i benefici della musica per i piccoli sono davvero tanti».

I corsi per gli aspiranti musicisti infanti sono basati sul rapporto fra genitori e figli. Gli incontri, infatti, iniziano con le mamme in cerchio che creano una sorta di dialogo sonoro, fatto di vocalizzi, con i bimbi. I quali rispondono per imitazione. A questo seguono dei massaggi a ritmo di musica, ai quali i piccoli reagiscono muovendosi.

Spiega De Marchi, che è anche docente di musica nelle scuole medie: «La cosa bella», precusa, «è che circa il 60-705 dei bimbi che frequentano i primi corsi, a San Giovanni sinora sono stati circa 200, poi continuano con quelli che offriamo sino ai sei anni».

E non sono pochi quelli che iniziano a suonare strumenti. «Qualcuno di quelli che partecipavano ai mie primi corsi li ho trovati come allievi nelle medie a indirizzo musicale», dichiara.

Per seguire i bimbi, De Marchi ha dovuto accantonare la sua attività da jazzista. «Un paio d’anni fa ho dovuto lasciare», rivela, «perché non ce la facevo più a gestire gli impegni, ma non mi pento, anche se la tromba ora la suono soltanto nei concerti per i piccoli».

Luca Fiorin

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